Joseph Ratzinger rompe il silenzio e scuote i credenti, in Germania e nel mondo, con un’intervista all’Herder Korrespondenz. Su «demondanizzazione», parola già usata a Friburgo, nel 2011, smentisce chi la interpretò come se fosse un invito a estraniarsi dalla realtà di oggi. Infine, l’appello: servono testimoni autentici e appassionati, altrimenti l’esodo dei fedeli continuerà inesorabile
Interviene per iscritto, in tedesco, rilasciando un’intervista alla rivista Herder Korrespondenz. Di scenario c’è un Paese, il suo, la Germania, che sta vivendo un cammino sinodale non privo di scossoni. Ma quel che sta davvero a cuore a Joseph Ratzinger, e lo si vede dal testo, è la fedeltà evangelica dell’intero popolo di Dio, ovunque nel mondo; è la necessità di testimoniare con la vita la Salvezza senza depotenziare il messaggio di Cristo, rinchiudendolo nella freddezza di organismi burocratici. Il Papa emerito Benedetto XVI rompe il silenzio. La Chiesa, dice, deve parlare «con il cuore e lo spirito», deve «demondanizzarsi», perché «finché nei suoi testi ufficiali parleranno le funzioni, il mondo continuerà ad allontanarsi dalla fede».
Nelle parole consegnate a Herder Korrespondenz, in un articolo in cui ritorna con la memoria al tempo in cui era stato cappellano in una parrocchia di Monaco, Joseph Ratzinger sottolinea che ci si attende «una vera e personale testimonianza di fede degli operatori della Chiesa»; critica il fatto che «nelle istituzioni ecclesiali – ospedali, scuole, Caritas – molte persone sono coinvolte in posizioni decisive che non supportano la missione della Chiesa e quindi spesso oscurano la testimonianza di questa istituzione»; nota che «i testi ufficiali della Chiesa in Germania sono in gran parte scritti da persone per le quali la fede è solo ufficiale».
Benedetto XVI riprende il termine «demondanizzazione» (Entweltlichung, ndr.), già usato nel suo discorso ai cattolici impegnati nella Chiesa e nella società tenuto a Friburgo il 25 settembre 2011, Oggi, Ratzinger ammette che forse la scelta della parola «che deriva dal vocabolario sviluppato da Heidegger» non era completamente opportuna, perché – spiega – «la parola demondanizzazione indica la parte negativa del movimento che mi interessa, ovvero l’uscita dalla parola e le costrizioni pratiche di un tempo nella libertà di fede mentre non esprime a sufficienza la parte positiva di quel movimento». Insomma, il Papa emerito smentisce chi interpretò quel termine come se fosse un invito a estraniarsi dalla realtà del mondo contemporaneo. In un passaggio, mette in guardia la Chiesa da una «fuga nella pura dottrina» che sarebbe «completamente irrealistica»
Benedetto XVI nota, infine, che «la dottrina deve svilupparsi dentro e fuori dalla fede, non starle accanto».