«È questo forse il più potente segno di verità offertoci dal Libro. L’intento della Bibbia non è quello di farci ammirare l’uomo, bensì di farci ammirare l’azione che Dio esercita trasformando l’uomo». Questo dinamismo spirituale che il biblista Paul Beauchamp sottolinea con forza è al centro di Parlare delle Scritture sacre ora riproposto da Vita e Pensiero in una nuova edizione (pagine 124, euro 14,00). Il libro raccoglie sette conversazioni del 1978, cinque della quali tenute dal gesuita francese nella chiesa di Saint-Ignace a Parigi.
Un percorso che si inscrive «nella linea di una iniziazione ai presupposti per una lettura della Bibbia secondo la tradizione cui io stesso faccio riferimento», lo definisce l’autore. Beauchamp, nato nel 1924 e morto nel 2001, è stato uno dei massimi studiosi della Bibbia del secolo scorso. Docente di Sacra Scrittura al Centre Sèvres di Parigi, ha scritto fondamentali contributi per l’interpretazione moderna del Pentateuco, privilegiando una lettura simbolica e antropologica (ad esempio, come disse 15 anni fa in un’intervista ad Avvenire sul tema della violenza nella Bibbia sulla scorta di René Girard) rispetto a quella tradizionale storico-critica. Inoltre ha sottolineato la necessità di una ‘traversata’ da un Testamento all’altro, Antico e Nuovo. Il suo libro più famoso della quarantina scritti è, non a caso, L’uno e l’altro testamento.
Al lascito dell’illustre studioso e alla sua attualità la Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano dedica dopodomani – prima iniziativa aperta al pubblico del nuovo anno accademico – una giornata di studi dal titolo La forma biblica della verità. La prima sessione tratterà il tema ‘Come il testo biblico costruisce la sua verità’ con i contributi di Guido Benzi (Pontificia Università salesiana di Roma) e Roberto Vignolo (docente emerito di Sacra scrittura alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale di Milano). Nel pomeriggio al centro ‘La teologia biblica come teologia della Bibbia’ con gli interventi di Giovanni Trabucco (Facoltà teologica del Triveneto) e Benoît Bourgine (Facoltà teologica di Louvain-la-Neuve). Di quest’ultimo studioso è da poco uscito, per Queriniana, Così sta scritto. Saggio di teologia biblica (pagine 256, euro 32,00), che ha al centro la necessità del dialogo tra teologia dogmatica ed esegesi. Un dialogo che, per Bourgine, avviene nella teologia biblica, che collega Bibbia e vita di fede nell’oggi. Il testo è l’edizione italiana di Bible oblige: Essai sur la théologie biblique. La parafrasi del noto detto Noblesse oblige viene citata da Roberto Vignolo in apertura dell’introduzione proprio a Parlare delle Scritture sacre per sottolineare che «non solo la Bibbia vuole lettori capaci di volare alto, disposti a un impegno di qualità, ma lascerebbe soprattutto intendere che di un grande impegno nei loro stessi confronti è la Bibbia per prima a farsi carico».
Ecco, dunque, che Beauchamp nella sua riflessione fa leva innanzitutto sulla costituzione conciliare Dei Verbum e in particolare sulla sua intenzione profonda, che è quella – divenuta centrale nel ministero di un biblista e pastore come il cardinale Carlo Maria Martini – di “spalancare” la porta della Bibbia a tutti, secondo le loro possibilità. Nel farlo il gesuita francese sottolinea i caratteri teologale, cristologico e antropologico «dell’intera biblioteca biblica nel cui mare magnum instancabilmente naviga». Una biblioteca che rivolge al lettore un’«intimazione», colta (nel suo celebre Mimesis) da un filologo romanzo del calibro di Erich Auerbach, per il quale a differenza delle storie di Omero, quelle bibliche non vogliono ‘lusingare’ ma ‘assoggettare’. Siamo nel discorso che un altro critico, Harold Bloom, avrebbe definito del ‘canone occidentale’. Ma Beauchamp, da biblista, sottolinea Vignolo, «non può limitarsi al primo impatto con la parola biblica, destinata a lanciare un’onda lunga, un’indelebile vibrazione di realismo sulla letteratura occidentale». Deve, piuttosto, «rendere conto dell’effettiva costituzione propria della Sacra scrittura, avanzando l’elementare quanto ardua domanda: che cos’è la Bibbia?». La risposta è per diadi: Parola di Dio e dell’uomo; Parola molteplice e una; libro di un popolo e messaggio per tutti. Beauchamp guida allora il lettore tra queste dimensioni apparentemente oppositive, ma in realtà correlate. Con un’idea guida: che il cuore della fede biblica stia nell’«audacia del desiderio». Quella che porta, appunto, alla trasformazione dell’uomo.