Eccellenza Reverendissima,
mi permetto di scriverle alcune riflessioni da confratello nel sacerdozio. Sono un prete della diocesi di Bergamo, a servizio di due oratori: non un teologo, non un canonista, ma un prete felicemente in parrocchia con la sua gente.
Le sue esternazioni screditano Papa Francesco
Non ho grandi speranze che lei legga il mio scritto e non ho pretesa alcuna: per me, però, è necessario scriverle, per l’amore che provo per la mia Chiesa e la stima che provo per lei. Desidero porgerle le mie condoglianze sincere per la morte del papa emerito Benedetto XVI, che lei ha seguito fedelmente come segretario per tanti anni; inoltre, vorrei augurarle di cuore buon anniversario di ordinazione episcopale, essendo proprio oggi, giorno dell’Epifania del Signore, il decimo anniversario da quel giorno per lei e per la Chiesa tutta così importante.
La mia riflessione trova la sua origine dalle sue interviste di questi giorni, rilasciate mentre tanta gente, come lei, pregava dinanzi alla salma del papa emerito. Ho letto le sue dichiarazioni a riguardo della sofferenza che il papa emerito ha provato quando papa Francesco ha emanato la lettera apostolica Traditionis Custodes, vedendo “colpita” la Messa in lingua latina che papa Ratzinger, con Summorum Pontificum, aveva invece incoraggiato, con finalità nobili quali, evidentemente, tendere la mano ai seguaci di mons. Lefebvre, per permettere loro una piena riconciliazione con la Chiesa Cattolica.
Inoltre, poche ora prima del funerale di Benedetto, lei ha rilasciato dichiarazioni che, mi permetta di scriverlo chiaramente, screditano papa Francesco, affermando il suo stupore (e non nascondendo il suo risentimento) per aver deciso, qualche anno fa, che lei avrebbe tenuto il titolo di prefetto della Casa Pontificia ma, concretamente, non avrebbe esercitato il relativo ufficio, restando di fatto “solo” segretario personale del papa emerito.
Lei sapeva che Papa Benedetto avrebbe rinunciato
Cara eccellenza, le sue affermazioni mi hanno ferito e preoccupato; peraltro, tanta gente ha avuto la mia stessa reazione alle sue esternazioni. Mi permetta qualche semplice considerazione. Lei ha affermato di aver saputo mesi prima dell’11 febbraio 2013, giorno della rinuncia di papa Benedetto XVI, dell’intenzione del Santo Padre di giungere al passaggio storico della rinuncia al ministero petrino, custodendo ovviamente questa conoscenza sub secreto pontificio. Dunque, eccellenza, quando papa Benedetto la nominò, a dicembre 2012, prefetto della Casa Pontificia, elevandola nel contempo alla dignità di arcivescovo, lei già sapeva che sarebbe stato Prefetto di quella Casa Pontificia che presto non sarebbe più stata quella di papa Ratzinger.
Il giorno della sua ordinazione episcopale, in San Pietro, la sua forte commozione non era forse soltanto dettata dall’emozione e dal senso di responsabilità propria di chi diviene vescovo, ma anche dalla consapevolezza che, circa un mese dopo, sarebbe stato un altro il Pontefice, così che le sue promesse di fedeltà al papa sarebbero presto state vissute non verso papa Benedetto, di cui era segretario, ma verso il suo successore.
Ora, Vescovo Gaenswein, io credo lei avrà chiesto, vista la sua vicinanza a papa Benedetto, il perché di una nomina siffatta, data la sua imminente rinuncia, no? Se papa Benedetto l’ha ritenuta degna del sacramento dell’episcopato, avrebbe potuto nominarla alla guida di una importante diocesi: perché fece la scelta di nominarla Prefetto della Casa Pontificia appena prima della sua rinuncia? Questo credo abbia vincolato non poco papa Francesco, che ha trovato il prefetto appena ordinato vescovo e che esercitava quel ministero da un paio di mesi… Le avrà spiegato la scelta papa Benedetto, sbaglio? Lei mi risponderà che il problema è emerso dalla scelta, qualche anno dopo, di papa Francesco. Ora, Eccellenza, lei è Vescovo ed esperto di diritto canonico, oltre che servitore delle più alte gerarchie ecclesiastiche da decenni. Io sono un semplice curato di oratorio. Posso reputare che il mio Vescovo o un mio superiore mi abbia fatto un torto? Posso eccome, ovviamente! Il mio rispetto per il mio Vescovo e la mia obbedienza a lui passano da un rapporto fondato sull’autenticità; sarebbe pertanto mio dovere recarmi da lui, una due, cento volte se necessario e confrontarmi con lui, esternando il mio pensiero e chiedendo spiegazioni. Così funziona tra padre e figlio, tra Vescovo e presbitero, tra il papa e i suoi vescovi.
Eccellenza non pubblichi le sue memorie
Eccellenza, mi permetta di osare di darle un consiglio: parli con il papa ed esponga le sue ragioni. Io non so da che parte stia la verità, lei può avere tutte le ragioni e se di “infallibilità” si può ancora parlare a riguardo del pontefice, questa certamente non è relativa alla nomina dei vescovi. Affidare alla stampa le sue esternazioni su questioni che riguardano lei e il papa, ben sapendo lei di quanti hanno usato e useranno la figura di papa Benedetto, e anche la sua, Eccellenza, per attaccare papa Francesco, è una mossa imprudente e pericolosa. Peraltro, attaccare pubblicamente un confratello per umiliarlo dinanzi ad altri confratelli e a persone che non sono a conoscenza dei fatti, costituisce un atto grave. In questo modo, Eccellenza, lei perde il legame con il papa: chi perde il legame con il papa non perde solo quel legame, ma perde anche la Chiesa e Gesù Cristo stesso.
So che tra pochi giorni verrà pubblicato un testo con le sue memorie, di cui le interviste da lei rilasciate costituiscono un’anticipazione: come ben sa, quel testo è molto atteso dalle frange ostili al papa regnante e se vi saranno attacchi a Francesco quel testo farà molto male all’unità della Chiesa. Eccellenza, come fece papa Benedetto, dichiarandolo in sede di rinuncia, esamini attentamente e ripetutamente anche lei la sua coscienza dinanzi a Dio e se emergerà che quel testo è una raccolta di risentimenti e attacchi, pur con tutte le conseguenze che vi faranno seguito, ne blocchi immediatamente la stampa e il commercio. Sarà un atto nobile di un vescovo che sta dalla parte della verità, senza cedere a simpatie o alla tentazione del risentimento.
Caro Vescovo Gaenswein, lei è un uomo di fede e di cultura: ha già dimostrato la sua dedizione alla Chiesa e l’amore verso chi è chiamato alle alte responsabilità, come dimostrano i decenni vissuti prima accanto al cardinale Ratzinger e, a seguito della sua elezione, a papa Benedetto XVI. Ora sia un buon pastore, Mons. Georg, serva la chiesa con umiltà e mettendo a disposizione del papa, dei confratelli e del popolo di Dio le molte competenze maturate nel tempo: con il papa individui un incarico che le permetta di servire al meglio la Chiesa come Vescovo. Può fare tanto bene, Eccellenza: papa Benedetto non mancherà di sostenere il suo servizio e il suo impegno per l’unità della Chiesa.
Assicurando il mio ricordo nella preghiera, saluto cordialmente invocando il dono della sua Benedizione Apostolica.
Don Alberto Varinelli