Lo Spirito Santo attiva nell’anima un processo di purificazione tale da far germinare in essa quelle virtù che in Maria vengono completamente alla luce. Maria incarna un femminile assolutamente recettivo, che non fa alcuna opposizione al fluire della grazia e la grazia che agisce in lei fa fiorire tutte le potenzialità. L’obbedienza, la mitezza, la prudenza, la sapienza, la fortezza, il silenzio, l’aprirsi al mistero, il custodire ecc., sono virtù che germinano naturalmente nell’anima contemplativa purificata dallo Spirito.
Considerare Maria come modello da imitare ne affievolisce la forza dinamica, fa rimanere sul piano devozionale che guarda a lei come a una figura troppo elevata da raggiungere, che la prega affidandosi con cuore sincero, ma che, non focalizzandosi sull’azione spirituale, può anche rischiare di cadere nella superstizione o addirittura nell’idolatria. L’arcangelo Gabriele salutando Maria con l’appellativo di «piena di grazia», vuole dirci che ella vive lo stato di grazia che precede la caduta, però non più nell’innocenza, bensì nella consapevolezza visto che le è chiesta una risposta. Maria incarna l’attesa profetica, la totale fedeltà all’alleanza che supera la frattura dovuta alla disobbedienza. Esprime il punto d’arrivo del lungo cammino del popolo amato per rispondere in pienezza all’amore. In questo stato lo spirito di morte non ha più potere, la vita fluisce senza conoscere frattura. La «piena di grazia» allude proprio al rimarginarsi di questa frattura, alla risalita della natura umana alla condizione originaria. Il Verbo può incarnarsi in Maria perché il suo sì permette allo Spirito Santo di incarnarsi in lei, di manifestare attraverso di lei il volto materno di Dio. La Theotókos, la Madre di Dio, porta alla luce la madre che è in Dio, la potenza generatrice dello Spirito che eternamente genera il Verbo.
Soffermiamoci ora sul dogma dell’Assunzione. Proclamato da Pio XII il 1° novembre 1950 con la Costituzione apostolica Munificentissimus Deus, ratifica quanto la tradizione tramanda fin dai primi secoli e cioè che il corpo di colei che ha portato in grembo e partorito verginalmente il figlio di Dio, non poteva essere sottoposto alla corruzione della morte. «Pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo». Mentre però per Gesù si festeggia l’Ascensione, per Maria si festeggia l’Assunzione al cielo. Di Gesù è messa in evidenza la natura divina. Egli, essendo disceso dal cielo, poi risale per la potenza intrinseca alla propria natura. Di Maria invece è messa in luce la natura umana. Ella non può ascendere per forza propria, ma è portata in alto per la potenza del Verbo incarnato. La natura divina del Verbo incarnato divinizza la natura umana. Infatti, come è reso particolarmente esplicito dall’iconografia orientale della dormitio, è Gesù che porta in cielo la madre addormentata. Questo mette bene in luce come, la natura umana purificata e ritornata alla luce originaria (Immacolata Concezione), completamente aperta all’azione dello Spirito Santo (Annunciazione) tanto da accogliere in se stessa la generazione divina dando corpo al Verbo (Madre di Dio), dallo stesso Verbo è assunta nella vita divina. Maria è portata in cielo in anima e corpo perché il suo corpo terreno è trasfigurato nel corpo della risurrezione. Il passaggio per lei è lieve. La natura umana in origine porta in se stessa la potenzialità di ascendere, porta potenzialmente in sé la natura divina. Nella genealogia di Gesù che troviamo nel vangelo di Luca è detto che Adamo è «figlio di Dio» (Lc 3, 38). È posta una continuità fra Adamo e Gesù che richiede un lungo processo di crescita. Maria raggiunge il compimento che dà origine alla nuova creazione. La risalita di Maria alla condizione originaria permette al Verbo di discendere e di incarnarsi in lei. È dunque la risalita della natura umana alla purezza originaria che rende possibile l’incarnazione. Allo stesso tempo però il Verbo incarnato assume la natura umana nella natura divina. L’incarnazione opera la piena riunificazione fra natura umana e natura divina. Per questo è detto che Gesù è asceso in cielo mentre di Maria è detto che è assunta. Il Verbo discende e risale. Porta in se stesso questo movimento il cui senso profondo allude al movimento intrinseco della Santissima Trinità. Dio è Uno e Trino, Padre e Figlio, universale e particolare, assoluto e manifestato, invisibile e visibile in quanto la realtà creata è mirabile manifestazione della misteriosa e insondabile bellezza increata. Quando la natura umana si apre per accogliere il Verbo, ossia ritorna all’innocenza originaria, ne assume ogni potenzialità. Per questo Gesù ascende, mentre Maria è assunta. La natura umana riceve questa potenzialità di risalita quando in essa si genera il Verbo. Il Verbo risveglia la natura divina nella natura umana, suscita quel movimento di discesa e di risalita intrinseco alla natura divina. Attrae la natura umana all’interno del movimento d’amore delle divine persone. Assoluto mistero (Padre) e sua manifestazione (Figlio), attraverso la relazione dell’amore puro (Spirito Santo) che eternamente genera amore, sono sempre compresenti e contemporanei e in continua relazione. Maria che è portata in cielo da Gesù fa comprendere dunque che attraverso il Verbo incarnato la natura umana è assunta nella natura divina. L’assunzione rivela che la natura umana può partecipare alla vita della Santissima Trinità, può assumerne il movimento. Risurrezione della carne è dunque l’eskaton a cui tende ogni compimento, la costante tensione che spinge la natura umana a raggiungere la propria pienezza, a vivere il corpo della risurrezione, quella realtà in cui ogni potenzialità umana giunge ad attualizzarsi sul piano spirituale rimanendo indelebile. Salvezza, vita eterna, esprimono l’attivarsi di questa potenzialità che investe universalmente tutto il genere umano.
L’Assunzione al cielo di Maria comporta quindi un grande messaggio per l’umanità, invita a vivere il corpo della risurrezione durante la vita terrena. Questo corpo si sviluppa attraverso l’azione di grazia che opera lo Spirito Santo trasformando la vita psicofisica, purificandola, santificandola. Il corpo fisico non è un corpo estraneo rispetto a quanto contiene nell’interno. Non è, ad esempio, come il vaso di coccio che contiene l’acqua. Secondo l’antropologia biblica corpo fisico, psichico, spirituale costituiscono un tutt’uno, costituiscono l’essere vivente nella sua unità inscindibile. Si potrebbe paragonare ad esempio il corpo fisico alla crosta del pane che contiene e dà forma a tutto l’impasto. Ma nella persona umana niente è statico, bensì sempre in trasformazione proprio per le forze spirituali che lo attraversano. Quindi più si trasforma la parte interna, più si trasforma l’esterno che ne dà la tenuta e ne costituisce la manifestazione esteriore costituita anche da pensieri ed azioni. Il corpo della risurrezione sorge pian piano dal corpo psicofisico via via che lo Spirito Santo purifica l’anima. Più l’anima si illumina, più si rarefanno in essa le ombre e si sciolgono i nodi degli attaccamenti che la legano. Allo stesso tempo sono alleviate le malattie del corpo il quale lentamente riscopre la bellezza della propria creaturalità. Il corpo della risurrezione inizia a vivere via via che lo Spirito Santo santifica il corpo psicofisico. Nei santi il corpo della risurrezione prende sempre più campo nel corpo psicofisico fino a che, come in Maria, non fa più alcuna resistenza al Verbo incarnandolo. Allora il Verbo incarnato assume completamente in se stesso il corpo psicofisico. Il passaggio dallo spazio/tempo all’eterno è lieve dove la natura umana è risvegliata dal Verbo alla natura divina.
di Antonella Lumini