SINDONE: GLI INTERROGATIVI DELLA SCIENZA, LO SGUARDO DELLA FEDE

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“Una porta di ingresso a Gesù e al suo mistero pasquale”: così l’arcivescovo di Torino, monsignor Roberto Repole, ha definito il Sacro Lino presentando un nuovo progetto multimediale che scandisce il cammino quaresimale. Si tratta di 4 video pubblicati progressivamente i venerdì salvo il primo, disponibile dal Mercoledì delle Ceneri. Un modo per entrare nel mistero della passione e della morte di Cristo.

Raccontare la Sindone con strumenti nuovi, capaci di parlare la lingua del presente: un documentario a puntate e, in parallelo, una serie di podcast. È questa la sfida lanciata, in questi giorni, a Torino, la città dove viene custodite il telo che, secondo la tradizione, accolse il corpo di Gesù dopo la deposizione dalla croce. Quel lenzuolo di lino è da sempre fonte di domande profonde. Ci sono, da un lato, gli interrogativi della scienza: sì, perché la Sindone è un reperto incredibilmente complesso e intorno alla sua origine il confronto è più aperto che mai. Poi, però, c’è lo sguardo della fede, perché, al di là di ogni pur necessaria indagine, l’impronta di quel corpo, martoriato di ferite eppure misteriosamente sereno, apre la porta alla contemplazione, alla preghiera, al silenzio del cuore. Proprio su questi due piani (scienza e fede), distinti ma non in antitesi, il documentario video costruisce il suo racconto.

Realizzato da Officina della Comunicazione, società specializzata nella produzione di documentari culturali e religiosi, in collaborazione con l’associazione culturale Officina e Territorio e con la diocesi di Torino, il lavoro è strutturato in 4 puntate da 9 minuti ciascuna. Il progetto è stato realizzato con il sostegno della Fondazione CRT. La regia è di Omar Pesenti. La prima puntata è stata presentata venerdì 17 febbraio, nel capoluogo piemontese, alla presenza dell’arcivescovo di Torino e custode pontificio della Sindone, monsignor Roberto Repole, e degli altri curatori. Ne è emersa un’opera sobria, rigorosa, che punta all’essenzialità, evita ogni iperbole o spettacolarizzazione e cerca di parlare a tutti. Così, anche concetti complessi, quali, ad esempio, la singolare natura dell’immagine sindonica, che si comporta come un negativo fotografico “al positivo”, vengono spiegati con un linguaggio accessibile, senza tecnicismi. Dunque, pur nei tempi ristretti, ormai imprescindibili in un lavoro di questo genere, il documentario può essere una buona guida introduttiva per chi voglia avvicinarsi al lino torinese, alla sua storia, ai suoi tanti misteri. Le prossime puntate saranno pubblicate a cadenza settimanale, di venerdì e, come fanno notare i promotori dell’iniziativa, potranno essere anche uno strumento per la riflessione quaresimale. In parallelo è stata realizzata una serie di podcast (cioè di contenuti in formato audio), anch’essi prodotti da Officina della Comunicazione. Tutti i contenuti vengono pubblicati, tra l’altro, sul sito della Diocesi di Torino (www.diocesi.torino.it) e sulla piattaforma Vativision (www.vativision.com).

«Nell’era moderna la Sindone è stata molte volte guardata attraverso la lente della scienza. Questo è legittimo, ma non dobbiamo dimenticare che l’interesse scientifico esiste perché esistono i Vangeli ed esiste la testimonianza su Gesù» ha detto monsignor Roberto Repole, durante la presentazione del progetto, aggiungendo poi che «per noi credenti la Sindone è una porta d’accesso a Gesù e alla sua risurrezione pasquale». Il vescovo torinese, riallacciandosi alle parole pronunciate nel 2010 da papa Benedetto XVI, ha definito la Sindone «un’icona, cioè una rappresentazione che ci mette in contatto con la persona di Cristo». Il direttore del Centro Internazionale di Studi sulla Sindone, Gian Maria Zaccone, ha poi sottolineato il valore «di un’immagine che, da sempre, chiede di essere guardata, suscitando l’attenzione degli studiosi e la devozione dei credenti. Un’immagine osservata con gli occhi, ma anche con gli strumenti della fotografia e dell’informatica. Un’immagine che non è autoreferenziale, perché immediatamente rimanda ai Vangeli e alla figura di Cristo. Un’immagine che ha bisogno degli uomini, perché ha significato solo se la si guarda».