Nel loro messaggio per il tempo in preparazione alla Pasqua i vescovi ci invitano a tre conversioni: all’ascolto, alla realtà, allo Spirito. Un tempo opportuno per lasciarci “pro-vocare” e interpellare dal Signore
Cari amici lettori, nei giorni in cui avrete in mano la rivista saremo prossimi all’inizio della Quaresima. Per cominciare in modo significativo il nostro itinerario verso la Pasqua i vescovi italiani, nel messaggio per la Quaresima pubblicato lo scorso 18 febbraio, ci invitano a tre conversioni: all’ascolto, alla realtà, alla spiritualità. La prima conversione, quella all’ascolto, ci può sembrare più ovvia: fa parte delle esigenze quaresimali un ascolto più profondo della Parola di Dio. Questa prima conversione, ci ricordano i vescovi, «implica un atteggiamento di apertura nei confronti della voce di Dio, che ci raggiunge attraverso la Scrittura, i fratelli e gli eventi della vita».
Dio ci parla anche attraverso i fratelli e gli eventi della vita! «Sentiamo il bisogno di imparare ad ascoltare in modo empatico», richiamano ancora. Perché «una Chiesa che ascolta è una Chiesa sensibile anche al soffio dello Spirito». Solo così si evita il rischio della supponenza e dell’autoreferenzialità. Mi sembrano sottolineature preziose, se non vogliamo ridurre la conversione a qualcosa di intimistico, a uno spiritualismo avulso dalla vita, o a pratiche solo esteriori che non toccano la vita e il cuore. La seconda conversione cui siamo chiamati è quella alla realtà. Il «Dio cristiano è il Dio della storia», sottolineano i vescovi italiani.
Dunque «urge l’obbedienza al presente», un «riappropriarci del tempo presente con pazienza e restando aderenti alla realtà». La pazienza è l’atteggiamento di Cristo, così come la sua volontà di amare senza risparmiarsi. Questo comporta tra l’altro anche il compito dei cristiani di «educare alla verità», per colmare la distanza tra la realtà e la sua percezione spesso falsa, distanza in cui si insinuano ignoranza, paura, intolleranza. La terza conversione, quella alla spiritualità, è un invito a non fermarsi alla materialità delle cose, ma tentare di scorgere invece «l’azione dello Spirito, che rende ogni epoca un “tempo opportuno”». Lo Spirito chiede ai credenti di «considerare ancora oggi la realtà in chiave pasquale, come ha testimoniato Gesù, e non come la vede il mondo».
Lo Spirito «non aliena dalla storia» ma, «mentre radica nel presente, spinge a cambiarlo in meglio». Il presente è sempre anche «un tempo dello Spirito, un tempo di pienezza perché contiene opportunità di amore creativo». Anche questa è una notazione preziosa, perché ci mette in guardia dal cedere alla tentazione di giudicare solo negativamente il nostro tempo, trascurando i richiami dello Spirito che invece vi sono. Ognuno dei tre punti del messaggio dei vescovi è accompagnato da domande.
Mi sembra importante, soprattutto in questo tempo di Cammino sinodale, lasciarsi porre delle domande, come singoli e in comunità, per metterci seriamente in cammino, uscire dalla “routine” o dall’abitudine a “consumare” dei riti senza che sia coinvolta la profondità della nostra vita. D’altronde, anche Gesù pone domande nel Vangelo, “pro-vocando” ciascuno perché dia una risposta. Questo in fondo è la Quaresima: un tempo per lasciarci pro-vocare dal Signore, per interrogarci e farci mettere in discussione. Non perdiamo questa opportunità!