L’Ultima cena è una scena fondativa della vicenda cristiana: Gesù spezza per l’ultima volta il pane con i suoi, sapendo che sarà tradito e che andrà a morire. E lo fa consapevolmente , per interrompere la spirale della violenza, di quello spirito di vendetta che sempre giustifica le azioni più efferate e disumane (come la storia, anche contemporanea, tristemente ci insegna). Lo stesso Nietzsche – non certo accusabile di bigotteria – riconosce che con questa mossa controintuitiva e opposta alla logica ristretta del do ut des, Gesù interrompe la catena della violenza attraverso il sacrificio di sé, rispondendo alla violenza con la mitezza libera da risentimento. La parodia francese ribalta questo significato di sacrificio per la pace, affermando la propria libertà di espressione “a prescindere’” Cosa che sempre produce violenza. Per di più, nel clima contemporaneo che si presenta segnato da conflitti sempre più drammatici nel nome dello scontro di civiltà, dissacrare l’iconografia (cattolica in questo caso, ma lo stesso vale per tutte le confessioni) si pone come un atto particolarmente irresponsabile. Colpisce poi il fatto che la Francia impregnata, dalla Rivoluzione francese in avanti, di una cultura profondamente laicista, da una parte vieta di indossare simboli religiosi nello spazio pubblico (imposizione che, fatta nel nome della libertà, risulta quantomeno paradossale); dall’altra non si fa problema nel denigrare i simboli religiosi pubblicamente.
A margine si può poi anche sottolineare come il tecno-capitalismo, che si presenta come una vera e propria religione, con i suoi sacerdoti, le sue liturgie, i suoi dogmi e precetti, i suoi riti collettivi, la sua violenza simbolica che non ammette alternativa, non sia oggetto di alcuna satira, in questo o in altri contesti pubblici. Senza la fraternità la libertà diventa volontà di potenza e l’uguaglianza equivalenza indifferente alla unicità di ciascuno. Non basta pensare di avere ragione (sempre che sia questo il caso). Calpestare ciò in cui crede l’altro (magari per un senso di rivalsa rispetto a soprusi subiti) uccide la fraternità e lascia campo libero alla guerra. Lo stesso Nietzsche scriveva, in Così parló Zarathustra: «Che l’uomo sia liberato dalla vendetta – questo è per me il ponte verso la speranza suprema e un arcobaleno dopo lunghe tempeste». Lo spirito dell’ultima cena, più che da denigrare, sarebbe in questo momento da prendere molto sul serio.