Un incontro «nuovo» nelle modalità che ha sicuramente lasciato un segno positivo, qualcuno ha scritto «profetico». La positività la si è percepita nel clima disteso che ha accompagnato gli incontri del centinaio e oltre di preti della diocesi di Lugano riuniti dal 29 al 31 agosto per un’assemblea a loro dedicata svoltasi al Palazzo dei Congressi a Lugano e conclusa in Cattedrale con una Messa aperta anche ai fedeli. La novità sta nella scelta del gruppo promotore e del vescovo di dedicare del tempo per rispondere al bisogno diffuso di dialogo, di ascolto reciproco, di condivisione delle diverse esperienze di vita dei preti ticinesi.
Del tempo per vivere insieme
«Ci siamo dati del tempo per vivere insieme, in contesti e spazi diversi, il ritmo della vita quotidiana e possiamo essere certi che il Signore ha camminato con noi. Lui ci ha fatto sperimentare, oltre le parole convenzionali, che non siamo soli nel nostro cammino e nella nostra fatica, che i legami invisibili che ci uniscono hanno concretezza e sempre ci sono donati gratuitamente», così il vescovo Lazzeri nel testo dell’omelia per la Messa conclusiva, che è stata celebrata mercoledì. Parole che ben individuano il percorso e la sfida di questi giorni, dedicati dall’Assemblea del clero ticinese a mettere a tema prima che «il fare» del prete, il suo «essere».
L’umanità del prete
Tre giornate in cui i presbiteri si sono raccontati, hanno parlato della loro umanità, delle loro gioie e delle loro fatiche. Il prete non è superman, è una persona come tutti, figlio di un tempo complesso e in cambiamento costante. Il ricco programma scandito dagli interventi di 7 relatori ha dato il ritmo delle giornate, con contenuti e spunti che hanno accompagnato la condivisione e il dialogo a gruppi (per le relazioni, clicca articolo qui).
Il tema generale affrontato «Essere preti insieme: oggi, qui, per?» ha considerato la dimensione umana della vita del prete chiamato ad una missione sintetizzata in quel «per». Un’umanità incontrata in due direzioni: l’apertura, le relazioni e la giusta cura di sé stessi e quella dei fedeli. «Siamo partiti dalla nostra dimensione umana, dalla nostra umanità, dai nostri limiti e dalle nostre fatiche, ma anche dalle nostre speranze e gioie, sapendo che come preti non siamo soli, siamo insieme ad altri confratelli e a tutti coloro che camminano con noi», spiega don Marco Dania, vicepresidente del Consiglio del clero.
Insieme nel cambiamento
Il succo, quello che alla fine i preti ticinesi portano a casa da questa assemblea, secondo don Dania, è espresso in due parole chiave: «insieme» e «cambiamento». «Insieme, certamente tra noi preti ma anche insieme a tutte le donne e gli uomini credenti in Cristo». Riguardo al «cambiamento» -quello «d’epoca» definito così da papa Francesco, fenomeno comune a tutta l’umanità, ma dai tratti ancora in divenire e da definire, nelle «relazioni e negli incontri proposti dall’Assemblea ticinese del clero, si è capito che è un cambiamento antropologico e chiede quindi di avere una nuova consapevolezza della nostra umanità», osserva don Dania.
Preti in una Chiesa sinodale
Consapevoli del cambiamento, i preti della diocesi di Lugano hanno riflettuto anche su come vivere la missione in una Chiesa invitata a riscoprire la sinodalità, cioè la dinamica di coinvolgimento e partecipazione rilanciata in questi ultimi due anni da papa Francesco. «Ora desideriamo, piano piano, riprendere un cammino, non più solo sognare una Chiesa diversa, ma passo dopo passo, cercare di costruirla con le donne e gli uomini che hanno incontrato Cristo e anche con tutti coloro con cui condividiamo quei valori umani attorno ai quali possiamo trovare delle alleanze, aprendoci alla necessità di essere presenti al territorio e alla società», conclude don Dania.
Cristina Vonzun