La nostra società si sta interrogando sulla sua capacità di amare. La misericordia può aiutarci a provarci sempre di nuovo, mettendo l’accento su tre passaggi fondamentali.
Prima di tutto, amare vuol dire avvicinarsi. Possiamo passare molto tempo a fare la cernita delle buone ragioni per non fare il primo passo, ma a un certo punto bisogna avanzare verso l’altro senza sapere come verremo accolti. Questo va fatto con delicatezza, come ha testimoniato Gesù durante tutta la sua vita, ma non possiamo amare senza aver effettuato questo movimento verso gli altri.
Secondo passaggio fondamentale: amare vuol dire accettare di essere toccati, non solo da chi ci sta vicino ma anche dagli sconosciuti che avvertiamo in difficoltà. Ponendo l’accento sulla nostra emotività, la misericordia ci ricorda che non esiste relazione se non permettiamo agli altri di avere un impatto su di noi. Valorizzare le sensazioni non vuol dire però essere ingenui. Gesù non era un ingenuo: avverte i suoi discepoli che li invierà come agnelli in mezzo ai lupi e li invita ad essere prudenti come serpenti e semplici come colombe. Tali avvertimenti non impediscono a Gesù di lasciarsi toccare dalla sofferenza dei suoi interlocutori. La sua vita pubblica non termina come quella di un guerriero insensibile, ma come quella di un uomo che condivide con i discepoli la sua tristezza e la sua paura.
Terzo passaggio, senza dubbio il più delicato: possiamo dimostrare misericordia verso gli altri solo se riceviamo la misericordia di Dio. Quando la relazione con chi ci circonda diviene complicata, l’accompagnamento di un terapeuta o di un coach offre un aiuto prezioso per sciogliere i nodi della vita. Ma anche quando stiamo effettuando un lavoro su noi stessi, questo non impedirà alle prove della vita di farci visita: l’ingiustizia, la separazione, la malattia, il lutto. Attraverso tali prove, la misericordia ci rammenta che Dio è al nostro fianco, anche nei momenti in cui dipendiamo in modo vitale dalla sua benignità. Anche se non lo vediamo, anche se non “avvertiamo” la sua presenza.
Étienne Séguier giornalista per il settimanale cattolico La Vie e coach, autore di Pratiquer la miséricordie. Empathie et solidarité, ed. Empreinte Edition, 2015. (Traduzione di Giacomo Tessaro)