Ogni stagione ha le sue parole di moda, quelle di oggi sono:
ripresa e resilienza per lo Stato e sinodalità per la Chiesa.
Per quanto riguarda la ripresa, si aggiunge che per essere vera, deve essere stabile nel tempo e sostenibile dall’ambiente e dall’impegno umano. Inoltre, giustamente, si aggiunge che la ripresa deve riguardare tutti gli uomini e non solo i soliti privilegiati e deve ridurre le disuguaglianze tra gli uomini, tutti uguali in dignità e diritti umani, e non accrescere le disuguaglianze.
Per la ripresa, il giudizio dei giovani sul G 20 celebrato a Roma e il COP 26 a Glasgow in Inghilterra sono entrambi fallimentari perché gli adulti non hanno compreso il grido della natura violentata, che è l’ultimo, e bisogna ascoltarla con urgenza invece di rimandarla a lungo e sottoscrivere Bla Bla Bla.
La resilienza ci invita a non scoraggiarsi e a perseverare nella ricerca di soluzioni innovative e risolutive sempre possibili come la storia ci ricorda.
La sinodalità significa che la Chiesa è popolo di Dio e la gerarchia è al servizio della crescita del popolo santo di Dio.
La sinodalità in atto nella chiesa sarà una nuova Pentecoste se la pratichiamo con sincerità e in ascolto umile e fiducioso dei membri della Chiesa.
Il rischio che si corre è di rendere inutile questo processo di ascolto non intuendo pure i segni del futuro da costruire, già presenti nel nostro mondo. Questa inutilità accadrà se cadiamo nel ritualismo delle forme, scegliendo persone chiamate a confermare le mie idee, le mie visioni, i miei progetti, oppure si organizzano convegni ad alto livello riservati a pochi e poi si pubblicano gli atti, è il rischio dell’intellettualismo.
Un altro pericolo è l’immobilismo, cioè lasciare le cose come stanno, affidandosi al “Si è fatto sempre così”, vivi e lascia vivere.
Rischi questi possibili e denunciati da Papa Francesco.
Occorre anzitutto rivisitare le radici e il tronco per rafforzare e generare nuovi rami e soprattutto gemme e frutti nuovi.
Gli antichi dicevano: “Primum consulto, deinde mature operandum” cioè, prima studia, consigliati, confrontati, decidi insieme agli altri, poi agisci, realizzi maturamente quanto si è stabilito.
Terlizzi è tutto un cantiere opportuno, qualificato, grazie ai controlli sistematici per un futuro diverso o, è, come sembrerebbe una “batteria a panneggio” in vista delle prossime elezioni?
C’è da augurarsi che i terlizzesi non si lascino drogare da questi fumi e luci instabili!
A livello ecclesiale, tanti cambiamenti che dovrebbero portare ad una nuova fioritura di valori umani e cristiani a condizione che nell’attività ci sia partecipazione di tutto il popolo di Dio nel cammino cristiano e connessione tra le varie comunità, giacchè la interconnessione è una legge di vita per tutti gli organismi viventi.
Non c’è che da sperare e parteciparvi attivamente secondo le proprie possibilità.
Michele Cipriani