Francesco ordina due nuovi vescovi, tra essi monsignor Marini, e ricorda che il primo compito è pregare, essere vicini a Dio. E poi essere vicini al resto del corpo episcopale, senza sparlare gli uni degli altri, vicini ai sacerdoti, come dei padri, e vicini, con compassione e tenerezza al santo popolo di Dio
Papa Francesco ordina due nuovi vescovi, monsignor Guido Marini, che gli è stato finora accanto come cerimoniere e che diventa vescovo di Tortona, e monsignor Andrés Gabriel Ferrada Moreira, Segretario della Congregazione per il Clero. Il Pontefice usa, come schema, l’omelia prevista nel rituale di ordinazione, ma poi sottolinea a braccio quello che più gli sta a cuore: che i vescovi sianmo vicini a Dio, agli altri vescovi, ai sacerdoti e al popolo di Dio. Perché solo così possono davvero essere a imitazione del Signore le cui caratteristiche sono la vicinanza con compassione e tenerezza.
Pensate che la vicinanza è la traccia più tipica di Dio. Lui stesso lo dice al suo popolo nel Deuteronomio: “Pensate quale popolo ha i suoi dei così vicini come tu hai a me”. Vicinanza, con due tracce che lo accompagnano. Una vicinanza che è compassione e tenerezza. Per favore non lasciate questa vicinanza. Avvicinate sempre il popolo, avvicinate a Dio, avvicinate ai fratelli vescovi, avvicinate ai sacerdoti. Queste sono le quattro vicinanze del vescovo».
« “Episcopato”», ribadisce, «è il nome di un servizio, non è vero episcopato senza servizio, non è il nome di un onore come volevano i discepoli uno alla destra e uno alla sinistra, poiché al vescovo compete più il servire che il dominare, secondo il comandamento del Maestro: “Chi è il più grande tra voi, diventi come il più piccolo. E chi governa, come colui che serve”. Servire e con questo servizio voi custodirete la vostra vocazione e sarete autentici pastori. Nel servire, non negli onori, nella potestà, nella potenza, servire sempre servire».
E raccomanda che annuncino la «Parola in ogni occasione: opportuna e non opportuna. Ammonite, rimproverate, esortate con magnanimità e dottrina. Continuate a studiare e mediante l’orazione e l’offerta del sacrificio per il vostro popolo, attingete dalla pienezza della santità di Cristo la multiforme ricchezza della divina grazia».
Studiare e pregare. «Tante volte», ricorda il Pontefice, «qualcuno può dire: “ma ho tanto da fare che non posso pregare”. Fermati. Quando gli apostoli hanno “inventato” i diaconi Pietro cosa dice? “E a noi – i vescovi – la preghiera e l’annunzio della Parola”. Il primo compito del vescovo è pregare e non come un pappagallo. No, pregare col cuore. Pregare. “non ho tempo”. No, togliere tutte le altre cose, ma pregare. È il primo compito del vescovo». Ed è la preghiera che custodisce la vicinanza a Dio. Poi, seconda vicinanza, «la vicinanza agli altri vescovi. “Ma quelli sono di quel partito, io sono di questo”. Siate vescovi Ci saranno discussioni tra voi, ma come fratelli, ma vicino. Mai sparlare dei fratelli vescovi, mai».
E poi vicinanza ai sacerdoti: «Per favore non dimenticatevi che i sacerdoti sono i prossimi più prossimi di voi. Quante volte si sentono lamentele di sacerdoti: “Io chiamai il vescovo, ma la segretaria mi ha detto che ha l’agenda piena, che forse entro 30 giorni potrebbe ricevermi”. Questo non va. Se tu vieni a sapere che ti ha chiamato un sacerdote chiamalo lo stesso giorno o il giorno dopo. Lui con questo saprà che ha un padre. Vicinanza ai sacerdoti. E se non vengono va a trovarli. Vicino».
Infine «la vicinanza al santo popolo fedele di Dio. Quello che Paolo disse a Timoteo: “Ricordati di tua mamma, di tua nonna, non dimenticare che sei stato tolto dal gregge”, non da una élite che ha studiato, ha tanti titoli e tocca essere vescovo. No, dal gregge».
Il Papa invoca il Signore perché «vi faccia crescere su questa strada della vicinanza così imiterete sempre il Signore perché lui è stato sempre vicino e sta sempre vicino a noi e con la sua vicinanza che è una vicinanza compassionevole e tenera e ci porta avanti. E che la Madonna vi custodisca».