«Ch’al collo d’un grifon tirato venne». Il passo del Purgatorio (XXIX, 108) è il fulcro dell’ermeneutica biblica per Dante. Senza sottovalutare il debito per la letteratura, fra i commentatori cresce l’interesse per la Sacra Scrittura nella Commedia. Più che “processione mistica”, il canto XXIX è la processione della Bibbia. Si è nello snodo tra il Purgatorio e il Paradiso e Matilde invita Dante a guardare oltre «l’affetto de le vive luci». La processione inizia le “sette liste” dello Spirito Santo menzionate nell’Apocalisse (Ap 1,13-20. La prima parte del corteo vede «ventiquattro seniori»: secondo la tradizione latina ventiquattro sono i libri dell’Antico Testamento, il codice imprescindibile per il Nuovo Testamento. Al centro sono posti i simboli dei quattro evangelisti: Marco (il leone), l’uomo (Matteo), il bue (Luca), e l’aquila (Giovanni). I vangeli circondano «un carro… triunfale».
La Chiesa è il carro che occupa la parte centrale della processione: avvolta dalla Scrittura, la Chiesa trova in essa il suo spazio vitale. Il centro della processione è occupato dal grifone che conduce il carro. Con le due nature – umana (il leone) e divina (l’aquila) – il grifone è Gesù Cristo che, da Risorto, guida la Chiesa e conferisce senso alla Scrittura. Segue la sosta sul tipo di processione: è trionfale come quella di Scipione e di Cesare Augusto. Così è evocato l’incontro finale con il Risorto nella parusia (1Ts 4,17). Nella seconda parte, il corteo riprende con tre donne: l’amore (il rosso), la speranza (lo smeraldo) e la fede (la neve), citate in 1Ts 1,3. A sua volta, l’amore genera le quattro virtù cardinali (la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza) ereditate dallo stoicismo. La processione avanza lenta verso l’epilogo con Luca, autore anche degli Atti degli apostoli, e Paolo: «due vecchi in abito dispari». Paolo è rappresentato con «la spada lucida e aguta, / tal che di qua dal rio mi fé paura».
Pur trovandosi all’altra riva del Lete, il poeta è spaventato dalla spada della parola di Dio. La visione termina con «quattro in umile paruta»: Pietro, Giovanni, Giacomo e Giuda, gli autori delle lettere minori. «Un vecchio solo / venir, dormendo» chiude la processione della Bibbia: è l’autore dell’Apocalisse. A questo punto la processione si ferma davanti a Dante «con le prime insegne». La processione della Bibbia esprime alcuni contenuti d’inestimabile attualità. Paragonata alla «gran foresta», la Bibbia è riconosciuta per la sua natura letteraria che veicola la sua ispirazione: «La Scrittura condescende / a vostra facultate, e piedi e mano / attribuisce a Dio e altro intende» ( Paradiso, IV, 43-45). Il motivo della condiscendenza rinvia alla concezione patristica della Scrittura e anticipa «l’ammirabile condiscendenza dell’eterna Sapienza» (cfr. la costituzione del Concilio Vaticano II Dei Verbum, 13).
Spesso l’ermeneutica biblica ha visto una scissione nociva con la letteratura, come se l’ispirazione biblica potesse prescindere dall’ispirazione artistica e viceversa. Contro tale frattura, all’inizio del canto XXIX Dante chiede il soccorso delle muse affinché l’aiutino a mettere in versi «forti cose». Quanto più la Bibbia è letta secondo le dinamiche dell’ispirazione artistica, tanto più veicola significati sempre più profondi. L’unità della Scrittura con i quattro sensi caratterizza la processione del carro con il grifone: il senso letterale da cui fluiscono il senso allegorico (la fede), morale (l’amore) e anagogico (la speranza).
Tra senso letterale e spirituale c’è un diuturno travaso: il senso letterale senza quello spirituale cade nel letteralismo; il senso spirituale senza il letterale naufraga nello spiritualismo. Soltanto lo Spirito genera il “trascendimento” (cfr. l’esortazione apostolica di Benedetto XVI Verbum Domini, 38) dalla lettera agli altri sensi della Scrittura: è la “trasfigurazione” della Parola (cfr. il motu di Francesco Aperuit illis, 14). La Chiesa (il carro) e Gesù Cristo (il grifone) catalizzano la processione della Bibbia. Senza la Sacra Scrittura, la Chiesa è un carro impantanato. Soltanto Cristo, morto e risorto, conduce la Chiesa dove, quando e come vuole nella storia umana. Una mirabile inclusione apre e chiude la processione della Bibbia nella Commedia: a «vidi le fiammelle andar davante» corrisponde il carro che si ferma di fronte a Dante con «le prime insegne».
Scriveva bene L. Alonso Schöckel: «La Bibbia non è stata scritta per i biblisti, né il Don Chisciotte per gli studiosi di Cervantes, né la Divina Commedia per gli esperti di Dante».