Diceva madre Teresa di Calcutta: «Agli inizi della nostra congregazione, ci sono stati dei momenti in cui non avevamo nulla. Un giorno di grande necessità, prendemmo un quadro di san Giuseppe e lo mettemmo all’ingiù. Quando ricevevamo qualche aiuto il quadro tornava nella posizione corretta. Un giorno un sacerdote voleva stampare delle immagini per stimolare e accrescere la devozione al santo. Venne a trovarmi per chiedermi dei soldi ma io avevo solamente una rupia in tutta la casa. Dubitai per un attimo se dargliela o no, ma alla fine gliela consegnai. Quella stessa notte tornò e mi portò una busta piena di soldi: cento rupie. Qualcuno l’aveva fermato per strada e gli aveva dato quel denaro per madre Teresa» (Ángel Peña, San Giuseppe il più santo dei santi, pagine 34-35).
La devozione a san Giuseppe nei primi secoli della Chiesa è stata come un corso carsico, ha agito di nascosto e in profondità, manifestandosi solo in seguito. Storicamente le prime tracce devozionali o di culto secondo la testimonianza a seguito del viaggio in Terra santa del vescovo della Gallia Arculfo, vissuto dopo la metà del VII secolo, portano a Nazareth mentre risalgono al secolo X citazioni di san Giuseppe nei calendari compilati nel monastero palestinese di San Saba. Ed è di questo periodo il menologio di Basilio II come primo testimone del culto a san Giuseppe in Oriente. «I documenti occidentali sono anteriori di almeno un secolo a quelli orientali. Il culto a san Giuseppe è attestato per la prima volta nel manoscritto Rh 30, 3 ( VIII secolo), conservato nella Biblioteca cantonale di Zurigo: « XIII kal. Aprilis Joseph sponsus Mariae» (dal sito web degli oblati di San Giuseppe). Comunque nel Medioevo è l’Italia (a Bologna nel 1129 la prima chiesa dedicata a san Giuseppe) a imprimere nei paesi cristiani un deciso apporto devozionale al padre putativo di Gesù, sotto l’egida di ordini religiosi come benedettini, servi di Maria e francescani. Lo scrittore Niceforo Callisto nella sua Historia ecclesiastica (libro 8, capitolo 30, PL 146, 113) scrive che nella grande basilica costruita per sant’Elena, la madre di Costantino, nel IV secolo, c’era una cappella dedicata a san Giuseppe.
E poi ci sono i Pontefici e una folta schiera di santi e scrittori ecclesiastici che tra gli altri hanno particolarmente contribuito a promuovere la devozione verso il santo: da Ireneo di Lione (ca. 135-ca. 200) passando per Giovanni Crisostomo (ca. 347-407), Agostino (354-430), Pietro Crisologo (ca. 380-450), Bernardo di Chiaravalle (1090-1153), Bonaventura da Bagnoregio (1221-1274), Tommaso d’Aquino (1225-1274), Giovanni Gersone (1363-1429), Ignazio di Loyola (1491-1556), Francesco di Sales (1567-1622), Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), Bernardino da Siena (1380-1444), Teresa d’Avila (1515-1582), padre Paolo Segneri (1624-1694), Jacques Bénigne Bossuet (1627-1704), Antonio Rosmini (1797-1855), Giovanni Bosco (1815-1888), Alexis Lépicier (1863-1936), Angelo Raniero (1900-1991), Xavier Léon-Dufour (1913-2007), Jean Galot (1919-2008), Giacomo Lercaro (1891-1976), Giacomo Biffi (1928-2015). Tra i pontefici, Sisto IV volle che s’inserisse la festa di san Giuseppe nel Breviario e nel Messale Romano; Gregorio XV decretò l’8 maggio 1621 che la festa si celebrasse con rito doppio in tutto l’orbe; Clemente X , il 6 dicembre 1670, concesse alla medesima festa il rito doppio di seconda classe; Clemente XI decretò il 4 febbraio 1714 affinché ci fossero una messa e un ufficio propri; Benedetto XIII il 19 dicembre 1726 ordinò che il nome di san Giuseppe fosse inserito nelle litanie dei santi.
E poi Pio IX , il 10 dicembre 1847, incominciò a estendere a tutta la Chiesa la festa del suo patrocinio, con indulto speciale della Santa Sede. Dopodiché l’8 dicembre 1870, con il decreto Quemadmodum Deus, lo stesso Papa dichiarò san Giuseppe patrono della Chiesa universale. Inoltre, l’anno successivo, il 7 luglio 1871 con la lettera apostolica Inclytum Patriarcham, riconobbe a san Giuseppe il diritto a un culto specifico, con l’introduzione di particolari privilegi e onori che spettano agli speciali santi patroni, secondo le rubriche del Breviario e del Messale Romano (recita del Credo, inserimento dell’invocazione Cum Beato Joseph nell’orazione A cunctis, subito dopo quella della beata Vergine Maria, l’aggiunta dell’antifona ai vespri Ecce fidelis servus, quella alle lodi Ipse Jesus e l’orazione Deus, qui ineffabili providentia).
Ma anche altri Pontefici hanno alimentato questa devozione: da Pio X , che spostò (decreto 18 marzo 1809) la festa del patrocinio al mercoledì della terza domenica di Pasqua, a Benedetto XV che , in occasione del cinquantesimo anniversario di proclamazione a patrono universale, approvò e concesse (il 9 aprile 1919) l’introduzione nel Messale Romano del Prefazio proprio. Lo stesso Pontefice, con decreto (23 febbraio 1921) della Sacra congregazione dei riti, fece introdurre il nome Giuseppe nelle invocazioni «Dio sia benedetto» e volle poi estendere (26 ottobre 1921) con decreto della stessa congregazione, a tutta la Chiesa universale, la festa della santa Famiglia istituita da Leone XIII nel 1895. Fu invece Pio XII nel 1955 a spostare la festa del patrocino di san Giuseppe al 1° maggio, cambiando il titolo in «san Giuseppe operaio». Giovanni XXIII al termine del primo periodo del concilio ecumenico Vaticano II , con il decreto (13 novembre 1962) Novis hisce temporibus, della Congregazione dei riti, inserì il nome nel Canone romano.
Infine san Giovanni Paolo II , il 15 agosto 1989, pubblicò l’esortazione apostolica Redemptoris custos, sulla figura e missione di san Giuseppe nella vita di Cristo e della Chiesa. Parole di ammirazione furono pronunciate anche da Benedetto XVI durante il suo pontificato: «Lasciamoci “contagiare” dal silenzio di san Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l’ascolto della voce di Dio» (Angelus, IV domenica d’Avvento, 18 dicembre 2005). E ora Papa Francesco, che nel 150° anniversario del decreto di Pio IX ha dichiarato l’Anno di san Giuseppe (apertosi l’8 dicembre 2020, si concluderà l’8 dicembre 2021). «San Giuseppe — ha affermato il cardinale Antonio Cañizares Llovera — è senza alcun dubbio una figura vicina e cara al cuore del popolo di Dio, una figura che invita a cantare incessantemente la misericordia del Padre, perché il Signore ha compiuto in lui grandi opere e ha mostrato la sua infinita misericordia verso gli uomini. Non possiamo dimenticare che la figura di san Giuseppe, pur restando alquanto nascosta e nel silenzio, riveste un’importanza fondamentale nella storia della salvezza. A lui Dio affidò la custodia dei suoi tesori più preziosi: il suo Figlio unigenito, fattosi carne, e la sua Madre santa, sempre Vergine».
di Roberto Cutaia