Due sono i cardini del Libro dell’APOCALISSE sui quali poggia questo canto di vittoria del credente.
Il primo è la sovranità di Dio (si legga la grande visione del capitolo 4). Dio è il Signore della vita e della morte, il Dio della storia. Per questo la Chiesa ha il diritto di essere al sicuro. Nulla può strapparla all’amore di Dio e nulla può svuotare la promessa che le è stata fatta. E’ questa, in definitiva, la radice di ogni speranza. Dio è colui che tiene nelle mani la sua Chiesa: una Chiesa perseguitata e lacerata, in lotta col male e col peccato, ma che – ugualmente – ha il diritto e il dovere di essere lieta e vittoriosa, perché è nelle mani di Dio che è il Signore dell’universo.
Il secondo punto fermo dell’Apocalisse è la convinzione che per leggere la storia occorre partire dalla vicenda di Gesù Cristo. Ciò appare con molta chiarezza nella visione dell’agnello e del libro sigillato (5,1-14).
Il profeta vede l’agnello come ucciso (il Crocifisso) e nel contempo ritto in piedi (il Risorto). Si tratta di una pagine in cui è ampiamente affermata la divinità di Gesù, la sua sovranità universale e vittoriosa. Il mondo è ancora in balìa del male , ma la vittoria è già nelle mani del Cristo morto e risorto. C’è però un secondo tema ancora più importante, e facilmente visibile se appena si rilegge l’intera pagina e se ne individuano le sequenze. La visione si apre con la presentazione di un libro chiuso con sette sigilli: «Vidi nella destra di Colui che sedeva sul trono un libro scritto dentro e fuori, sigillato con sette sigilli, un angelo possente gridava: chi è degno di aprire il libro e di sciogliere i sigilli»? Poi la constatazione che nessuno – né in cielo né in terra, né sottoterra – è in grado di aprirlo e di leggerlo. Di qui il pianto del profeta, perché «Nessuno era stato trovato degno di aprire il libro e di leggerlo». Ma poi l’affermazione sorprendente e gioiosa che il Cristo morto e risorto è in grado di aprire il libro e leggerlo: «Ma uno degli anziani gli disse : non piangere! Ecco, ha vinto il leone della tribù di Giuda , la radice di Davide. Egli è capace di aprire il libro e di rompere i suoi sigilli» Il segreto della nostra pagina ( ma anche dell’intera Apocalisse e – perché no? – della nostra stessa fede ) è tutto racchiuso in questa semplice successione di gesti. Nessuno è in grado di aprire il libro , cioè di cogliere nella confusione delle vicende umane la direzione e il senso vero delle cose. Di qui l’angoscia, lo smarrimento. Ma ora non è più così, afferma l’Apocalisse: con la sua morte e risurrezione Cristo ha rotto i sigilli e il libro si è aperto. Lo sforzo dell’uomo, le sue ricerche filosofiche e religiose non sono in grado di penetrare il mistero di Dio e il senso vero delle vicende umane . L’uomo abbandonato a se stesso si smarrisce, e solo nel Cristo morto e risorto ritrova la sua verità. Pensiero di grande importanza, che si pone nel contempo come consolazione e come polemico avvertimento. Consolazione: ora l’uomo non è più abbandonato a se stesso, e la possibilità di aprire il libro e di comprenderlo gli è data. E ammonimento polemico: affidarsi alle chiacchiere che provengono da ogni parte e che pretendono di rivelare il senso delle cose è illusorio : soltanto dalla morte e risurrezione del Cristo viene la possibilità di comprendere appieno il senso della storia.
Ma in che cosa consiste il mistero che la storia racchiude nel proprio seno e che soltanto chi illuminato da Dio sa riconoscere? E’ qui che appare tutta l’originalità della visione del libro sigillato e dell’agnello. La rivelazione necessaria per leggere la storia e prevederne il senso è la vicenda storia di Gesù. Non dunque una rivelazione nuova, ma una memoria. E’ osservando la vicenda di morte e risurrezione vissuta da Gesù che il cristiano comprende come vanno le cose in profondità . E’ vero che il disegno di Dio è sempre combattuto; che addirittura c’è un tempo in cui le forze del male sembrano prevalere (la Croce); ma è ancora più vero che l’ultima parola è del Signore risorto. La via di Dio della non violenza coraggiosa e del martirio, è crocifissa, ma non vinta. Di qui la grande consolazione. Ma prima ancora un criterio di valutazione. Contrariamente alle apparenze, sono i martiri che costruiscono la vera storia, non i potenti e gli oppressori. Per un cristiano questo deve diventare un irrinunciabile criterio di lettura degli eventi. Ma se è così, dovremmo riscrivere tutti i libri di storia.
L’Apocalisse è un libro complesso, affascinante, per molti versi oscuro. Ma il lettore si è certamente accorto che complessità, fascino e oscurità non impediscono di cogliere il suo tema centrale, e cioè la ripetuta affermazione della presenza del Regno di Dio nelle vicende umane. L’Apocalisse intende rispondere a una domanda cruciale: come valutare la storia e come porsi in essa? La risposta è semplicissima: il criterio di valutazione della storia è Cristo e il modo di porsi in essa è indicato, una volta per tutte, dalla via che Egli ha percorso.