Il segno della croce dovrebbe essere tenuto nella massima considerazione da noi cristiani. E invece come lo trascuriamo! A volte diventa uno sgorbio tracciato in modo frettoloso, quasi dovessimo vergognarcene. Altre volte è utilizzato quasi come segno scaramantico o propiziatorio (ahi, signori calciatori!).
Invece “quando impariamo a prendere sul serio questo gesto, segnandoci frequentemente con fede e rispetto, possiamo ottenere risultati notevoli” scrive Bert Ghezzi, conferenziere e autore di numerosi libri, tra i quali The Sign of the Cross, dedicato proprio all’importanza del segno della croce. “Il segno della croce, dopo tutto, non è solo un pio gesto. È una preghiera potente, un sacramentale della Chiesa”, i cui significati, alla luce delle Scritture e dell’insegnamento dei santi e dei padri della Chiesa, si possono riassumere in sei punti fondamentali.
Un mini-Credo
Il segno della croce è una professione di fede in Dio, così come si è rivelato. Può essere considerato una forma abbreviata del Credo degli apostoli. Toccando la fronte, il petto e le spalle (e in alcune culture anche le labbra), dichiariamo la nostra fede nel Padre, nel Figlio e nello Spirito Santo. Stiamo annunciando e manifestando la nostra fede in ciò che Dio ha fatto per noi: la creazione di tutte le cose, la redenzione dell’umanità dal peccato e dalla morte e l’istituzione della Chiesa, che offre nuova vita a tutti. Quando ci segniamo, ci rendiamo consapevoli della presenza di Dio e ci apriamo alla sua azione nella nostra vita. Basterebbe questo per trasformarci spiritualmente, ma nel segno della croce c’è molto di più.
Un rinnovamento del battesimo
I cristiani del I secolo iniziarono a fare il segno della croce come memoria e rinnovamento di ciò che accadde loro quando furono battezzati. E per noi oggi è ancora così. Quando segniamo noi stessi, dichiariamo che nel battesimo siamo morti sacramentalmente con Cristo sulla croce e siamo saliti a una nuova vita con lui (Rom 6: 3-4; Gal 2:20). Con il segno della croce chiediamo al Signore di rinnovare in noi le grazie battesimali. Riconosciamo inoltre che il battesimo ci ha unito al Corpo di Cristo e ci ha resi collaboratori del Signore nella sua opera di salvezza dal peccato e dalla morte.
Un segno di discepolato
Con il battesimo il Signore ci ha rivendicato come suoi figli marcandoci con il segno della croce. Ora, quando a nostra volta ci segniamo, affermiamo la nostra lealtà nei suoi confronti. Tracciando la croce sui nostri corpi, stiamo negando di appartenere a noi stessi e dichiarando di appartenere a lui solo (Lc 9, 23). I padri della Chiesa per il segno della croce usarono la stessa parola che il mondo antico impiegava per indicare la proprietà. La stessa parola che indica il marchio del Signore sui suoi discepoli indicava il marchio tracciato da un pastore sulle sue pecore, il tatuaggio di un generale sui suoi soldati, il marchio di un capofamiglia sui suoi servitori. Quella firma che è il segno della croce dice che siamo le pecore di Cristo e possiamo contare sulla sua cura; siamo i suoi soldati, incaricati di lavorare con lui per far avanzare il suo regno sulla terra; siamo i suoi servi, pronti a fare qualunque cosa ci dica.
Un’accettazione della sofferenza
Gesù ci ha promesso che la sofferenza sarebbe stata una componente normale della vita di ogni discepolo (Lc 9, 23-24). Quindi, quando ci “firmiamo” con il segno della croce, stiamo abbracciando qualunque dolore sia conseguenza della nostra fede in Cristo. Fare il segno della croce vuol dire prendere la croce e seguire Gesù (Lc 9:23). Allo stesso tempo, tuttavia, il segno della croce ci conforta con la consapevolezza che Gesù, che ha sopportato la crocifissione per noi, ora si unisce a noi nella nostra sofferenza e ci sostiene. Segnare noi stessi annuncia anche un’altra significativa verità: con San Paolo affermiamo che le nostre afflizioni come membri del corpo di Cristo contribuiscono all’opera salvifica del Signore e al perfezionamento della Chiesa nella santità (Col 1, 24).
Una doppia mossa contro il diavolo
Quando il diavolo vide Gesù morire sulla croce, pensò erroneamente di aver ottenuto una grande vittoria. Invece il Signore lo sorprese con una sconfitta ignominiosa (1 Cor 2: 8). Dalla prima mattina di Pasqua fino a oggi, il segno della croce fa rabbrividire e fuggire il diavolo. Fare il segno della croce è quindi una mossa difensiva, che dichiara la nostra inviolabilità rispetto all’influenza del diavolo. Ma è anche un’arma offensiva nella battaglia. Annuncia la nostra collaborazione con Gesù nell’inarrestabile progresso del regno di Dio contro il regno delle tenebre.
Una vittoria sulla carne
Fare il segno della croce (Gal 5: 16-22) manifesta la nostra decisione di crocifiggere i desideri della carne e di vivere secondo lo Spirito. Come quando ci togliamo una camicia sporca, fare il segno indica che ci spogliamo delle nostre inclinazioni malvagie e ci rivestiamo di Cristo (Col 3: 5-15). I padri della Chiesa hanno insegnato che il segno della croce ha sconfitto potenti tentazioni come rabbia e lussuria. Quindi non importa quanto fortemente siamo tentati: possiamo usare il segno della croce per attivare la nostra libertà in Cristo e vincere anche i nostri peccati più assillanti.
Dunque, riassumendo, quando facciamo il segno della croce, ricordiamo che: stiamo professando la nostra fede; stiamo dichiarando che siamo rinati con il battesimo; stiamo dicendo che apparteniamo a Cristo e vogliamo obbedirgli; stiamo affermando che abbracciamo qualunque sofferenza come partecipazione alla sofferenza di Gesù sulla croce; ci stiamo difendendo dal diavolo e nello stesso tempo stiamo attaccando il nemico; stiamo sconfiggendo la carne e mettendo Cristo al primo posto. Ecco perché vale la pena di fare (bene) il segno della croce!