Una delle grandi tentazioni nella vita e ministero del presbitero e di ogni apostolo è diventare degli esseri amari, chiusi, tenebrosi che non vedono altro che male, peccaminosità, difetti e manchevolezze…
Invece Cristo ha benedetto tutto e nella vita dobbiamo dare la benedizione a tutti. E il nostro atteggiamento deve essere sempre positivo…
Il nostro Dio è il Dio dei viventi e non dei morti. Soprattutto nel coltivare la spiritualità paolina non dobbiamo mettere l’accento sulla morte, sofferenza, mortificazione, ma sulla vita e risurrezione. Non per rinnegare le inevitabili e gravi sofferenze, rinunce e abbandoni che dobbiamo comunque affrontare.
Dobbiamo riconoscere che in un tempo in cui nel mondo si proclama la libertà del singolo, l’individualità del soggetto come valore assoluto e si sviluppa un atteggiamento di vita che mira soltanto al realizzare le esigenze della singola persona, non è facile desiderare di consacrare se stessi al cercare, insieme con altri, la verità di Dio, al cercare, insieme con altri, il seguire Cristo che ci coinvolge nel manifestare la sapienza paradossale ma liberante del Vangelo. Non è facile consacrare se stessi nel cercare, nel dialogo con altri fratelli o sorelle, le forme più autentiche della profezia e della fedeltà allla vocazione-missione ricevuta che ha generato la vita nuova di una comunità, come non è facile vivere la carità ubbidendo ai tempi e alle forme in cui una comunità si è strutturata. Insomma, non è facile modellare se stessi sul senso sempre nuovo dell’essere “vocati”, e dell’essere “vocati” insieme fino a risultare ambasciatori di Cristo, vivendo e testimoniando tutto il Vangelo: non solo qualche dimensione.
Il sacerdote è messo radicalmente a parte per servire con tutte le sue forze Dio e gli uomini: Sarebbe tragico se non imparasse sempre più a riconoscersi uomo di Dio, da lui scelto e chiamato, soprattutto da lui cercato e provato. Nessuno è amico così intimo dell’Eterno da lottare perfino con Lui come il prete. Anche perché egli appartiene pure agli uomini, a tutti indistintamente, e dunque è chiamato a farsi carico dei loro pesi e domande, dubbi e lotte nei confronti di Dio… Se il sacerdote è uomo di Dio e provato da Dio, da questo centro, da questo sasso gettato al centro della sua vita o nelle acque feconde della sua interiorità, nascono come tre cerchi concentrici che indicano altrettante aperture: verso i propri fratelli del ministero, verso i credenti che gli sono stati affidati, e infine verso coloro che non sembrano molto interessati al suo ministero e che in qualche modo lo ignorano. E’ inviato anche a questi.