Otium– negotium : ecco due termini che fin dell’antica storia letteraria romana hanno determinato opposte dimensioni della vita: otium equivale a dedicarsi alla vita intellettuale, alla saggezza, alla filosofia, alla mistica, alla cura dell’intimo di se stessi; negotium al commercio, agli affari, ad accumulare denaro e potere. Per Orazio, Ovidio, Seneca l’otium è la sola via che conduce alla felicità.
Attorno a queste due tendenze culturale ed esistenziali si sono susseguiti secoli di storia in una lotta- culturale – aperta e dura.
Posteriormente a otium è prevalso un altro termine solitudine e a negotium il commercio.
E ai nomi dei tre grandi poeti romani si sono succeduti quelli di santi e poeti della prima cristianità e della cultura moderna: Sant’Agostino, san Basilio Magno, gli eremiti, Petrarca, Leopardi, che hanno esaltato ugualmente l’importanza della solitudine, della virtù , ma in un contesto storico molto diverso: “ Noi non cambieremo la virtù con la ricchezza , frutto del commercio, perchè la virtù rimane stabile, le ricchezze invece passano da un padrone all’altro”, osservava San Basilio Magno nel Discorso ai giovani.
Solitudine ha cominciato ad acquistare un significato equivoco, ambivalente, positivo o negativo a seconda delle circostanze e delle persone e anche oggi a parlare di solitudine si resta un po sorpresi e imbarazzati.
Da un paio di mesi noi tutti siamo costretti a vivere nella solitudine e poco a poco ne abbiamo avuto paura perchè- a parte gli aspetti relazionali ed economici di grande rilevanza- abbiamo provato un certo disagio a vederci dentro, a favorire la creazione artistica, lo studio, la pace interiore, l’esame di coscienza personale: cose estremamente marginali alla nostra società. Anche in campo religioso cristiano le esperienze forti e di grande incidenza interiore che erano diffuse negli anni Sessanta- Settanta o non ci sono più o cominciano a decrescere: mi si diceva che in quegli anni nell’eremo di Camaldoli le celle della vita monastica ed eremitica erano piene di monaci, di eremiti e un po di meno quelle del Monastero; oggi è al contrario ; oggi prevale la corsa a farsi coinvolgere nel sociale… a testimoniare nel sociale..( altrimenti sei fuori gioco ) . provocando una certa paura a parlare di solitudine o di otium. Esperienze come quelle di Taizè , di Carlo Carretto a Spello o di piccole gruppi legati alla spiritualità di Charles De Foucauld … non hanno più cittadinanza diffusa. Eppure tutti rimaniamo affascinati dalla De vita solitaria di Petrarca, dall’infinito di Leopardi, dal Deserto nella città di Carlo Carretto . Eppure in momenti di solitudine e otium pastorale don Primo Mazzolari scrisse il suo unico romanzo la pieve sull’argine; eppure dalla solitudine ( piena, non vuota o amorfa ) vengono fuori le grandi idee che sconvolgono la vita. E anche da queste considerazione nasce La Solitudine del credente per usare il titolo di un bel libro di Alberto Mello.
Diremmo che la solitudine o l’otium sono come un grande vuoto: alcuni lo riempiono arricchendolo , altri lo lasciano vuoto nelle profondità del nulla.
Vincenzo Arnone