MONS. ANTONIO SANTUCCI
(n. Magliano dei Marsi 30/101928 – + San Giovanni Rotondo 26/09/2018)
Nato a Magliano de’ Marsi (in provincia de L’Aquila) il 30 ottobre 1928, ha avvertito la chiamata al sacerdozio all’età di sei anni. Era il 16 dicembre 1934. Quel giorno era morto il parroco del suo paese e il piccolo Antonio fu portato da sua madre a rendere omaggio alla salma del sacerdote, composta con i paramenti sacri e con il calice tra le mani. A quel punto il bambino avvertì una voce interiore che gli diceva: «Sarai come lui». Ha risposto con generosità a quella vocazione, anche grazie ai genitori e ai fratelli che lo hanno sostenuto nel cammino formativo, prima nel seminario diocesano di Avezzano, iniziato dopo le scuole elementari, e poi in quello regionale di Chieti.
Dopo un brillante corso di studi, il primo luglio nel 1951 è stato ordinato sacerdote e, riscuotendo stima e fiducia da parte dei vescovi e degli altri sacerdoti della diocesi, è stato chiamato a ricoprire diversi incarichi, svolti con serietà, competenza e dedizione esemplare. Ha cominciato come vice rettore e rettore del Seminario Diocesano, poi è divenuto vice assistente della Gioventù Femminile di Azione Cattolica, quindi esaminatore e giudice sinodale, delegato per l’Ecumenismo, presidente della Commissione liturgica, direttore dell’Unione Apostolica del Clero, insegnante di Religione nelle scuole statali, membro eletto del Consiglio Presbiterale, revisore dei conti e componente del Consiglio amministrativo, parroco di Carsoli, vicario foraneo, vicario generale, fino alla nomina a vescovo di Trivento, la diocesi più antica del Molise, avvenuta l’8 maggio 1985.
Ricevuta la pienezza del sacerdozio il 22 giugno nella Cattedrale di Avezzano, per l’imposizione delle mani del cardinal Bernardin Gantin, ha fatto il suo ingresso in diocesi dando inizio al suo triplice ministero di insegnare, santificare e governare, ponendo Cristo al centro della sua spiritualità e della sua azione pastorale, confidando nella materna protezione di Maria e vedendo nel Papa il suo punto di riferimento sicuro, così da realizzare fedelmente il suo motto episcopale d’ispirazione paolina: “CARITAS CHRISTI URGET NOS”.
Dopo il compimento del settantacinquesimo compleanno è rimasto in Diocesi come amministratore fino al 18 dicembre 2005. Quando è stato libero da ogni incarico, si è trasferito a San Giovanni Rotondo, presso l’infermeria provinciale dei frati cappuccini, mettendosi a disposizione dei fedeli per il ministero della Riconciliazione sacramentale.
Da vescovo mons. Santucci ha ordinato una ventina di nuovi sacerdoti, ha stimolato e sollecitato continuamente i vari uffici pastorali a raccogliere le sfide e le attese delle nuove generazioni. Con interventi paterni e con articoli di stampa ha fatto da pungolo ai politici affinché si spendessero per le aree interne e mettessero il bene comune al primo posto nei propri programmi elettorali e amministrativi. Ha dato mandato all’economo diocesano e allo staff tecnico di restaurare molte chiese e ha fatto costruire numerose case canoniche. Presso il Santuario diocesano della Madonna di Canneto, a lui tanto caro, ha fatto costruire e ha poi inaugurato la “Grande Tenda del Convegno”, la “Piccola Tenda del perdono” e il “Percorso di preghiera dei venti Misteri del Rosario”. I tanti frutti copiosi dell’impegno tenace e paterno del suo ministero episcopale hanno ricevuto il suggello più splendido il 19 marzo 1995 quando, in una giornata storica, accolse la seconda visita in Molise del Santo Padre, Giovanni Paolo II. Numerosi, infine, i suoi interventi sulla stampa religiosa per precisazioni di ordine etico, morale e dottrinale.
Nella Diocesi di Trivento mons. Santucci ha lasciato una traccia indelebile: persona semplice, umile, disponibile e sempre vicino ai più deboli. Pastore carismatico e al tempo stesso ha sempre vissuto i valori della solidarietà, dell’altruismo, presente in ogni parrocchia nei momenti più importanti, pronto a difendere i diritti del territorio anche con manifestazioni eclatanti per sollecitare i responsabili dei centri del potere a non dimenticare il nostro territorio interno ed emarginato. Allo stesso tempo è stato pastore vigile ed accorto, dalla spiritualità profonda e coinvolgente, predicatore dai contenuti penetranti e convincenti.
La sua spiritualità profonda e il suo dinamico zelo apostolico scaturiva anche dall’aver professato i Consigli Evangelici, fin dal 1985, nell’Istituto Gesù Sacerdote, voluto dal Beato don Alberione Fondatore della Famiglia Paolina. Ha saputo manifestare sempre vivissima gratitudine per la stimolante e ricca fecondità della spiritualità di san Paolo, apostolo mistico e pieno di zelo nell’annunciare a tutti la Buona Novella del Vangelo.