Uno specialista della spiritualità francese afferma che tra i santi del suo tempo «e forse di tutti i tempi, Grignion de Montfort è stato probabilmente colui che è andato più lontano nell’approfondimento teologico della devozione a Maria al servizio della vita cristiana… Il Trattato della vera devozione alla santa Vergine rimane il libro classico della devozione mariana» (R. de Ville, L’école française de spiritualité, Paris 1987, p. 154).
Effettivamente la fama di Montfort, negli ambienti più diversi, poggia sulla sua dottrina mariana e sul diffusissimo Trattato della vera devozione.
Ma proprio questi giudizi tanto lusinghieri espongono a un equivoco piuttosto frequente: quello di considerare la dottrina mariana di Montfort isolata dal contesto vitale del suo pensiero e della sua esperienza spirituale e missionaria. La mariologia monfortana è parte integrante di un insieme: è inserita profondamente in contesto cristologico, trinitario ed ecclesiale, senza il quale si ridurrebbe a una delle tante pur lodevoli devozioni.
In particolare, Montfort è stato conquistato da Cristo crocifisso, dalla sapienza-follia della croce: al servizio di tale sapienza si inserisce la sua devozione e spiritualità mariana. La mariologia monfortana è pertanto saldamente ancorata alla cristologia e il Trattato della vera devozione suppone l’opera L’Amore dell’eterna Sapienza, libro fondamentale, indispensabile per comprendere la spiritualità monfortana nel suo insieme, e per una visione più precisa e adeguata della devozione a Maria.
La Vergine, secondo Montfort, è la via privilegiata per acquisire la divina Sapienza, Gesù Cristo crocifisso.
Per questo il capitolo conclusivo de L’Amore dell’eterna Sapienza è tutto dedicato a Maria e anticipa sinteticamente il contenuto del Trattato della vera devozione. È anche da notare che il titolo originale di quest’ultimo — giunto a noi privo della parte iniziale — sarebbe dovuto essere: «Preparazione al Regno di Gesù Cristo» (cfr. Trattato, n. 227. È bene notare che le opere del Montfort solitamente vengono citate in base ai numeri, non alle pagine).
Non a caso, al primo posto delle «Cinque verità fondamentali» per un’autentica devozione a Maria, Montfort pone «Gesù Cristo, fine ultimo di tutte le nostre devozioni» (Trattato, nn. 61-67), introdotto da una lunga e appassionata riflessione cristologica, imbevuta di citazioni e reminiscenze bibliche (Trattato, n. 61), cui segue una chiara conclusione: «Se dunque voglio promuovere una solida devozione alla santa Vergine, non è che per promuovere in modo più perfetto quella di Gesù Cristo… Se la devozione alla santa Vergine allontanasse da Gesù Cristo, bisognerebbe rigettarla come un’illusione diabolica; ma è proprio il contrario…: questa devozione ci è necessaria per trovare Gesù Cristo in modo perfetto, per amarlo teneramente e servirlo fedelmente» (Trattato, n. 62).
La dimensione cristologica della mariologia monfortana, suppone però, a monte, il progetto e l’iniziativa della santa Trinità. Tutto nella vita e nell’esperienza di Maria scaturisce da Dio: essendo una semplice creatura, Maria è assolutamente un nulla di fronte a “Colui che è”. Dio «non ha avuto e non ha bisogno nel modo più assoluto della santa Vergine Maria per compiere i suoi voleri… Gli basta volere, per fare tutto. Supponendo tuttavia le cose come sono, si può dire che Dio, dopo aver voluto iniziare e compiere le sue più grandi opere per mezzo della santa Vergine… c’è da credere che egli non cambierà affatto condotta nei secoli dei secoli…» (Trattato, nn. 14-15).
Dopo queste asserzioni fondamentali, Montfort tratta ampiamente dell’agire del Dio trinitario — Padre, Figlio e Spirito Santo — in cui Maria è profondamente coinvolta. Il santo ritorna con insistenza sul tema, mediante variazioni molteplici (si veda in particolare Trattato, nn. 16-18; 35-36). I riferimenti al Padre, al Figlio, allo Spirito nel pensiero mariano monfortano sono innumerevoli, come risulta da attenti studi e da puntuali concordanze.
La dottrina mariana di Montfort, sostenuta da una solida impalcatura cristologica e dipendente dal mistero e dall’agire trinitario, presenta anche una chiara finalità ecclesiale, anzi missionaria. Montfort è profondamente spirituale, ma al tempo stesso è votato alla missione, all’annuncio del Vangelo, in particolare ai poveri.
Questa duplice identità egli l’avverte in maniera prepotente, quasi incontenibile fin dai primi tempi del suo sacerdozio. Solo sei mesi dopo l’ordinazione sacerdotale, avvenuta il 5 giugno 1700, in una lettera del 6 dicembre, indirizzata al suo padre spirituale, così egli si esprime: «Io sono come diviso fra due sentimenti apparentemente opposti. Da una parte sento un segreto amore al ritiro e alla vita nascosta… Dall’altra, provo grandi desideri di far amare nostro Signore e la sua santa Madre, di andare, in maniera povera e semplice, a insegnare il catechismo ai poveri della campagna e di eccitare i peccatori alla devozione verso la Vergine santa… Viste le necessità della Chiesa, non posso fare a meno di chiedere continuamente, gemendo, una piccola e povera compagnia di buoni sacerdoti che svolgano tale compito sotto la bandiera e la protezione della Vergine santissima. Intanto, anche se a fatica, cerco di contenere i pur buoni e reiterati desideri con un totale oblio di quanto mi riguarda, abbandonandomi fra le braccia della divina Provvidenza» (S. Luigi Maria da Montfort, Opere, 1. Scritti spirituali, Edizioni Monfortane, Roma 1990, p.14s).
Raramente, come in Montfort, questa duplice tendenza di forte ascetismo e di dedizione incondizionata alla missione ha trovato tanto equilibrio.
Le medesime note di spiritualità e di concreto servizio alla Chiesa e ai poveri emergono con evidenza nella sua dottrina mariana. Da una parte egli afferma con chiarezza: «non ho conosciuto né appreso una pratica di devozione verso la santa Vergine come quella che sto per esporre, che domandi da un’anima più dedizione a Dio… che la unisca più perfettamente e con maggior facilità a Gesù Cristo e che produca maggior gloria a Dio, santificazione per l’anima e utilità per il prossimo» (Trattato, n. 118). Dall’altra, egli non solo chiama la totale consacrazione a Gesù Cristo e a Maria «una perfetta rinnovazione dei voti e delle promesse del santo Battesimo» (Trattato, n. 120), ma la pone decisamente al servizio del rinnovamento della vita cristiana: “È ciò che si fa con questa forma di devozione:… si rinuncia al demonio, al mondo, al peccato e a se stessi e ci si dona interamente a Gesù Cristo per le mani di Maria» (Trattato, n. 126).
Tra le verità fondamentali che garantiscono una vera devozione a Maria, di cui — come si è visto — la prima è quella di Gesù Cristo fine ultimo, Montfort annovera anche la purificazione e trasformazione della vita (Trattato, nn. 78-82). In merito, così egli si esprime: «Se il chicco di grano caduto in terra non muore, resta solo… se non moriamo a noi stessi, se le nostre devozioni più sante non ci conducono a questa morte necessaria e feconda, non porteremo frutto valido e le nostre devozioni rimarranno inutili…» (Trattato, n. 81). E spiega l’importanza della devozione a Maria quale segreto di autentica vita cristiana: «Come in natura vi sono segreti per realizzare in poco tempo, con poca spesa e con facilità certe operazioni naturali, così vi sono dei segreti nell’ordine della grazia… La pratica di devozione che voglio rivelare è uno di questi segreti di grazia, sconosciuto alla maggior parte dei cristiani, conosciuto da pochi devoti e praticato e gustato da un piccolissimo numero» (Trattato, n. 82).
E conclude auspicando, quasi sognando un mondo totalmente rinnovato: «Ah! Quando verrà quel tempo fortunato nel quale Maria sarà riconosciuta come padrona e sovrana dei cuori, per sottometterli pienamente all’impero del suo grande e unico Gesù? Quando le anime respireranno Maria come i corpi respirano l’aria? Allora accadranno cose meravigliose su questa terra… quando verrà questo tempo felice, questo secolo di Maria, in cui molte anime… diventeranno copie viventi di Maria, per amare e glorificare Gesù Cristo? Questo tempo non giungerà se non quando sarà conosciuta e praticata la devozione che io insegno» (Trattato, n. 217).
Una teologia mariana, quella di Montfort, cristologica trinitaria ed ecclesiale — come auspicherà l’esortazione apostolica di Paolo VI Marialis cultus (nn. 25-28) –, una dottrina solida, concreta, vibrante, per la venuta del regno di Dio nel mondo.
di Alberto Valentini