L’idea dell’alleanza ricollega l’assise di Taranto al Convegno ecclesiale di Firenze. Là fu oggetto dell’intervento del Papa e ripreso anche nei gruppi coordinati dal teologo Giuseppe Lorizio. Qui, sulla riva dei due mari, il vocabolo viene declinato sia in riferimento alle diverse realtà ecclesiali, sia come espressione di una Chiesa in uscita nella società.
Dice ad esempio padre Occhetta, docente alla Gregoriana e membro del Comitato scientifico e organizzatore: «Abbiamo bisogno di connessione tra le nostre parrocchie e diocesi, perché la dimensione del lavoro dal basso è la premessa per avviare grandi processi. Abbiamo bisogno di condivisione. E in questo senso la settimana sociale è un atto di amore che vogliamo offrire al Paese. Abbiamo bisogno di contemplazione, sulla natura e anche sull’uomo».
Aggiunge suor Smerilli, anche lei membro del Comitato e segretario ad interim del Dicastero per lo sviluppo umano integrale.
«La parola alleanza è quella che ci porteremo da queste giornate. E dentro l’alleanza la connessione. Tantissime realtà del nostro mondo non riescono a mettersi insieme e per questo non superano quella massa critica che è richiesta per innescare i processi di cambiamento. I giovani sono capaci di farlo. A noi adulti il compito, come dice papa Francesco, di essere terra fertile che permette ai semi piantati da loro di portare frutto». In altri termini, spiega la religiosa economista, «non dobbiamo inscatolare il futuro, ma piuttosto creare connessioni e spazi aperti per collaborare, interrogandoci su che cosa ci viene chiesto dagli stessi giovani».
Suor Smerilli annuncia anche una piattaforma che verrà lanciata il 14 novembre dal suo Dicastero. «Un cammino di sette anni per sette gruppi di persone (famiglie, religiosi e religiose, imprenditori e altre categorie) per sette obiettivi che abbiamo chiamato “Laudato si’”: risposta al grido dei poveri, risposta al grido della Terra, una economia ecologica, nuovi stili di vita, una spiritualità ecologica e via dicendo». «Occorre preparare il futuro – conclude sull’esempio del Pontefice –, che è diverso dall’essere preparati al futuro. Significa fare la nostra parte perché il futuro vada nella direzione che noi vogliamo».
In questa direzione vanno anche le indicazioni dei giovani. Alessandra Luna Navarro, professore associato all’Università politecnica di Delf (Olanda) spiega: «Alleanza è un remare insieme, andare verso un obiettivo, creare un processo rigenerativo che riesca a risvegliare il Paese. La nostra vita quotidiana è già fatta di tante piccole e grandi alleanze, ad esempio quelle educative e intergenerazionali. Si tratta di riscoprire l’altro, creando unità nella diversità a tutti i livelli. Vogliamo credere in un’Italia che rinascerà attraverso le alleanze».
Per Pietro Rufolo, commercialista e anch’egli membro del gruppo giovani, questo processo è già in atto. «La Chiesa è uscita fuori, ha incontrato organizzazioni di settore e parti sociali, dalla Confcommercio alla Confindustria ai sindacati. E naturalmente anche altri giovani. È stato un processo in cui tutti ci siamo messi insieme per costruire l’alleanza. Dobbiamo continuare su questa strada anche dopo Taranto». Il Manifesto dell’alleanza «è un documento che veicola l’unica voce di un coro. Non è definito, ma vuole generare processi di collaborazione. E c’è già un primo appuntamento. «Il 26 novembre, giorno del black friday – annuncia Rufolo – vivremo non un momento di consumismo, ma un incontro online di riflessione». (Mimmo Muolo)
Giovani al lavoro. La rigenerazione inizia nei quartieri
Le proposte concrete, alcune già operative, per promuovere l’ecologia integrale
Un’alleanza per il bene comune da costruire sul territorio grazie alla collaborazione tra diocesi, istituzioni locali, imprese e università. Da Taranto i giovani delegati appartenenti a diverse realtà ed esperienze associative (Pastorale giovanile, Progetto Policoro, Economy of Francesco, Comunità di Connessioni, Confcooperative, Coldiretti, Confindustria, Confartigianato, Acli, Azione cattolica, Comunione e liberazione, Agesci) hanno fatto sentire la loro voce, nel corso della sessione «Le conversioni e l’alleanza», presentando un Manifesto con idee e strumenti concreti per facilitare la transizione sociale e ambientale.
A loro si era rivolto direttamente papa Francesco, in un videomessaggio trasmesso giovedì pomeriggio, esortandoli ad “insegnare” ai grandi come custodire il Creato. «Non sentitevi mai ai margini, i vostri sogni devono essere i sogni di tutti. E sull’ambiente avete tanto da insegnare!» aveva detto il Pontefice.
La collaborazione tra diocesi, istituzioni imprese e università considerata il passaggio determinante per costruire dal basso il bene comune partendo dal vicinato
Un appello accolto dai giovani delegati che sognano uno «spazio di corresponsabilità che sia capace di generare nuovi processi e trasformazioni» ancora più necessarie dopo la frattura della pandemia che ha accentuato le diseguaglianze e ampliato le aree di povertà e disagio. L’alleanza, si legge nel manifesto, «rappresenta un modello di cooperazione, collaborazione e discernimento comunitario dove le singole individualità (anche concorrenti) si incontrano in fraternità per creare un “noi” che sia più forte delle singole individualità».
Un patto tra generazioni, per guardare insieme al futuro. Quattro i macro-temi affrontati con la formula dell’alleanza: la rigenerazione ambientale e sociale dei quartieri; la rigenerazione dei modelli di business; la rigenerazione delle comunità cittadine; l’educazione al bene comune. Con una serie di “buone pratiche” e progetti che verranno portate avanti nei prossimi mesi.
La pandemia ha mostrato a tutti l’importanza delle reti sociali di prossimità, per questo i giovani delle diocesi hanno pensato di avviare un progetto pilota (nel quartiere Città Studi Acquabella a Milano) per mappare gli spazi pubblici deteriorati, avviare progetti di recupero dopo una consultazione con i residenti e misurare gli effetti prodotti da questi interventi. Nella stessa direzione va la proposta di mettere a disposizione per finalità sociali i luoghi in disuso, creando un albo accessibile a tutti, e includendo i soggetti fragili (dai Neet ai percettori di reddito di cittadinanza) in percorsi di reinserimento.
Essenziale è poi l’impegno per “educare al bene comune”. Tramite sportelli di ascolto e la promozione di un’”ecologia del tempo”: un percorso che aiuti i ragazzi ad orientarsi nel percorso formativo e lavorativo, facendo emergere talenti e competenze trasversali. L’ultima alleanza proposta riguarda i modelli di business – da testare con tre progetti pilota – con due proposte: il sostegno alle start up dalla fase del business plan all’accesso alle piattaforme di raccolta fondi e la creazione di una rete di professionisti che monitori la sostenibilità delle pmi attraverso alcuni indici. (Cinzia Arena)