Così, nell’anno “ Amoris laetitia”, la diocesi di Livorno offre questa possibilità a chi magari da tempo convive o ha contratto solo un matrimonio civile: poter celebrare il Sacramento del matrimonio nella semplicità della propria casa, insieme anche solo ai testimoni.
«Non si tratta di ritornare a celebrare matrimoni nella clandestinità, sempre stigmatizzati dalla Chiesa – spiega il vicario giudiziale della diocesi, don Alberto Vanzi – poiché le celebrazioni nei luoghi di culto restano comunque ordinarie e preferibili, ma questa possibilità può aiutare alcune coppie a superare le difficoltà a celebrare il “tipo” di matrimonio imposto da certi modelli culturali e sociali». Naturalmente il matrimonio dovrà essere comunque celebrato in un contesto dignitoso e adempiute le prescrizioni canoniche, inoltre i coniugi dovranno comunque prepararsi al Sacramento.
«Il Santo Padre ci chiede di sperimentare vie nuove con coraggio e ne ha dato l’esempio – ricorda il vescovo Giusti – quando durante il volo da Santiago del Cile a Iquique, unì in matrimonio uno steward e una hostess cileni, i quali convivevano già da tempo ed erano già sposati civilmente. Quando il Pontefice chiese loro perché non si fossero sposati con matrimonio religioso, i due spiegarono che ciò era dovuto al crollo della chiesa dove avrebbero dovuto sposarsi a causa del terremoto del 2010. Da lì la decisione di sposarli seduta stante. L’essenziale del Sacramento del matrimonio è la ferma volontà di volersi unire cristianamente per ricevere la grazia di Dio e poter edificare una bella famiglia cristiana. Con questo non si vuol togliere importanza e bellezza alle cerimonie che molti giovani riescono a vivere, ma la Chiesa deve andare incontro a chi non può farlo e rimuovere per quanto possibile tutti quegli “impedimenti” di natura sociale e morale che inducono molti a scegliere la convivenza».