Dopo le contestazioni, l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, monsignor Gian Carlo Perego, getta acqua sul fuoco («Vedendo un simile affollamento i Carabinieri si sono semplicemente preoccupati dell’ordine pubblico. Sono cosciente che ogni cambiamento può creare all’inizio disagio») e spiega perché è stata decisa e cosa comporta l’unione al Duomo del Santuario di Santa Maria in Aula Regia
«Vedendo un simile affollamento i Carabinieri si sono semplicemente preoccupati dell’ordine pubblico». È sereno monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio, parlando della reazione della popolazione di Comacchio dopo la costituzione, da parte del presule, dell’Unità pastorale delle parrocchie della cittadina. Questo ha comportato l’unione della parrocchia-santuario di Santa. Maria in Aula Regia alla parrocchia del Duomo. A far reagire i fedeli il fatto che non sarà più possibile celebrare matrimoni nel Santuario dal primo settembre 2023. Dalla stessa data – spiega monsignor Perego – nel Santuario saranno permessi solo i funerali dei Francescani dell’Immacolata, ai quali è affidato il Santuario e dei membri della Confraternita.
«Nessuno vieta di costruire, spiega l’arcivescovo, una nuova prassi pastorale che dopo la celebrazione di un Battesimo in una delle parrocchie di Comacchio preveda un passaggio al Santuario per un atto di affidamento a Maria del battezzato e dei genitori, o che dopo un matrimonio si possa fare una tappa al Santuario per un atto di affidamento degli sposi».
«Vergogna, vergogna. Siete venuti a Comacchio per rovinare il nostro territorio», è stata l’accusa di un gruppo di persone che lunedì sera si è radunato vicino al duomo di Comacchio per contestare l’arcivescovo che era lì in riunione con i componenti del Consiglio Pastorale e del Consiglio economico. Il presule si è voluto recare nella cittadina lagunare per spiegare i motivi della sua decisione dopo aver sentito il Collegio dei consultori e per non lasciare dubbi. Una decisione, spiega monsignor Perego cercando di calmare le acque, nata «per il bene e la cura dei fedeli» con la nascita dell’Unità pastorale comprendente le parrocchie di San Cassiano, del Santo Rosario, di Volania e di Raibosola, «e questo garantisce un lavoro unitario, una collaborazione tra presbiteri, tra presbiteri e laici, e una valorizzazione delle strutture».
Certamente non è il primo caso in Italia: è prassi ormai consolidata in diverse diocesi quella di costituire unità pastorali con accorpamento di alcune parrocchie. Una decisione che però non ha convinto i comacchiesi ed ha scaldato gli animi. Questo perché – spiega monsignor Perego, «c’è sempre la paura che ogni cambiamento o rinnovamento impoverisce un territorio».
«Credo», aggiunge, «siano scelte importanti, che arricchiscono la città di Comacchio e la nostra Chiesa di una nuova linfa vitale, perché ci donano una Unità Pastorale con una comunità di sei sacerdoti e la grazia di un Santuario diocesano dedicato a Maria, con una comunità religiosa francescana di cui un membro ne sarà il rettore”.
L’arcivescovo ferrarese vuole che questo santuario, dedicato a Santa Maria in Aula Regia, diventi un centro di spiritualità per un’azione liturgica e evangelizzatrice, con la cura della celebrazione dell’Eucaristia, dell’Adorazione Eucaristica, della celebrazione del sacramento della Riconciliazione e con momenti di spiritualità (ritiri e giornate di preghiera) per i ragazzi, i giovani e le famiglie, oltre che la promozione della devozione mariana soprattutto nei mesi di maggio e di ottobre, in collaborazione con la Confraternita di Santa Maria in Aula Regia. Quindi nulla che cancella la devozione: anzi «ne rafforza il ruolo».
«Sono cosciente che ogni cambiamento può creare all’inizio disagio». L’arcivescovo è anche certo che la decisione rappresenterà una nuova tappa per la vita del Santuario e per il cammino cristiano delle persone e delle famiglie, delle «nostre comunità, per farle diventare luoghi – come ha detto anche il Papa – in cui ‘rigenerare la propria fede in Gesù crocifisso e risorto, in cui condividere le proprie domande più profonde e le preoccupazioni del quotidiano, in cui discernere in profondità con criteri evangelici sulla propria esistenza ed esperienza”».
Certamente, conclude monsignor Perego,una «pessima disinformazione via stampa e social non ha presentato correttamente la realtà dell’unità pastorale e della nascita del santuario diocesano».