L’incontro di Giuseppe con il faraone e la sua conseguente, fantastica promozione, vuole sottolineare che Dio innalza l’umile e abbassa i potenti. La storia di Giuseppe, comunque, non vuole esprimere solo questo valore, anche se molto importante. In Giuseppe l’egiziano abbiamo un ritratto del vero saggio: l’autore vuole offrire al lettore un’immagine della sapienza che Dio desidera partecipare all’uomo, trasformando un ragazzo semplice, ingenuo, un po’ sprovveduto, in un uomo saggio (saggezza biblica, psicologica, amministrativa) che sa obbedire al piano di Dio e sa mettersi con fiducia nelle sue mani (cfr. Sap 10, 13-14):
- Saggezza biblica= umanesimo spiritualizzato; “Umanesimo” perché il saggio è colui che sa educare bene i figli, che sa organizzare bene la sua famiglia, che sa fuggire le compagnie cattive, che sa gioire delle piccole realtà quotidiane, che sa intrattenere buone relazioni con i vicini, che non litiga, senza motivo, con gli altri. È, dunque, molto umano e saggio. “Spiritualizzato” perché, anche se Dio viene menzionato raramente, questo umanesimo è pervaso dalla fede che Dio è protagonista della storia: purifica il male e premia il bene.
- Saggezza psicologica= maturità ed equilibrio nei pensieri e nei sentimenti. Anche se non dobbiamo sopravvalutare i “sogni”, essi aiutano a comprendere meglio ciò che siamo, e aiutano a scoprire nuovi orizzonti di vita. È importante vagliare attentamente e valorizzare quell’insieme di atteggiamenti, di sentimenti, emozioni, passioni, fantasie, sogni che sono in noi… Giuseppe è l’uomo che, attraverso i suoi sogni, la valorizzazione delle sue qualità, l’esperienza dei suoi errori e le varie tribolazioni della vita è maturato, arrivando a poter aiutare gli altri a conoscersi e a chiarirsi a se stessi.
- Saggezza comunitario-amministrativa= sa pensare in grande, sa valorizzare la collaborazione degli altri; sa proiettarsi nel futuro, facendo progetti ad ampio respiro. In tempo di carestia riesce a gestire bene le cose in modo da sfamare tutti: il concetto fondamentale dell’episodio (cfr. 47, 23-25) è quello della vera solidarietà: ognuno deve avere il necessario per vivere. Saggezza nel saper distribuire tra i fratelli tutto: cibo, beni, stima, considerazione… Riesce a farlo perché sa rimanere umile e perché, ormai, ha fatto viva esperienza che è il Signore a condurre la storia in profondità (cfr. Gen 50, 19-20).
È importante che preghiamo, contempliamo, meditiamo questa saggezza integrale perché è quanto desiderava don Alberione per ogni paolino: vi è una ricchezza antropologica, una saggezza integrale nella spiritualità di don Alberione, compendiata nella triade “mente, volontà e cuore”. Tutto l’uomo è per Dio e per il mondo. E come tutto l’uomo va salvato nella totalità delle sue componenti, così tutta la ricchezza personale di doti umane va spesa per l’apostolato. Anche la formazione deve essere integrale: «Tutto l’uomo in Gesù Cristo, per un totale amore a Dio: intelligenza, volontà, cuore, forze fisiche» (AD 100).