Il Pontefice incontra i partecipanti al Capitolo generale dei paolini e li esorta a cercare il dialogo con i vicini e con i lontani
Bisogna considerare il tema chiave delle «relazioni interpersonali nel mondo globalizzato e iperconnesso» e questo sia in campo ecclesiale che umano e sociale «perché tutta la vita cristiana parte e si sviluppa attraverso il rapporto da persona a persona». Relazioni che hanno bisogno di cuore e competenze perché «dpo i primi tempi di euforia per le novità tecnologiche, siamo consapevoli che non basta vivere ‘in rete’ o ‘connessi’, bisogna vedere fino a che punto la nostra comunicazione, arricchita dall’ambiente digitale, effettivamente crea ponti e contribuisce alla costruzione della cultura dell’incontro».
L’esortazione è a seguire l’apostolo Paolo e imparare da lui a «lavorare in squadra con gli altri, a lavorare “in rete”, ad essere artigiani di comunione, utilizzando i mezzi di comunicazione più efficaci e aggiornati per arrivare con la Buona Notizia alle persone dove e come vivono. Questo stile di comunione cercate di coltivarlo prima di tutto tra di voi, nelle vostre comunità e nella Congregazione, praticando quella sinodalità che in tutta la Chiesa ci siamo proposti di approfondire e soprattutto di esercitare ad ogni livello. Parlando a voi, vi chiedo di mettere al servizio di questo processo il vostro carisma, cioè di aiutare la Chiesa a camminare insieme valorizzando al meglio i mezzi di comunicazione».
Papa Francesco ribadisce il messaggio del loro fondatore, il beato Giacomo Alberione, che «vi ha voluti uomini consacrati, chiamati a dare la testimonianza del Vangelo con la dedizione senza riserve all’apostolato». E chiama a vivere «la comunione ordinariamente nella fraternità, nelle relazioni con le Comunità diocesane in cui vivete, e naturalmente con la grande e variegata Famiglia Paolina. Il vostro orizzonte sia sempre quello di Paolo, cioè l’intera umanità del nostro tempo, a cui è destinato il Vangelo di Cristo, in modo speciale quanti appaiono come i “lontani”, gli indifferenti e persino gli ostili. Spesso, a ben guardare, queste persone nascondono in sé una nostalgia di Dio, una sete di amore e di verità». Il Papa ringrazia il neo superiore generale della Società San Paolo, Domenico Soliman, che, assicurandogli preghiere dalla Congregazione, ribadisce l’impegno, come «”editori” paolini», a essere «artigiani di comunione per annunciare profeticamente la gioia del Vangelo» Un «nuovo percorso per la nostra missione a servizio del popolo di Dio», dice don Soliman, «è stato individuato dal capitolo generale che si è appena celebrato ad Ariccia. Strade da battere partendo dalla disponibilità a lasciarsi «trasformare dall’ascolto della Parola di Dio, in dialogo con il mondo in profonda metamorfosi». Don Soliman ha ricordato le parole di don Alberione che sottolineava come «essere “editori” paolini equivale a vivere la nostra missione come Maria, la quale “edidit Salvatorem”, “editò” al mondo Gesù, ovvero lo generò e lo donò all’umanità. È indiscutibile il primato della persona e non dei mezzi, il primato di essere apostoli oggi».