Nuovo Direttorio per la catechesi. Più attenzione al digitale e ai poveri

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L’arcivescovo Fisichella ha presentato il documento, rimandarcandone i punti salienti. Non si fa catechesi solo in vista dei sacramenti, ma per inserirsi nella comunità cristiana

Si scrive sempre “catechesi”, ma si deve leggere per forza di cose in maniera differente, a seconda dei contesti. In quello attuale, ad esempio l’attenzione al mondo digitale e alla globalizzazione, oltre che alle larghe fasce di poveri e migranti, è indispensabile perché l’annuncio cristiano giunga agli uomini e alle donne del nostro tempo. Sono questa alcune delle novità del nuovo Direttorio per la Catechesi, redatto dal Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione e presentato in conferenza stampa dall’arcivescovo Rino Fisichella, Presidente del dicastero vaticano, da monsignor Octavio Ruiz Arenas, Segretario dello stesso Pontificio Consiglio e da monsignor Franz-Peter Tebartz-van Elst, Delegato per la Catechesi del medesimo Pontificio Consiglio.

Il documento sottolinea innanzitutto “che non si fa catechesi per ricevere un sacramento”, ma “per inserirsi progressivamente nella vita della comunità cristiana” e poter dare “anche oggi la nostra testimonianza coerente”. Inoltre, viene separata la catechesi da ogni modello e modalità scolastica: “Come ci sono aula e testo di scuola, si sono aula e testo di catechismo… ma non è così”. Per questo la catechesi va nelle carceri, incontra i migranti, abbraccia le persone disabili e quelle più deboli “perché nessuno sia lasciato solo nel suo cammino di fede”.

Si può dire in sostanza che questo sia il Direttorio nato dal magistero di papa Francesco. Come infatti, ha notato Fisichella, “cuore della catechesi è l’annuncio della persona di Gesù Cristo, che sorpassa i limiti di spazio e tempo per presentarsi ad ogni generazione come la novità offerta per raggiungere il senso della vita. In questa prospettiva, viene indicata una nota fondamentale che la catechesi deve fare propria: la misericordia. Il kerygma è annuncio della misericordia del Padre che va incontro al peccatore non più considerato come un escluso, ma un invitato privilegiato al banchetto della salvezza che consiste nel perdono dei peccati. Se si vuole, è in questo contesto che prende forza l’esperienza del catecumenato come esperienza del perdono offerto e della vita nuova di comunione con Dio che ne consegue”.

Molti i temi affrontati nelle pagine dell’ampio documento. Viene messo l’accento sulla formazione dei catechisti, “maestri, educatori, testimoni”. Nello stesso tempo, bisognerà “vigilare con determinazione perché sia garantita ad ogni persona, specialmente ai minori e alle persone vulnerabili, la protezione assoluta da qualsiasi forma di abuso”. Si parla poi di linguaggi. Narrazione, arte e musica non vanno certo tralasciate. Anzi possono essere molto utili per arrivare soprattutto alle nuove generazioni. Anche la famiglia occupa un posto importante nel Direttorio, con particolare riferimento alle famiglie in sofferenza, che vanno sostenute a accompagnate. Così come non bisogna tralasciare la catechesi dei disabili (in controtendenza rispetto alla cultura dello scarto) e dei migranti. Per loro la catechesi dovrà puntare su accoglienza, fiducia e solidarietà, affinché siano sostenuti nella lotta ai pregiudizi e ai gravi pericoli in cui possono incombere, come la tratta degli esseri umani.

Un importante settore del documento è quello riservato alla cultura digitale, sempre più percepita come reale dai suoi fruitori. Per questo il Direttorio ne mette in luce sia le potenzialità, sia i pericoli (il “lato oscuro” che può portare solitudine, manipolazioni, violenze, cyberbullismo, pregiudizi, odio, oltre alla mancanza di analisi critica). Perciò il testo invita a orientare la catechesi anche per confutare la cultura dell’istantaneo. Rapporto tra scienza e fede, problemi bioetici (con la sottolineatura che non tutto ciò che è tecnicamente possibile è anche moralmente lecito) e necessità di conversione ecologica sono alcuni tra gli altri temi affrontati.

Anche il tema del gender viene toccato: “Un diffuso orientamento di ciò che oggi si presenta sotto la denominazione di gender – avverte infatti il documento – mette in discussione il dato rivelato: ‘Maschio e femmina li creò’. L’identità di genere, secondo tale posizione, non è più un dato originario che l’uomo deve accogliere e riempire di senso, bensì una costruzione sociale che si decide autonomamente, svincolata totalmente dal sesso biologico. L’uomo nega la propria natura e decide che è lui stesso a crearsela”. E quanto all’eugenetica, il Direttorio ne mette in luce il livello discriminatorio. “È importante distinguere con attenzione la differenza tra intervento terapeutico e manipolazione. La terapia per correggere le anomalie genetiche sarà lecita purché promuova il bene della persona senza intaccare la sua identità e integrità; in questo caso non si altera la natura umana. L’intervento terapeutico sulle linee somatiche è conforme alla dignità della persona, mentre quello sulle linee germinali, alterando l’identità della specie umana, è incompatibile con il rispetto della persona”.

Nel corso della conferenza stampa, monsignor Fisichella ha anche risposto a una domanda sull’età della cresima. ” Da teologo io non faro mai la guerra per questo, perché è una guerra persa”, ha sottolineato. Dire che la cresima “è solo per gli adulti per attestare la maturità della fede non corrisponde alla realtà del sacramento”. “Non credo – ha aggiunto – sia bella una strumentalizzazione quella per cui si tiene all’interno della parrocchia il gruppo di fedelissimi”, ritardando il momento della cresima.