Uomo d’oggi!
Io ho un messaggio per te!
Mi vuoi ascoltare un momento?
Se tu mi chiedi chi io sia, ti dirò ciò che è secondario, sebbene importante: sono un messaggero, sono un mandato.
Vengo da lontano, e vengo per te.
Vengo da Cristo; è Lui che mi manda.
Ecco: ora tu diffidi di me e di Lui, e non vuoi ascoltare.
Tu hai paura; sì, hai paura d’essere mistificato, tu sei tanto sicuro del tuo sapere.
Hai paura di essere distratto dalle tue meravigliose occupazioni, le quali mettono nelle tue mani il dominio del mondo.
Fors’anche hai paura che quello che io ti dica sia vero, terribilmente vero; e vorresti far tacere la mia voce prima ch’essa avesse a parlare.
Allora prima che io parli, io ascolto te, quando tu stesso ti definisci, quando con sincerità assoluta tu parli di te a te stesso.
Tendo l’orecchio, perché la voce che sale dalla tua coscienza è fioca; mi pare che faccia propria la parola antica e sempre vera, di Pascal: «… l’uomo nella natura? Un nulla, rispetto all’infinito, un tutto, rispetto al nulla, un qualche cosa di mezzo fra il nulla e il tutto… egualmente incapace di comprendere il nulla donde è tirato, e l’infinito, in cui è inghiottito».
E allora?
Non sei, uomo d’oggi, un mistero crescente?
Man mano che il tuo giorno s’illumina della tua luce artificiale, intorno a te s’addensa più oscura una notte impenetrabile.
Alza la tua voce, e parla più chiaro, nel linguaggio moderno; io ti sento gridare, per bocca d’un tuo testimonio: «Questo mondo, così com’è fatto, non è sopportabile. Ho perciò bisogno della luna, o della felicità, o dell’immortalità, di qualche cosa che sia forse pazzia, ma che non sia di questo mondo» (Albert Camus).
Io comprendo.
La tua tristezza rasenta talvolta l’ossessione del nulla, dell’assurdo e della disperazione, dà ragione alla prima parola del messaggio, ch’io ti voglio annunciare.
Se già lo conosci, val la pena di ripeterla:
«Uomo d’oggi, tu hai bisogno di qualche cosa».
In questo siamo d’accordo: ogni esperienza lo dice, ogni programma lo proclama: v’è bisogno di questo; v’è bisogno di quest’altro. L’uomo è un essere piccolo, ignorante, povero, solo, malato, illuso… e così via, che ha bisogno di diventare grande, istruito, ricco, sociale, sano, cosciente…
È un figlio che cresce, l’uomo; così l’ha chiamato la Bibbia.
Dimmi: e se fosse infelice, l’uomo, per un male inguaribile, cioè se fosse peccatore? voglio dire oppresso da una responsabilità fatale, da cui non può più liberarsi?
Non vi sarebbe per lui altro insultante rimedio che il cinismo? l’angoscia? il rimorso? la disperazione? la dannazione?
Ascolta, io ti prego, uomo d’oggi, il messaggio ch’io ho per te.
Ma ancora tu m’imponi il silenzio.
Tu dici: è vero, l’uomo ha bisogno di salvezza; ma l’uomo si salva da sé. L’uomo d’oggi, così!
Egli è troppo evoluto, egli è troppo critico, egli è troppo ricco, egli è troppo potente per chiedere ad altri che a se stesso la propria salvezza.
Questa è la tua conclusione, lo so, uomo d’oggi.
Tu ne sei fiero. Tu affermi che sei capace di salvarti da te.
Uomo d’oggi! Ascoltami.
Cotesta è la tua conclusione, ma non è la tua certezza. Non può essere la tua verità.
Tu stesso hai la percezione, che quanto più cresci nelle conquiste del tuo progresso, e tanto più sei esposto alla rovina, tanto più hai bisogno di essere salvato!
Ricorda le tue guerre recenti! Guarda le armi che ti stai fabbricando. Leggi nel cuore dei popoli, senza principii, senza coesione, senza pace.
Vedi il loro stesso cammino verso un nuovo ideale di unione, di giustizia e di bontà: è utopia, è ipocrisia, è follia? o è speranza?
Se è speranza, questo ti volevo dire:
io conosco Chi la può garantire.
Io conosco Chi la può realizzare.
In un modo tutto suo; in un modo che trascende i desideri del messianismo temporale, sì; ma in un modo certo, in un modo umanissimo, in un modo…
Mi ascolti? in un modo divino!
Perché il messaggio ch’io ho per te, uomo d’oggi, è ancora quello del Natale: «Non aver paura! (questa è la prima parola: non aver paura!). Ecco: io vi porto una buona novella, che sarà di grande gioia per tutto il popolo. Oggi vi è nato… il Salvatore, che è Cristo Signore!» (Luca 2, 10-11).
Uomo d’oggi,
tu non sei insensibile a questo fatidico annuncio! Io lo so.
Tu hai gli occhi sbarrati:
io lo vedo; tu sei profondamente commosso.
Non lo vuoi dire; ma tu piangi; tu esulti!
Tu non parli, ma io indovino le questioni che ti balzano in cuore:
Dov’è? Chi è? È proprio vero? È proprio per me?
Si. È venuto Chi ci può salvare.
È venuto per noi. È nostro fratello.
Ed è il Verbo di Dio fatto uomo.