Papa Francesco così definisce la Quaresima nel suo messaggio di quest’anno: “tempo favorevole di rinnovamento personale e comunitario”. Sembra riecheggiare il tema del nostro XI Capitolo generale: “Lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare” (Rm 12,2). Il Papa scandisce il suo messaggio sul brano di Gal 6,8-10a: “Non stanchiamoci di fare il bene…”. Quaresima come tempo favorevole, immagine di tutta l’esistenza terrena, per convertirci, cambiare mentalità, imparare a donare, piuttosto che accumulare, e a condividere. Bisogna seminare il bene con larghezza affinché possiamo raccogliere con abbondanza di frutti: “in noi stessi e nelle nostre relazioni, anche nei gesti più piccoli di bontà”, infatti “in Dio nessun atto di amore, per quanto piccolo, e nessuna generosa fatica vanno perduti.
Il rinnovamento del tempo di Quaresima non va disgiunto dal sempre necessario e spesso non facile “discernimento” del cosa fare e quando farlo. Nel mondo in cui viviamo esiste una moltitudine di voci e di immagini sempre disposte a proporci verità, certezze, convinzioni, sicurezze, con incanto e fascino. Il risultato di queste sovrapposizioni spesso provoca confusione. Tra tutte queste voci qual è quella più appropriata per noi? Far luce, poter distinguere le illusioni dalla realtà per scegliere il bene nella propria vita è un’operazione difficile.
Il discernimento svolge un ruolo fondamentale nel guidare i passi del cristiano nella molteplicità delle situazioni umane in cui si viene a trovare e condurlo all’incontro con Dio attraverso le sue stesse esperienze. Quando viene meno il discernimento, l’uomo si confonde ed erra fuori dalla propria strada, sperimentando la deriva dell’egoismo, dell’assopimento della coscienza, dell’insensibilità di fronte al male e al peccato, del soggettivismo morale, dell’assenza di profondità nella relazione con Dio.
Chi trascura la via del discernimento spirituale diviene insensibile alle mozioni interiori provenienti dallo spirito buono e si dimostra incapace di accogliere i segni che in lui e attorno a lui manifestano la presenza di Dio; cammina nelle tenebre, avendo come criterio solo il proprio orgoglio. “In ogni realtà sono sempre offerte insieme due possibilità opposte: il nostro problema è distinguere l’occasione da non perdere dalla tentazione che ci perde, ciò che ci realizza da ciò che ci danneggi” (S. Fausti). Distinguere prima di agire, quali pensieri e sentimenti fanno raggiungere il bersaglio e quali no, quali sono per la vita e quali per la morte, è il difficile mestiere di essere uomini.
Il discernimento è l’arte che ci consente di distinguere la verità dall’errore e la virtù dal peccato alla luce della parola di dio e sotto l’azione dello Spirito Santo. Discernere è imparare a entrare in se stessi, a leggere dentro di sé per sentire, giudicare, scegliere ciò che ci realizza come uomini e come cristiani, per abbandonare ciò che ci smarrisce e ci getta nel caos. Discernere non è un’arte che si improvvisa: va preparata con cura, si forma con buone letture, con l’incontro di persone fidate ed esperte, si matura al sole della grazia di Dio, della preghiere e della Parola di Dio.
Obiettivo del discernimento è imparare a vedere con gli occhi di Dio una realtà spesso confusa, a riconoscere quella colonna luminosa che ogni giorno ci è offerta attraverso la presenza di Dio, il quale ha promesso di essere con noi per sempre, fino alla fine del mondo. Il discernimento è una luce interna che ci fa conoscere la volontà di Dio in ogni tempo, in ogni luogo e in ogni azione. Senza discernimento non si agisce: si è semplicemente trascinati e mossi da pulsioni contrastanti.
La parola di Dio è luce ai nostri passi (cfr. Sal 119,105), ossia criterio fondamentale di discernimento. La parola di Dio ci addestra l’occhio a riconoscere ciò che ancora oggi Dio compie per noi, con noi, prima di noi, in modo che possiamo liberamente collaborare al suo piano di salvezza. Paolo ammonisce: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono” (1Ts 5,19-20); invita i Romani a “discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto” (Rm 12,2); esorta a “cercare ciò che è gradito al Signore” e a “comprendere la volontà di Dio” (Ef 5,10.17).
E quando si acquisisce, attraverso la relazione personale e intima, il gusto di Dio e dei pensieri che da Lui provengono e a Lui portano, allora siamo arrivati all’atteggiamento e al punto di arrivo del discernimento. Lo scopo ultimo del discernimento, infatti, è la conversione del cuore, la “metà-noia”, quel radicale cambiamento del modo di pensare e dei costumi che trasforma l’esistenza del discepolo.
(Ps: per ulteriore approfondimento di questo tema cfr. Re-orientare la vita. Cammino di Quaresima, don Vito Spagnolo, Esp 2016)