Pregare per la salute del Papa significa affidarsi alla volontà di Dio (Madre Ignazia Angelini)

Articoli home page

In tutto il mondo si susseguono veglie e rosari per il Pontefice, Ma cosa significa pregare per una persona malata? Ne parliamo con la benedettina Madre Ignazia Angelini, che ha tenuto le meditazioni preparatorie per i padri sinodali

Veglie di preghiera, recite del Rosario, invocazioni comunitarie e personali. In queste settimane fedeli di tutto il mondo si sono uniti in preghiera per il Papa. «Tutti avvertono che la sua malattia è un evento che interessa la storia, e solo il Signore conosce il mistero della storia», commenta madre Ignazia Angelini del monastero benedettino di Viboldone, alle porte di Milano, che lo scorso anno – come l’anno precedente – ha tenuto in Vaticano le meditazioni preparatorie per i padri sinodali. A lei chiediamo il senso del pregare per gli infermi e, in particolare, per il Papa malato.

Cosa significa pregare per una persona che vive la malattia?
«Significa dare il sangue dell’anima, prendere su di sé il peso di chi soffre. È un’esperienza battesimale fondamentale, tant’è che la prima comunità cristiana era identificata dalla preghiera. Spesso in monastero ci chiedono di pregare per persone in situazioni precarie, e noi allora abbiamo bisogno di conoscerne il nome e altre informazioni per entrare nel mistero del dolore. Pregare per qualcuno crea un legame, non solo di conoscenza o commozione, ma un legame nella fede, reale: tutti viviamo la fragilità come un’esperienza cruciale, che fa disperare o incontrare Dio».
Qual è il senso del pregare oggi per il Papa?
«Da quando è stato eletto, Francesco ha sempre chiesto di pregare per lui, consapevole della sua sproporzione umana rispetto al compito ricevuto. Pregare per la salute del Papa oggi significa rispondere al suo appello, condividerne i pesi, entrare nel mistero della sua vocazione umana, battesimale e ministeriale. Ed è anche un modo di esprimere la speranza giubilare. Proprio Francesco, nella bolla di indizione del Giubileo, ha chiesto di raccogliere i segni dei tempi e trasformarli in segni di speranza. Proprio trasformare una situazione di infermità, un rischio mortale in segno di speranza è un’operazione tipicamente spirituale, un rispondere all’appello dello Spirito».
Si può pregare per chiedere la guarigione fisica?
«Pregare non è tentare Dio, chiedendogli di fare qualcosa, quanto esprimere il proprio consenso alla sua volontà. È credere e dire che Dio è il Signore della storia e ci consegniamo alla sua volontà: non è un pretendere ma un unirsi a chi soffre e portarne le ferite nel proprio corpo, riconoscere di essere esposti a domande indissolubili e rispondere credendo. Nella preghiera per la guarigione esprimiamo la certezza che la malattia si scioglierà come il Signore vuole. Gesù stesso chiese “allontana da me questo calice”: è stato esaudito, ma non nella maniera che si aspettava»
Quali sono i frutti del pregare nella malattia?
«Per la comunità che prega, i frutti sono quelli dello Spirito: gioia, amore, pace, pazienza, dominio di sé, mitezza. Occorre saper leggere gli esisti della malattia, qualunque essi siano, come presenza di Dio nella storia umana».
E per la Chiesa?
«Pregando nell’ora della preoccupazione per la salute del Papa, la Chiesa si rinsalda. Pregare insieme approfondisce anche il senso della sinodalità».
Il Papa beneficia di queste preghiere?
«Siamo sicuri che l’affidamento del Papa porterà a una liberazione, non sappiamo di che tipo ma ne siamo certi. Pensiamo a san Pietro incarcerato, che grazie alla preghiera sperimenta la presenza dell’angelo che apre le porte della prigione. O a Marta e alla sua richiesta di guarigione per il fratello Lazzaro: Gesù la esaudisce, ma in maniera diversa da quanto chiesto, ma Marta sarà poi capace della più alta professione di fede».
Nella vostra comunità pregate per il Pontefice?
«Certamente, in monastero preghiamo con la preghiera corale dei salmi. Nel mio caso c’è poi anche il ricordo del Sinodo e di altre occasioni di contatto personali, in cui il Papa si è affidato anche alla preghiera della mia comunità. L’appello a pregare per lui oggi è per me carico di carne e sangue, scolpito nel mio vissuto. Mentre preghiamo i Salmi, ci troviamo ad applicare la preghiera del salmista alla infermità di papa Francesco. Così, ieri – per fare un esempio -, pregando il Salmo 41 (40),4, con un sorriso, ci siamo trovate a chiedere convintamente al Signore di “sostenerlo nel letto del dolore, e di chinarsi a rifargli il letto”. E volentieri eravamo disposte anche ad aiutare il Signore in questo delicato servizio. Al di là degli atti corali, la preghiera per il Papa è un pensiero di fondo in questi giorni».