La liturgia del giovedì santo ci propone la Messa con il gesto della lavanda dei piedi. Se il giovedì è introduzione al triduo pasquale, il gesto della lavanda dei piedi non è solo un segno inserito nell’Eucaristia, ma è un evento liturgico di estrema rilevanza, diventa cioè il cuore della celebrazione del giovedì. Se la liturgia ci rende presente l’evento, o meglio, rende noi presenti all’evento, nella liturgia della lavanda dei piedi ci rende presenti realmente all’ultima cena e al gesto di amore che Gesù compie per i suoi e per noi. Come a dire che la lavanda dei piedi con acqua è segno del lavacro riversato sull’umanità con il sangue di Cristo nella passione. E’ importante che nella liturgia del giovedì santo la lavanda dei piedi sia unita strettamente all’Eucaristia, in un evento unitario, perché non si possa pensare che il servizio sia disgiunto dalla passione e risurrezione di Cristo. Nella liturgia del giovedì santo abbiamo tutto ciò che ci occorre per affrontare il triduo pasquale: abbiamo il segno che ci rivela il senso della passione e della morte del Signore e abbiamo l’Eucaristia, che ci nutre di vita eterna.
1: Il Vangelo di Giovanni presenta la Pasqua come l’ora di Gesù: proprio nella Pasqua Gesù porta a compimento la sua vita e la sua vocazione, il compito che gli è stato assegnato e affidato dal Padre. Se uno vuole capire il mistero della vita di Gesù deve guardare alla Pasqua, nel momento in cui Gesù trasforma la sua vita in un’obbedienza piena al Padre nel dono di tutto se stesso.
Si può dire che il mistero di Gesù sta in queste parole: è venuto da Dio e a Dio ritorna. Gesù fa quel cammino che l’uomo – Adamo – non è stato capace di fare. In un certo senso anche Adamo veniva da Dio, creato da Dio “a sua immagine e somiglianza”. Ma Adamo non è stato capace di ricondurre a Dio la sua umanità. Dentro la libertà umana è entrato l’atteggiamento di sfiducia nei confronti di Dio che voleva essere autoaffermazione, autorealizzazione; e invece si è dimostrato come un cammino di allontanamento da Dio e dalla vita. Gesù fa un percorso umano; il punto di partenza è la vita che gli viene da Dio. È venuto da Dio, ma porta questo cammino a compimento, ritorna a Dio. Ritorna a Dio con la nostra umanità; ha preso un corpo, un’anima, una libertà, come la nostra; e questo corpo, anima, libertà e sensibilità Gesù lo riporta a Dio, lo fa salire fino al mistero di Dio.
Gesù è assolutamente libero, perché sa quello che sta succedendo, perché il Padre ha messo nelle sue mani ogni possibilità, ogni scelta. Allora che cosa fa nella sua libertà Gesù? Fa un gesto di umiltà e di servizio, si pone in una condizione di piccolezza davanti ai suoi stessi discepoli. Realizza quello che aveva già accennato, senza riuscire a farsi capire veramente dai discepoli, quando aveva detto: “il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita come riscatto per la moltitudine” (Mt 20, 28). Il senso della lavanda dei piedi non è semplicemente un servizio, come un gesto di umiltà, di bontà o di benevolenza verso i suoi discepoli. No, è un annuncio, è un segno che Gesù sta per dare la vita, sta per dare ai discepoli tutto quello che lui possiede. Il segno della lavanda dei piedi anticipa e interpreta la passione del Signore.
5: La lavanda dei piedi interpreta la passione e la manifesta come un dono di amore, come un servizio che Gesù compie ai discepoli portando a perfezione tutta la sua vita e la sua vocazione di amore. Gesù viene da Dio e torna a Dio, facendo della sua vita un dono di amore e un servizio per gli uomini. Questo è il modo per ‘passare da questo mondo al Padre’, questo è il modo per ritornare a Dio. È in questo gesto di Gesù che si rivela il mistero di Dio. Se uno vuole comprendere il mistero di Dio, della rivelazione cristiana, lo deve comprendere non innanzitutto nei miracoli ma nella passione di Gesù, nella morte di Gesù; lì c’è la divinità di Dio, lì c’è il mistero di Dio come mistero di amore; quello è il compimento, è l’ora di Gesù.
6: Signore, tu lavi i piedi a me? Pietro è sorpreso e sbigottito. Tu che sei Dio lavi i piedi a me, peccatore? Ciò che stupisce così tanto Pietro è il capovolgimento di tutto: il Dio atteso, il Messia, il Salvatore si china a lavare i piedi. Certo non è solo un servizio, non è solo un atteggiamento di umiltà, ma è ciò di cui il lavare i piedi è segno: donare la vita, sacrificarsi per la nostra salvezza. Infatti, Gesù risponde: quello che io faccio, tu ora non lo capisci, ma lo capirai dopo. Gesù allude alla sua morte in croce. Pietro non capisce ma capirà dopo. Allora Pietro dice: ‘non mi laverai mai i piedi’; cioè, non posso credere a un Dio come te. Io voglio un Dio potente, che mi salvi con potenza, non un Dio che muore. In fondo, Pietro non ha rinnegato Gesù per paura della morte, ma perché sconvolto da come Gesù si stava mostrando: un perdente, un sottomesso. Dire: ‘non lo conosco’ è dire la verità. Non lo riconosco più. Le sue parole, le folle, i segni mi avevano fatto intendere e sperare qualcosa. Ma ora sta finendo tutto male. Come credere a un crocifisso? Come credere a un Gesù Figlio abbandonato dal Padre? Come credere a un Dio così? Un Dio che non scende dalla croce. Se fosse sceso dalla croce, tutti gli avrebbero creduto.
8: ‘Se non ti laverò, non avrai parte con me’. E ancora Pietro non capisce: ‘lavami tutto’. Perché Pietro vuole soprattutto avere parte con il Signore, andare nel suo regno. ‘Se non ti laverò, non avrai parte con me’; cioè, se non morirò per te, non potrò unirmi a te e salvarti. La mia morte offerta mi permetterà di unirmi a te e di trasformarti. Perché come ho fatto io, facciate anche voi. Ma perché prima l’ho fatto io e voi avete parte con me perché io mi sono unito a voi e vi ho trasformato. Il lavarci i piedi gli uni gli altri non è allora solo un servizio a cui siamo chiamati. Il lavare i piedi è ‘il’ servizio di Cristo per ciascuno di noi, il sacrificio della sua vita una volta per tutte. In questo sacrificio noi abbiamo parte con lui, perché lui ci trasforma e ci rende simili a lui. Allora anche noi possiamo rendere il servizio all’umanità, il sacrificio, in lui, della nostra vita. Il lavare i piedi è il dono della vita di Gesù, perché l’amore deve morire per portare frutto. L’amore che salva è l’amore crocifisso. L’amore che dà vita è l’amore che muore, che non trattiene, che dona. Allora Pietro non ha rinnegato il Signore perché ha avuto paura della morte, ma lo ha rinnegato perché non lo ha più riconosciuto. Anzi, ha incominciato a riconoscerlo attraverso il suo pianto amaro.
14: Di qui chiaramente viene il senso della vita cristiana e il senso dell’Eucaristia. Quando noi facciamo la comunione è come se ci lasciassimo lavare i piedi dal Signore, è come se riconoscessimo: sì, o Signore, io so che il tuo corpo è per la nostra vita, che la tua vita è offerta per noi e lo accetto; accetto la tua passione come sorgente della mia esistenza. Proprio per questo l’Eucaristia impegna tutta la nostra vita; se facciamo la comunione siamo costretti a fare della nostra vita un dono di amore agli altri, perché lì accettiamo che Dio sia diventato dono di amore per noi in Gesù Cristo. Non possiamo evadere, non possiamo lasciare che il Signore muoia per noi e rimanere indifferenti nei confronti degli altri.