“La nostra Chiesa è ferita, il nostro presbiterio è ferito. Il comportamento scandaloso di alcuni di noi preti diventa una ferita per tutto il presbiterio, e tutti ne siamo umiliati e in qualche modo avvertiamo che è incrinata la fiducia verso tutti noi”. Sono le parole scelte dall’arcivescovo Mario Delpini, durante l’omelia della Santa Messa crismale, celebrata alle 9.15 di questa mattina, in Duomo a Milano, per stigmatizzare le ultime vicende che hanno colpito e turbato la diocesi ambrosiana.
Nessun nome, ma sacerdoti e diaconi (l’omelia è specificamente dedicata al tema del sacerdozio) sanno che il riferimento è a don Ciro Panigara, parroco arrestato nella diocesi di Brescia per presunte violenze sessuali ai danni di minori, e don Samuele Marelli, l’ex responsabile degli oratori di Seregno (diocesi di Milano) indagato dalla procura di Monza per presunti abusi sessuali.
L’Arcivescovo si domanda “come sia possibile che uomini consacrati per portare il lieto annuncio della salvezza, diventino motivo di scandalo e diventino un argomento per screditare la Chiesa, i suoi preti, e quasi di conseguenza la parola che viene annunciata”.
E ancora: “Continuiamo a costatare il danno che ogni abuso rappresenta per le vittime, per le comunità. Continuiamo a prendere coscienza che il prete colpevole o anche semplicemente accusato di un abuso o di un comportamento inappropriato è segnato per tutta la vita”.
Ma l’Arcivescovo dice di trovare comunque conforto di fronte a questi motivi di desolazione. “La mia consolazione e il mio incoraggiamento siete voi. Voi, i preti ambrosiani, i preti seri, i preti che fanno il prete con dedizione ammirevole, i preti che in ogni età sono animati dall’amore personale e appassionato per Gesù e per la gente, dal senso di responsabilità per la comunità”.
E conclude rimarcando: “Voi siete motivo di fiducia e la gente sa che può fidarsi di voi, che ha bisogno di voi, che senza i preti la nostra Chiesa non può continuare la sua missione secondo quell’inconfondibile tratto ambrosiano di cui sono così fiero e grato”,