Una catechesi che Madre Elvira ha tenuto per i giovani nel 1998 a Medjugorje. Il suo appello vibrante e accorato: “Dio esiste e io l’ho incontrato!”.
Qualche giorno fa, posando distrattamente lo sguardo sulla libreria i miei occhi si sono mossi verso il libro che racconta la storia della Comunità Cenacolo: “Madre Elvira – L’abbraccio”, San Paolo Edizioni.
Un libro letto avidamente qualche tempo fa, che ripreso in mano mi ha trasmesso quell’energia gioiosa che ci deve rapire per prepararci degnamente al Natale. E in questo senso, le pagine più stimolanti mi sono sembrate quelle che chiudono il volume, rappresentate dalla catechesi tenuta da madre Elvira ai giovani nell’agosto del 1998 a Medjugorje.
In questo appello vibrante risuona più volte la frase: “Dio esiste e io l’ho incontrato!” che in modo appassionato rappresenta il tema centrale di tutta la riflessione della religiosa.
L’inizio della catechesi è subito incalzante e in crescendo:
Siamo stati creati per un gesto, un pensiero, una fantasia di amore. Noi siamo il sogno di Dio realizzato, visibile, palpabile. Quando Dio sogna, crea. Ciascuno di noi è questo sogno. Dobbiamo imparare a contemplare il sogno di Dio guardandoci gli uni gli altri. Vi voglio dare una grande notizia oggi, la più bella notizia, l’unica vera notizia: “Dio esiste e io l’ho incontrato!”.
I giovani sono tutti quelli che hanno il cuore che palpita
Subito dopo chiarisce chi sono per lei i giovani:
I giovani sono tutti coloro che hanno il cuore che palpita, che vibra. Giovani sono tutti quelli che hanno il cuore pulito, verginale, perché pieno di amore. Allora anch’io, che ormai ho più di sessant’anni compiuti, mi sento stragiovane.
Giovani che madre Elvira ha incontrato nella sofferenza, rabbia, emarginazione, e su cui Dio si china di fronte al loro urlo disperato di aiuto. Giovani che oggi
vivono la realtà dell’orfanezza, della solitudine, dell’abbandono perché non hanno incontrato il volto materno, paterno, amico, sponsale, dell’amore.
Ragazzi, che come tutti noi, hanno dentro di sé
gli spazi regalati e dediti allo spirito di questo mondo, spirito del mondo falso e ingannatore, interessato solo alle cose materiali, a quei piaceri passeggeri che ti lasciano l’amaro in bocca. Quei piaceri che poi ti fanno sentire umiliato, disprezzato, strumentalizzato, schiaffeggiato dal male.
Giovani a cui sente il bisogno di chiedere perdono, a nome della famiglia, della scuola, del mondo del lavoro, della stessa comunità ecclesiale:
Perdonate la nostra falsità, perdonate la nostra ipocrisia, perdonate la nostra incoerenza. Perdonateci e non accusateci. Noi non possiamo essere i modelli che voi cercate. I vostri genitori non possono essere quei modelli che voi pretendete di avere. Nessuno di noi è in grado di riempire pienamente il vostro cuore di verità, di coerenza, di luce, di pace, di amore.
L’unico che non delude è Gesù Cristo
E anche se i giovani hanno il diritto di pretendere di più dagli adulti, richiamandoli ad una maggiore coerenza,
il vero modello che non delude è un altro, verso cui vi assicuro che ogni giorno anche tutti noi guardiamo e ci orientiamo: è Gesù benedetto, Gesù figlio di Maria, Gesù figlio di Dio, Gesù il Crocifisso, Gesù il Crocifisso vittorioso, Gesù il Risorto. Lui è il nostro modello, Lui è la nostra risposta.
Rendere felice l’altro
Giovani che nella loro ricerca dell’anima gemella rivelano spesso immaturità ed egocentrismo, e a cui madre Elvira si rivolge spronandoli a chiedersi non se l’altro mi farà felice, ma cosa devo fare io per renderlo tale.
Infatti l’amore non è solo “mi piace” ma è volontà, rispetto, attesa, sacrificio, dono di te stesso alla persona che ami.
E a quanti di loro sentono con timore di essere chiamati alla vita consacrata ricorda che:
Noi abbiamo un Dio che si è definito via, strada, cammino: volete che non vi indichi la strada se veramente vi interessa conoscerla? Ma buttate prima dietro alle spalle la paura del rischio, la paura di coinvolgervi totalmente, perché è la paura che non fa vedere bene.
Un passaggio molto forte della catechesi è rivolto al senso autentico della preghiera:
Penso a dei giovani che dedicano del tempo alla preghiera e rimangono comunque sempre dubbiosi, sempre in sospeso. Quella preghiera è solo sentimento, estasi: tutti vorremmo vedere sempre qualcuno fuori di noi. Invece la preghiera è forza dentro di noi, è un movimento che ti spinge all’audacia, al coraggio. La preghiera ti innesta nella volontà di Dio, ti cambia.
Da qui un accorato richiamo alla concretezza delle scelte di vita che la fede richiede, scelte radicali, in controcorrente rispetto a quelle del mondo. Scelte capaci di meravigliare e stupire chi ci sta intorno.
Non offendiamo il Signore continuando a girargli intorno. Se questo Dio non vi parla è segno che vi inginocchiate davanti agli idoli, non è il Dio di Gesù Cristo! Se non è un Dio che vi dona l’audacia, il coraggio, la libertà di staccarvi da voi stessi, dalle vostre paure, dai vostri complessi, dai vostri peccati e non vi porta in mezzo al mondo per camminare e testimoniare, ebbene non è il Dio di Gesù Cristo. Ve ne siete fatti uno troppo comodo. Vi siete fatti un fantasma sulla vostra misura. Vi siete messi in galera. Ma se incontriamo il Dio di Gesù è un Dio che ti accoglie, un Dio che ti chiama, un Dio che ti riempie, un Dio che ti manda. Ti manda ad urlare quello che abbiamo urlato qui, insieme, tutti: Dio esiste ed io l’ho incontrato!