Ha per titolo una domanda inquietante, posta dal teologo e martire luterano Dietrich Bonhoeffer durante la prigionia, il volume di don Vittorio Rocca Dove sono gli uomini responsabili? Coscienza e discernimento morale (Catania, Carthago edizioni, 2019, pagine 472, euro 20).
Partendo dalla convinzione che la coscienza sia un dato costitutivo e distintivo dell’uomo, come pure dalla constatazione della sua importanza per vivere la complessità culturale e la rapidità che caratterizzano la società odierna, l’autore, che è sacerdote della diocesi di Acireale e docente allo Studio Teologico San Paolo di Catania, si propone di offrire con questo studio un contributo alla formazione della coscienza, impegno che deve accompagnare la persona per tutta la vita. Aprendosi al problema della questione educativa, il discorso viene contestualizzato nell’ambito dei lavori e dei conseguenti documenti dei Sinodi sulla famiglia e sui giovani, perché l’obiettivo della formazione della coscienza è la creazione di soggetti capaci di un reale e serio discernimento. Di persone cioè, che sappiano «giudicare in modo responsabile la realtà, tenendo simultaneamente conto della fedeltà ai valori e della necessaria attenzione alla situazione concreta».
Nel susseguirsi dei capitoli, la vita cristiana viene presentata come un cammino, dove le esigenze del vero e del bene si integrano con il vissuto effettivo e dove la realizzazione della persona avviene all’interno delle sue relazioni con gli altri. Sono affrontati i temi della formazione della coscienza, con il necessario riferimento alla persona di Cristo, vera norma di ogni agire cristiano, e la legge della gradualità, tenendo viva la tensione tra la situazione concreta della coscienza della persona e i valori e le norme da proporre attraverso una continua conversione, dimodoché, un passo alla volta, la propria vita si possa conformare a questi valori.
Si arriva così al rapporto tra coscienza e norma, a partire dalla pazienza educativa: la norma deve entrare nella vita dell’uomo non come limite, ma come direzione da seguire e aiuto alla libertà di ciascuno nella ricerca del senso da dare alla vita. Ogni essere umano è infatti segnato da fragilità: non ci si può limitare a prescrivergli una medicina, ma occorre individuare una terapia che sia adatta alle sue forze.
Per riuscire a rispondere in modo adeguato alle sfide che si presentano nella vita di ognuno, l’autore si sofferma sui criteri necessari per la formazione al discernimento del bene concreto da compiere: la purificazione del cuore, l’esame di coscienza, l’ascolto della Parola, i segni dei tempi e, come ricorda spesso Papa Francesco, la contemplazione del volto di Cristo nei volti sofferenti dei più poveri. Infine, riferendosi al Magistero specifico dell’attuale pontificato, mostra che legge fondamentale della coscienza cristiana dev’essere l’amore misericordioso manifestato da Gesù con le parole e con i gesti.
Come conclusione, vengono indicate alcune luminose figure della Chiesa, quali esempi di coscienze sante, responsabili, capaci di discernimento: Tommaso Moro, che antepose l’ascolto della coscienza all’affetto dei suoi cari, il cardinale Newman, che rivendicava il primato della coscienza sopra ogni altra autorità, i monaci di Thibhirine, che decisero di rimanere in Algeria mentre imperversava la guerra civile, facendosi presenza pasquale, e infine don Pino Puglisi che, al fine di sconfiggere la mafia, ha dedicato la sua vita sacerdotale alla formazione della coscienza dei giovani, insegnando loro ad affrancarsi dalla paura, dall’omertà e dalla sopraffazione.
Il lettore troverà nel volume, oltre a un corposo apparato di note e a una ricca bibliografia che indicano piste e autori da consultare per poter approfondire l’argomento, anche alcune chiavi ermeneutiche che aiutano a entrare nello spirito del pontificato di Papa Francesco. Ad esempio il “principio misericordia”, “principio motore e direttivo” della vita cristiana: mentre nell’Amoris laetitia assume il paradigma antropologico della fragilità umana come parte integrante della sua identità, nella Laudato si’ si incentra sulla cura della casa comune. «Una morale che assuma il principio misericordia dev’essere consapevole di un cambiamento di paradigma, che si può esprimere con il passaggio dalla centralità della norma alla centralità della condizione peccatrice della persona», scrive l’autore, mostrando poi che la vera questione nella vita ecclesiale oggi sia «come conciliare le esigenze del Vangelo in una Chiesa che da Maestra continua instancabilmente ad essere Madre dei suoi figli più fragili».
Don Rocca ricorda a questo proposito, consegnandole ad ogni lettore, le parole del cardinale Carlo Maria Martini: «La Chiesa deve far sentire la misericordia di Dio nel mondo. Non deve far sentire né la strapotenza, né la capacità organizzativa, né la capacità economica, ma la misericordia».
di Giuseppe Merola