Il Papa ha autorizzato a promulgare il Decreto che riconosce le virtù eroiche del Servo di Dio Robert Schuman, statista francese e tra i padri fondatori dell’Europa unita. Nato il 29 giugno 1886 a Clausen (Lussemburgo) e morto a Scy-Chazelles (Francia) il 4 settembre 1963.
Come riporta Vatican News “il futuro padre dell’Europa unita, classe 1886, avvocato di formazione, è un cristiano a maniche rimboccate. Poco più che 25.enne si impegna con l’infanzia più miserabile, quella che non ha nessuno e sopravvive di espedienti. Willibrord Benzler, che diventerà vescovo di Metz, lo vuole presidente della Federazione diocesana delle Associazioni giovanili cattoliche. Poi arriva il 1913, l’anno del 60.mo Katholikentag, il Congresso dei cattolici tedeschi, che in quell’anno si celebrava a Metz. Schuman viene coinvolto nell’organizzazione e in lui il sogno di un’Europa unita, fondata sulla solidarietà e a custodia di una pace mondiale, diventa un obiettivo della carriera politica che inizia nel 1919”.
Il politico francese “fra le due guerre si occupa dell’integrazione legislativa di Alsazia e Lorena dopo l’annessione alla Francia e si spende con energia per difendere il Concordato con la Santa Sede e a difesa della giustizia sociale – si legge ancora su Vatican News –. Gli anni secondo conflitto mondiale sono molto duri – prima prigioniero della Gestapo, poi la fuga e anni di clandestinità – quindi di nuovo sugli scranni del parlamento e del governo francese – ministro delle Finanze, premier, agli Esteri – ma sempre con lo stile del servitore della cosa pubblica. Fino a quel 25 marzo 1957, la data del Trattato di Roma col sodalizio di Adenauer e De Gasperi e all’elezione per acclamazione come primo presidente del nuovo Parlamento Europeo. Dietro l’azione dell’uomo pubblico c’è l’interiorità dell’uomo che vive i sacramenti, che quando può si rifugia in un’abbazia, che riflette sulla Parola sacra prima di trovare la forma per le sue parole politiche”.
La sua eredità è stata condensata dal Papa nel Regina Caeli recitato il 10 maggio 2020, il giorno dopo il 70.mo anniversario della Dichiarazione Schuman. Da lì, aveva ricordato papa Francesco, viene “il lungo periodo di stabilità e di pace di cui beneficiamo oggi”. Da lì l’esempio che possa ispirare “quanti hanno responsabilità nell’Unione Europea, chiamati ad affrontare in spirito di concordia e di collaborazione le conseguenze sociali ed economiche provocate dalla pandemia”.