Inaspettatamente da Gesù e la Samaritana, di Divo Barsotti

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Il Vangelo continua: «Venit mulier de Samaria haurire aquam». Dio ci tende tranelli.

La Samaritana non andava da Gesù. Così il Signore agi­sce con noi! Noi lo si trova ed Egli s’incontra con noi forse quando meno ce lo aspettiamo, quando ci sembra che tutto sia finito e una grande desolazione di spirito ci prostra, ci chiude, ci inaridisce e l’anima nostra è come un deserto, e ci sembra che sia impossibile ogni speranza.

Ecco che allora Egli si fa presente. Lo troviamo laddove non avremmo mai creduto trovarlo. Quante volte nella nostra vita spirituale noi abbiamo sperimentato questo e come anco­ra lo sperimenteremo nella nostra vita avvenire! Forse i nostri incontri più veri, più profondi, più vivi con Dio non si sono realizzati laddove sapevamo che Egli era ad aspettarci, che era pronto a riceverci, ma nei luoghi più impensati, nei momenti si direbbe più strani. Questa donna andava a pren­dere acqua; una giovane donna amante, contesa per la sua bellezza, una giovane donna che facilmente anche si abban­donava al primo venuto ed era contenta, in fondo, della sua vita; non appare davvero dal Vangelo che in lei ci fosse qual­che rimorso che preparasse il suo incontro con Dio. Andava, forse cantando, portando sul capo o sulle spalle l’anfora vuo­ta, lieta di vivere e contenta di essere amata. Il fatto poi del suo linguaggio col Signore, che cercherà di metterlo in fallo, di portare il discorso su un piano più umano, dimostra che era ben lontana dal prevedere quello che sarebbe avvenuto, che era ben lontana anche dal desiderarlo. «Venit mulier de Samaria haurire aquam». 

Ditemi un po’: non si dà troppa importanza alle nostre preparazioni? a quello che noi faccia­mo? a quello che noi dobbiamo fare nei confronti di Dio? In fondo la Samaritana s’incontrò con Lui, dicevo già prima, nel momento in cui ella meno pensava e sembrava meno prepa­rata all’incontro. E proprio questo che è bello negli incontri con Dio, no? Se noi ci preparassimo tanto, poi non dico mica che rimarremmo delusi, ma in fondo il dono di questo amo­re infinito non ci meraviglierebbe, non ci solleverebbe, non ci dilaterebbe nello stupore, nella gratitudine, nella gioia come quando Egli viene senza che noi lo sospettiamo, senza che noi l’aspettiamo e apre tutte le porte. Non è vero? Qualche volta tu sei nell’angoscia, nella tristezza, nella disperazione, a un certo momento si spalancano le finestre: una grande gioia, una grande luce t’entra dentro, non sai più da che parte tu potresti rifugiarti per non essere sommersa dal fascino, per non essere sommersa dalla dolcezza di Dio. Come avviene tutto questo? quando avviene? non lo sai, Egli è l’amore. «Venit mulier de Samaria haurire aquam». Un gesto molto semplice, sereno, umano.

Non venne certo per incontrare il Signore, nemmeno lo sospettava, nemmeno lo pensava. Egli era lì che aspettava, Egli era lì che attendeva la donna, Egli voleva chiederle qualcosa, almeno quello che ella poteva dar­gli, ma lei, lei a tutto pensava fuorché al Signore. Vedete, è proprio questo che dimostra il carattere veramente vivo e gra­tuito della vita religiosa; gratuito nel senso che non è una costruzione artificiosa fatta dall’uomo, non è il risultato di una tecnica umana come può essere la spiritualità indù: si mettono le gambe in un certo modo, le mani in un certo modo… ma noi cristiani si può stare a sedere e anche a letto e quando piace a Lui ci porta su, non è vero?