La “conjunctio maxima”, la congiunzione “grandissima”, tra Giove e Saturno verificatasi durante lo scorso periodo di Natale, proprio come ai tempi della nascita di Gesù, ci ha fatto riflettere sull’opportunità di sviluppare una teologia “degli estremi confini” (Rom 10,16).
Keplero diceva che quest’evento astronomico segnalava ogni volta l’inizio di un cambio epocale. Oggi potrebbe significare tra le altre cose anche l’apertura a individuare nuovi mondi abitabili nello spazio e la relazione con esseri intelligenti diversi da noi con i quali potremmo venire presto in contatto. A parer nostro ci sono indizi interessanti.
Lo scorso anno l’Agenzia per l’innovazione della difesa francese ha creato un “red team” che puntava a reclutare autori e sceneggiatori di fantascienza per impegnarli nella «progettazione e restituzione di scenari di disruption operativi, tecnologici o organizzativi» per immaginare i conflitti del futuro in un periodo ben definito: 2030-2060.
Durante l’estate di quest’anno, negli Stati Uniti, dopo decenni di negazionismo, addirittura il Pentagono ha creato la divisione Unidentified Aerial Phenomenon (UAP), per “individuare, analizzare e catalogare i fenomeni aerei non identificati che potrebbero rappresentare una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti”. UAP è la nuova sigla che sostituisce UFO, e comprende una categoria più ampia di fenomeni.
È di dominio pubblico che in Giappone esistono specifiche linee guida per i piloti militari in caso d’incontri con UAP; in Argentina, Israele e in altri paesi ci sono state ammissioni ufficiali di contatti. In Cina è stato appena inaugurato il FAST, Five hundred meter Aperture Spherical Telescope, un gigantesco radiotelescopio costruito tra le montagne nel sud-ovest della Cina.
A queste notizie si aggiunge anche lo strano segnale proveniente dalla stella Proxima Centauri, che conferma il rilevamento di “bisbigli” generati da intelligenze non identificate. Non vogliamo sembrare esagerati ne complottisti, ma chi vive a contatto con i ragazzi, perennemente connessi al gioco Fortnite, capisce che stanno sviluppando una capacità reattiva inimmaginabile per noi adulti, per colpire con una velocità estrema tutti i corpi in movimento. Sono in contatto con giocatori di tutto il mondo, senza distinzioni di sesso, età, etnia, stato, lingua, condizione sociale, cultura e religione. Continui tornei mondiali selezionano i giocatori più bravi concedendo loro premi importanti. Un’applicazione messa a disposizione di tutti e perennemente aggiornata che sembra non avere mai problemi di connessione, anche quando altri importanti programmi vanno in tilt. Un costante allenamento al combattimento.
Per quanto riguarda la ricerca della possibilità di vita oltre la terra nel 2020 è stato pubblicato il libro “Alien Oceans: the Search of Life in the Depth of Space” di Kevin Hand, astrobiologo della Nasa. Si punta l’attenzione su un satellite di Giove chiamato Europa, che anche grazie alla presenza di un oceano, presenterebbe condizioni di vita molto simili a quelle della nostra Terra. A questo progetto allude il film di George Clooney “Midnight sky”, appena uscito. Una coppia di astronauti scienziati, che aspettano un bambino, di ritorno da una missione su una luna di Giove, non possono più far ritorno a casa, perché la Terra non custodita adeguatamente sta per implodere; devono invertire la rotta e rifugiarsi proprio su quell’esopianeta per proteggere la vita e dare speranza all’umanità.
Un altro obiettivo dichiarato da parte di magnati americani è il raggiungimento di Marte per poi costruirvi città abitabili dall’uomo.
Da un punto di vista teologico bisogna intervenire presto, “primerear”. Sarebbe opportuno riprendere gli studi di diversi teologi come Teilhard de Chardin, Paul Tillich e Karl Rahner che avevano messo in evidenza l’importanza del tema. Grande interesse suscitò alcuni anni fa, il libro di Armin Kreiner “Gesù, gli UFO e gli alieni” e non mancano figure significative come quella del teologo e astronomo Tanzella Nitti e i padri della Specola vaticana, tra i quali José Gabriel Funes e Guy Consolmagno. Oggi è indispensabile confrontarsi e dialogare a lungo con gli scienziati che hanno curato gli sviluppi della ricerca scientifica sul cosmo, superando la diffidenza reciproca. C’è una ricerca interdisciplinare tra teologi e astrobiologi iniziata a Princeton (New Jersey) nel 2015-2016 e finanziata dalla Nasa e dalla John Templeton Foundation. Come credenti e teologi non possiamo nascondere e sottovalutare questi orizzonti che ormai sono di dominio comune e auspichiamo la ripresa degli studi.
Le problematiche teologiche legate alla scoperta di nuovi pianeti dove è possibile la vita (astrobiologia), si riferiscono soprattutto all’antropologia e alla cura del creato. L’umanità deve superare definitivamente la visione “predatoria”, come purtroppo è avvenuto nel passato. Di fronte a “nuove terre”, è stata giustificata la “conquista” e la “colonizzazione”, sovente appoggiandosi su una falsa cristologia, con l’errore di benedire le “armi da guerra”. Adesso si aggiunge l’intenzione esplicita di egoismo dei potenti e dei ricchi, che invece di proteggere la Terra, la sfruttano fino al punto di non ritorno e si assicurano la possibilità di impossessarsi di altri pianeti per la loro sopravvivenza. I poveri scartati da questi giochi predatori, senza un intervento immediato e vigoroso, anche teologico, sulle coscienze e sulle intenzioni, sono destinati all’estinzione.
Per quanto riguarda la relazione con creature intelligenti diverse da noi, alla teologia si pongono le difficili tematiche relative alla cristologia dell’incarnazione e della salvezza e all’antropologia: Cristo è entrato nella creazione facendosi uno di noi, ha scelto l’uomo e la Terra. Su questo mistero per molto tempo si sono basati il geocentrismo e l’antropocentrismo, che purtroppo hanno causato a volte molto dolore. Cristo ci insegna la kenosi per mostrarci la dignità di tutti gli uomini e anche delle altre creature diverse da noi. Il Cristocentrismo, nella dimensione dell’incontro e della comunione con Lui, va oltre i confini della Terra, ed è possibile per creature intelligenti diverse da noi. L’essere un uomo per Cristo è la via, il servizio, non il privilegio e il dominio. Mostra una relazionalità e un’accoglienza senza limiti, non l’orgoglio della specie umana.
Lo scenario sembrerebbe a tinte fosche. Ma in realtà come relazionarci alla meravigliosa scoperta di esopianeti abitabili, dove si può sviluppare la vita, e all’arricchente incontro con creature intelligenti da ospitare e non da combattere, ci è indicato nelle Scritture: «I cieli narrano la gloria di Dio, l’opera delle sue mani annunzia il firmamento» (Sal 19,1). I Magi provenienti dall’Oriente, studiosi del cielo, giungono a Betlemme guidati da una stella (Mt 2,1-12) dove Colui che è la vera Luce e la vera Vita è venuto in mezzo a noi, fra le creature. È nato il Re dell’Universo, che insegna a tutti gli uomini e a tutte le creature ad accogliersi e ad amarsi.
* Don Paolo Scarafoni e Filomena Rizzo insegnano insieme teologia in Italia e in Africa, ad Addis Abeba. Sono autori di libri e articoli di teologia.