Riflettiamo attentamente sul problema (rischio) della frantumazione della nostra esistenza: noi viviamo biologicamente con una continuità assoluta dal concepimento alla morte, ma umanamente, religiosamente, apostolicamente… viviamo in modo FRAMMENTARIO.
Specialmente per un cristiano–consacrato risulta un guaio serio condurre una esistenza senza senso, cioè senza un senso unico e unificante tutte le varie scelte. Attenti che una esistenza senza senso non è solo l’esistenza completamente disordinata e disorganizzata… ma anche quella (forse esteriormente ben ordinata con tutti gli orari e programmi e ruoli) nella quale manca un’“anima”, un’“unità’’, un “amore che spinge”: quando tu per esempio non vivi, ma ti lasci vivere, quando ti manca una profonda consapevolezza di ciò che fai e sei… E quando non ci preoccupiamo di programmare la nostra crescita, di ridare sempre più validamente un significato vero alla nostra vita perché presumiamo di aver raggiunto la nostra vera identità; questa illusione che abbiamo già raggiunto la nostra vera identità e che siamo già persone deriva dal confondere tra ciò che viviamo e siamo con quello che possediamo, quello che abbiamo esteriormente o dal lavoro che svolgiamo.
Questa sequela-consacrazione che ci rende servi di Cristo, cioè chiamati ad interiorizzare e manifestare la sapienza della croce (umiltà, spirito di servizio, cercare ciò che giova e non ciò che piace, benedire e non maledire, vincere il male con il bene…), da un punto di vista psicologico va a “stressare” fortemente la nostra realtà-fragilità umana.
- Rimane sempre vivo anche in noi il forte bisogno naturale della sicurezza: ogni persona è istintivamente orientata a trovarla nel possesso, in qualche forma di potere che è il contrario della “povertà evangelica”
- Come rimane sempre forte il bisogno di dare e ricevere affetto; la ricerca del piacere fisico e relazionale rimane istinto naturale sempre vivo, ma ogni consacrato ha scelto il Consiglio della “castità evangelica”…
- Si fa sentire fortemente anche il bisogno di affermare la propria personalità: ogni persona vuole essere riconosciuta dagli altri, fino a pensare che la vera identità consista nella notorietà, nella stima e visibilità, ma come apostoli consacrati abbiamo professato il Consiglio evangelico dell’obbedienza…
Comprendiamo che tutti questi bisogni naturali devono essere ampliati e trasformati dallo Spirito Santo (che opera tramite la Parola meditata e attuata e l’Eucarestia adorata e vissuta), perché contrastano con i Consigli evangelici e con le Beatitudini che sono la rivelazione della vita di Dio che tutti i cristiani-apostoli devono incarnare e manifestare. Il consacrato perciò, sperimenta nella sua pelle, più di ogni altro credente la distanza esistente tra cielo e terra, tra l’uomo vecchio-carnale e l’uomo nuovo-spirituale…
Come accettare con dignità e coraggio, gestire e armonizzare questo conflitto, vissuto anche da Cristo e da tutti i santi (“lo spirito è pronto, ma la carne è debole“). Ricordiamo il mistero dell’Incarnazione di Cristo (nascita, nascondimento, vita normale e faticosa a Nazareth…). Poi la lotta di Cristo nelle tentazioni del deserto e la sua reazione nelle altre seduzioni durante la vita pubblica. Siamo chiamati a contemplare come i limiti umani, le precarietà e soprattutto il male si siano accaniti anche contro Cristo; e come, pur lottando e vincendo (definitivamente con la risurrezione), abbia sofferto menzogne, ostilità, rifiuti, la condanna ingiusta… E san Paolo (cfr 2Cor 1.11.12…) e i santi hanno sperimentato la stessa sorte (mistero pasquale) nella loro vita…
Cristo stesso per realizzare il progetto di salvezza del Padre per l’umanità e bere il calice amaro ma salvifico della croce (segreto della nostra gioia e della fecondità apostolica), ha curato la comunione profonda con il Padre (Mc 6,46; Gv 4,34; 17; 19). Ci deve far pensare l’episodio di Anania e Zaffira che troviamo in At 5: dentro di noi, dentro il cuore umano la lotta tra lo Spirito (oblazione radicale che dona gioia) e Satana (mentalità umana e uomo psichico): quando non siamo vigilanti sempre più penetra Satana e ci distacchiamo dal magnetismo di Cristo e sperimentiamo individualismo, compromessi, tristezze… Potremmo meditare anche l’affievolirsi della fedeltà alla sequela di Cristo nelle Chiese in Apocalisse 2-3…