In questo tempo di Avvento, in cui noi cristiani pellegriniamo verso la celebrazione della venuta del Principe della Pace, e in questo tempo di Hanukkah, in cui i nostri fratelli maggiori accendono le luci della miracolosa liberazione, riconosciamo in esse vere e buone novelle. Buone novelle di pace, di luce e di liberazione in tempi di fake news, guerre, oscurità e schiavitù. Buone novelle che provengono dalla saggezza del kairos divino tangibile e storico, e non da algoritmi artificiali, impersonali e disumani. L’uso improprio e la divinizzazione attuale dell’Intelligenza Artificiale (i.a.) devono lasciare spazio al buon uso della saggezza del vero Dio della storia.
Perciò il Messaggio di Sua Santità Francesco per la celebrazione della 57ª Giornata Mondiale della Pace, diffuso il 14 dicembre, ha un significato pertinente, fondamentale e universale. Si tratta, ancora una volta, di un messaggio ecumenico, poiché lo stesso Papa Francesco all’inizio afferma: «Vorrei rivolgermi al Popolo di Dio, alle nazioni, ai Capi di Stato e di Governo, ai Rappresentanti delle diverse religioni e della società civile, a tutti gli uomini e le donne del nostro tempo».
Nella fede cristiana, il Dio fatto uomo che ha dimorato in un tempo e uno spazio in mezzo a noi, pieno di grazia e di verità (cfr. Gv 1, 14), rivela un Gesù umano in cui converge e viene convocata l’umanità intera. È l’umanizzazione di Dio che si rivela anche costantemente nella sua Chiesa, offrendo grazia e verità dinanzi ai cambiamenti e alle trasformazioni. Questa buona novella per tutti i tempi dell’umanità comprende, in questa epoca di trasformazioni nell’i.a., un appello ai diritti umani. In tal senso, le parole del Santo Padre nel Messaggio sopracitato sono molto illuminanti: «Occorre essere consapevoli delle rapide trasformazioni in atto e gestirle in modo da salvaguardare i diritti umani fondamentali, rispettando le istituzioni e le leggi che promuovono lo sviluppo umano integrale. L’intelligenza artificiale dovrebbe essere al servizio del migliore potenziale umano e delle nostre più alte aspirazioni, non in competizione con essi». «Il rispetto fondamentale per la dignità umana postula di rifiutare che l’unicità della persona venga identificata con un insieme di dati. Non si deve permettere agli algoritmi di determinare il modo in cui intendiamo i diritti umani, di mettere da parte i valori essenziali della compassione, della misericordia e del perdono o di eliminare la possibilità che un individuo cambi e si lasci alle spalle il passato».
Nel comunicare la buona novella, in questo tempo di Natale, è bene ricordare le parole del teologo protestante Karl Barth: «Che Dio sia Dio! In Gesù Cristo!». Nel comunicare agli uomini le vere e buone novelle di riconciliazione e di pace, il progetto comunicativo del Gesù umano allontana la paura delle fake news dei profeti di turno. Profezie profane oggi nascoste in “spiritualità” chiuse tra muri, tra fondamentalismi dell’odio, che provocano scontri e paure. Anche Papa Francesco affronta il tema nel suo Messaggio: «La formazione all’uso dei nuovi strumenti di comunicazione dovrebbe tenere conto non solo della disinformazione, delle fake news, ma anche dell’inquietante recrudescenza di “paure ancestrali […] che hanno saputo nascondersi e potenziarsi dietro nuove tecnologie”. Purtroppo, ancora una volta ci troviamo a dover combattere “la tentazione di fare una cultura dei muri, di alzare muri per impedire l’incontro con altre culture, con altra gente”, e lo sviluppo di una convivenza pacifica e fraterna».
Ritengo opportuno citare qui José María Castillo, che nella sua opera La humanización de Dios afferma quanto segue: «Nel progetto di Gesù, al centro di tutto c’è l’essere umano, il rispetto di tutti, che siano religiosi o meno, che abbiano o meno credenze, che siano persone buone o cattive, ortodosse o eterodosse. Ed è anche un progetto che ha al centro la dignità e la felicità delle persone, la gioia di vivere, il piacere e il godimento di tutto ciò che di buono e di bello Dio ha fatto e posto nella vita, per il servizio dei mortali e come cammino di questi verso l’incontro definitivo con la realtà ultima, sia che intendiamo tale realtà come Dio sia che ognuno la interpreti come può e nei limiti delle sue possibilità concrete».
Infine, noi tutti, uomini e donne di questo tempo, nello stesso senso ecumenico delle prime frasi del Messaggio di Francesco, dobbiamo unirci alle sue parole finali cariche di speranza: «Spero che questa riflessione incoraggi a far sì che i progressi nello sviluppo di forme di intelligenza artificiale servano, in ultima analisi, la causa della fraternità umana e della pace. Non è responsabilità di pochi, ma dell’intera famiglia umana. La pace, infatti, è il frutto di relazioni che riconoscono e accolgono l’altro nella sua inalienabile dignità, e di cooperazione e impegno nella ricerca dello sviluppo integrale di tutte le persone e di tutti i popoli».
di MARCELO FIGUEROA