Dio ha deposto in noi, con la fede e il battesimo, questo nuovo corpo dotato di capacità spirituali nuove e superiori, per neutralizzare l’influenza e l’arroganza dell’uomo vecchio in noi, non tanto dal punto di vista di ciò che percepiamo o sentiamo, quanto dal punto di vista di Dio, della sua immensa giustizia e della sua grande misericordia.
Infatti acconsento nel mio intimo [l’uomo nuovo spirituale] alla legge di Dio, ma nelle mie membra [l’uomo vecchio] vedo un’altra legge, che muove guerra alla legge della mia mente [la legge dell’uomo nuovo creato secondo Dio nella giustizia e nella santità della verità] e mi rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra (Rm 7,22-23)
Ecco la situazione più lacerante che il cristiano affronta! Dopo che ha ottenuto la creazione spirituale dell’uomo nuovo, ecco che la legge della vecchia carne, cioè le passioni, i desideri e le antiche abitudini dell’uomo vecchio, continuano ad agire e a perseguitare l’uomo nuovo al fine di “incatenare” l’essere umano e imporgli il peccato. A questo punto l’Apostolo Paolo si ferma perplesso e sconcertato, ed emette un grido: “Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?” (Rm 7,24).
Ma lo sguardo di fede dell’Apostolo Paolo si chiarisce; comprende che Dio non l’ha abbandonato alla tirannia della vecchia carne con le sue abitudini e i suoi vizi che vogliono trascinarlo a forza verso il peccato. Egli ci ha dato per mezzo di Gesù Cristo un aiuto, creato in noi dal suo Spirito, a partire dal suo stesso corpo di Risorto, con il quale ha vinto il peccato e abolito la morte e la legge. Tale è l’uomo nuovo creato in noi “secondo Dio, nella giustizia e nella santità della verità”. Egli si comporta secondo la legge dello Spirito e di Cristo. E la giustizia che pratica in vista della santità e della verità non appartiene all’ordine delle virtù, ma della natura nuova, nutrita dalla grazia di Dio. Qui Paolo ha compreso il mirabile equilibrio acquisito dall’uomo, attraverso la sua fede in cristo: di fronte all’uomo vecchio con le abitudini che lo dominano e i vizi che soggiogano le facoltà umane e le trascinano verso il peccato, si erge ormai l’uomo nuovo, creato a partire dalla natura stessa del Risorto, dallo Spirito di Dio, a immagine del suo Creatore nella giustizia e nella santità della verità. Quest’uomo nuovo trionfa nell’opera di Dio in vista della giustizia, della santità e della verità. ِAbolisce così il dominio della vecchia carne con le sue vane suggestioni.
Ecco come l’Apostolo Paolo descrive questa situazione:
Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore! Io dunque, con la mente [l’uomo nuovo che governa l’intelligenza spirituale], servo la legge di Dio, con la carne invece la legge del peccato (Rm 7,25).
E qual è il risultato?
Non c’è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù [tramite la fede e il battesimo] (Rm 8,1).
Perché? L’Apostolo stesso fornisce la risposta:
Poiché la legge dello Spirito che dà vita in Cristo Gesù [quella stessa legge secondo la quale è stato creato in noi l’uomo nuovo spirituale] mi ha liberato dalla legge del peccato e della morte (Rm 8,2).
Notiamo qui che “mi ha liberato” è la contropartita di “mi rende schiavo della legge del peccato” (Rm 7,23). Questa liberazione dalla legge del peccato non si è prodotta grazie alle opere umane, ma per un dono gratuito di Dio che ci ha rivestiti dell’uomo nuovo guidato dalla legge dello Spirito della vita. Nella misura in cui il vecchio corpo con i suoi difetti, le sue abitudini e la sua antica connivenza con il peccato aveva il potere d’”incatenarmi alla legge del peccato”, ecco che la legge dello Spirito di vita nel Cristo Gesù (la grazia), stabilità in me insieme all’uomo nuovo, ha acquistato un potere superiore a quello del vecchio corpo, per liberarmi radicalmente dalla legge del peccato e della morte.
Questo significa che Dio ha deposto in noi, con la fede e il battesimo, questo nuovo corpo dotato di capacità spirituali nuove e superiori, per neutralizzare l’influenza e l’arroganza dell’uomo vecchio in noi, non tanto dal punto di vista di ciò che percepiamo o sentiamo, quanto dal punto di vista di Dio, della sua immensa giustizia e della sua grande misericordia.