Il Vaticano ha scomunicato Tomislav Vlasic, il primo padre spirituale dei veggenti di Medjugorje. Già dimesso dallo stato clericale nel 2009, continuava a condurre dalla Fortezza dell’Immacolata a Ghedi, nei pressi di Brescia, una sorta di “Chiesa Parallela”.
Il Vaticano ha scomunicato Tomislav Vlasic, il primo padre spirituale dei veggenti di Medjugorje. A notificare il provvedimento è stata la diocesi di Brescia, nel cui territorio l’ex sacerdote vive da anni. La scomunica è l’ultima di una serie di sanzioni che la Chiesa ha imposto a Vlasic, già dimesso dallo stato clericale nel 2009, ed arriva perché l’ex francescano non ha rinunciato a costruire, in una cascina nel Bresciano, una sorta di «chiesa parallela» ispirata a Medjugorje che continuava ad attirare seguaci.
La diocesi di Brescia ha reso noto oggi che lo scorso 15 luglio la congregazione vaticana per la Dottrina della fede ha formalmente scomunicato «il Sig. Tomislav Vlasic», perché, a dispetto della dimissione dello stato clericale comminata il 10 marzo 2019, «in tutti questi anni, nella Diocesi di Brescia e in altri luoghi, ha continuato a svolgere attività di apostolato nei confronti di singoli e di gruppi, sia mediante conferenze che attraverso mezzi informatici; ha continuato a dichiararsi religioso e sacerdote della Chiesa cattolica, simulando la celebrazione di sacramenti non validi; ha continuato a suscitare grave scandalo tra i fedeli, compiendo atti gravemente lesivi della comunione ecclesiale e dell’obbedienza all’Autorità ecclesiastica».
Tomislav Vlasic, 78 anni, era cappellano a Medjugorje quando nel 1986 i sei veggenti, allora giovanissimi, dissero di avere visioni di Maria. L’uomo, all’epoca frate minore francescano, accompagnò spiritualmente i sei ragazzi per anni, e fu coinvolto nella prima promozione del fenomeno che negli anni attiro nel paesino bosniaco milioni di pellegrini. Ultimamente la Santa Sede, senza ancora esprimersi sulla validità delle visioni, ha però ammesso ufficialmente i pellegrinaggi. Tomislav Vlasic nel frattempo si era trasferito in Italia già a fine anni Ottanta, dove, aveva fondato una prima associazione, Kraljice Mira (fondazione Fortezza dell’Immacolata Medjugorje), evoluta, negli ultimi anni, in una cascina, definita casa-santuario e denominata «Immacolata Regina degli Angeli» o anche «Fortezza dell’Immacolata».
Già nel 2008 la congregazione per la Dottrina della fede indagò su Vlasic dopo che in Vaticano – lo rivelò la diocesi di Mostar – giunsero segnalazioni «per divulgazione di dubbie dottrine, manipolazione delle coscienze, sospetto misticismo, disobbedienza ad ordini legittimamente impartiti ed addebiti contra sextum», ossia contro il sesto comandamento, non commettere atti impuri. Con una lettera del 10 marzo del 2009, poi, l’allora ministro generale dei Frati Minori, padre José Rodriguez Carballo, oggi segretario della congregazione dei Religiosi, rese noto ai provinciali di Bosnia Herzegovina, Croazia e Italia che Benedetto XVI aveva ridotto Vlasic allo stato laicale e lo aveva dimesso dall’ordine francescano, proibendogli inoltre – «sotto la pena della scomunica da dichiararsi dalla Santa Sede» – di fare apostolato, di pronunciare dichiarazioni in materia religiosa, specialmente riguardo ai «fenomeni di Medjugorje», e di abitare in un monastero francescano.
La diocesi di Brescia già lo scorso gennaio spiegava che, ciononostante, l’ex religioso aveva creato nel territorio della parrocchia di Ghedi «nei locali di una grande cascina e nei terreni che la circondano, si trova una sedicente casa-santuario, denominata “Immacolata Regina degli Angeli” o anche “Fortezza dell’Immacolata”», nella quale si svolgevano incontri e percorsi formativi con scadenza mensile animati da Vlasic e dai suoi collaboratori «di carattere manifestamente religioso e spirituale, con alcuni distorti richiami alla dottrina cristiana, e apertamente pubblicizzati nel web soprattutto attraverso due siti Internet (www.versolanuovacreazione.it; www.fortezzadellimmacolata.org). Tale esperienza para-religiosa si ispira al fenomeno Medjiugorie, anche se, dopo i gravi provvedimenti canonici presi dalla Santa Sede nel 2009 nei confronti del sig. Vlasic, le attività ivi svolte hanno preso una direzione del tutto autonoma e autoreferenziale.
Negli ultimi tempi le attività presso la cascina di Ghedi hanno conosciuto una fase di notevole e preoccupante espansione ed hanno assunto una certa notorietà anche in altre Diocesi italiane, probabilmente a motivo della diffusione via internet delle attività proposte: promozione di incontri, percorsi spirituali, ampia diffusione di video, testi “dottrinali”, presunti messaggi angelici e mariani, celebrazioni di finti sacramenti cristiani, presenza televisiva su canali nazionali, costituzione di una casa editrice denominata Luci dell’Esodo. Purtroppo, di fatto, il Sig. Vlasic e i suoi collaboratori si ritengono e si comportano – denunciava il vescovo di Brescia – come se fossero una Chiesa parallela, incuranti dei provvedimenti canonici della Santa Sede, nei confronti dei quali non riconoscono più alcuna autorità; essi stessi invece si propongono come la vera Chiesa, alternativa a quella cattolica, celebrando anche atti di culto pubblico e sacramenti, con grave conseguente confusione e scandalo tra i fedeli». Per questo motivo il vescovo di Brescia, mons. Pierantonio Tremolada, vietava ogni attività religiosa nella cascina e chiedeva ai fedeli «di astenersi da qualsiasi forma di partecipazione, diffusione e sostegno, nei confronti delle attività di carattere religioso e formativo che si svolgono a Ghedi presso la suddetta Casa-Santuario».
L’avvertimento, evidentemente, non è bastato. E ora, informa don Adriano Bianchi, responsabile della comunicazione della diocesi bresciana, è arrivata la scomunica: «A motivo di tale pena di scomunica è fatto divieto al Sig. Vlašic di prendere parte in alcun modo come ministro alla celebrazione dell’Eucarestia o di qualunque altra cerimonia di culto pubblico, di celebrare sacramenti o sacramentali e di ricevere i sacramenti, di esercitare funzioni in uffici o ministeri o incarichi ecclesiastici qualsiasi, o di porre atti di governo. Nel caso in cui il Sig. Vlasic intendesse prendere parte alla celebrazione dell’Eucarestia o a qualsiasi atto di culto pubblico, deve essere allontanato o si deve interrompere l’azione liturgica, se non si opponga una grave causa. Sarà cura del Vescovo di Brescia, viste le indicazioni ricevute dalla Santa Sede, provvedere alla notifica del suddetto decreto alla parte interessata, informando debitamente i Vescovi della Cei ed altri Ordinari interessati, di diocesi non italiane, da cui provengono i fedeli che seguono il Sig. Vlasic».