L’Opus Dei, un’organizzazione influente all’interno della Chiesa cattolica, ha subito un rinnovamento sostanziale durante il pontificato di Papa Francesco. Lo scorso 8 agosto, un motu proprio – una sorta di dichiarazione papale – ha portato alla modifica dei canoni del Codice di Diritto Canonico che si riferiscono alle prelature personali, delle quali l’Opus Dei è l’unica rappresentante. Questo intervento ridimensiona in maniera considerevole la portata e l’autonomia dell’Opus Dei, spingendo molti a chiedersi se si tratti di una manovra consapevole da parte del pontificato per limitare l’influenza dell’organizzazione.
Le modifiche introdotte assimilano la prelatura personale ad “associazioni pubbliche clericali di diritto pontificio”. Questa ridenominazione, insieme ad altre decisioni di Francesco nei confronti dell’Opus Dei negli anni, ha attenuato la prominenza dell’organizzazione nella Chiesa. Ad esempio, il Prelato dell’Opus Dei, che una volta poteva ricevere l’ordinazione episcopale, ora non lo fa più, restringendo ulteriormente la portata delle sue facoltà.
Monsignor Fernando Ocáriz, attuale Prelato dell’Opus Dei, ha risposto alle modifiche con un tono di obbedienza. Nonostante l’Opus Dei abbia visto ridimensionato il suo status durante l’era di Papa Francesco, monsignor Ocáriz ha espresso fiducia che l’Opus Dei continuerà a servire Dio e la Chiesa, sottolineando l’obbedienza e l’unità.
Tuttavia, le modifiche non sono state accolte positivamente da tutti. Alcuni canonisti hanno sollevato dubbi sulla rapidità e sui metodi di implementazione delle modifiche, sottolineando le inconsuete modalità procedurali. Il fatto che una “prelatura” venga ora assimilata ad un’“associazione” ha suscitato particolare meraviglia, e alcuni si sono chiesti se tale assimilazione potesse essere in contrasto con le intenzioni originarie dei Padri conciliari.
La decisione di Papa Francesco sembra rispecchiare una delle principali tematiche del suo pontificato: la lotta contro il clericalismo. Alfonso Botti, uno storico, ha visto la decisione come un altro segnale che Papa Francesco intende seguire un percorso diverso rispetto ai suoi predecessori, in particolare Papa Giovanni Paolo II, e si allontana dal “cattolicesimo identitario e trionfale” di quella stagione.