Dal Vicariato di Roma al Vaticano. Le due nomine disposte ieri da papa Francesco vanno in questa direzione e riguardano il suo più stretto collaboratore – finora – nella gestione della diocesi capitolina, il cardinale Angelo De Donatis, e uno dei vescovi ausiliari, Daniele Libanori.
Il porporato lascia infatti l’incarico di vicario per Roma e di arciprete della basilica papale di San Giovanni in Laterano, che rivestiva dal 2017, per assumere quello di penitenziere maggiore, succedendo al cardinale Mauro Piacenza, che tra qualche mese compirà 80 anni.
Il vescovo ausiliare del settore Centro della capitale viene invece nominato assessore del Santo Padre per la Vita Consacrata.
Per il momento non è stato comunicato nulla rispetto al nuovo cardinale vicario. E resta al suo posto anche monsignor Baldassare Reina, il il vicegerente, figura al quale la nuova Costituzione del Vicariato, varata da papa Bergoglio il 6 gennaio 2023, riserva poteri più ampi che in passato. Il Papa incontrerà comunque il consiglio episcopale della diocesi di Roma nella prima mattinata di domani. Di sicuro questi spostamenti (e le eventuali nomine conseguenti) si inquadrano nel cammino di riforma della curia diocesana di Roma, di cui proprio la già citata Costituzione è il principale punto di riferimento. Cammino che Francesco ha accompagnato con diverse visite alle prefetture (quattro, l’ultima venerdì scorso nella parrocchia di Sant’Enrico, in zona Casalmonastero, a nord-est della Capitale, per incontrare i parroci di quel settore).
Il cardinale De Donatis, in una lettera di commiato, ha scritto: «Sento il bisogno di ringraziare papa Francesco per questo nove anni di episcopato a servizio della Chiesa di Roma. Mi ha chiesto di collaborare con lui nel servire il tesoro più prezioso, la sua Sposa, mi ha scelto ed è venuto ad impormi le mani per ordinarmi vescovo nel giorno della dedicazione della Cattedrale Lateranense il 9 novembre del 2015. Ho compreso sempre di più – prosegue il testo – che questa Chiesa non è una macchina da far camminare, ma una famiglia da amare. La Parola di Dio, annunciata continuamente, le dà la direzione del cammino e l’amore dei pastori le permette di crescere nell’obbedienza allo Spirito e nella fraternità. Ringrazio tutti coloro che in questi anni hanno collaborato con tanta generosità e abnegazione qui in Vicariato e nelle altre realtà diocesane. Ho potuto sperimentare in tante occasione quanto le persone possano dare tanto al servizio di tutti se si sentono volute bene dal pastore. E quello che ho cercato di fare con le mie povere forze ed ilo carico dei miei limiti nel servizio episcopale che mi è stato affidato, conclude la lettera.
Il porporato ha 70 anni ed è pugliese di nascita (Casarano in provincia di Lecce)
Tra gli ultimi atti da vicario, prima di ieri, la lettera con cui ha invitato la diocesi a partecipare alla Messa del 27 aprile prossimo in San Pietro, per il decennale della canonizzazione di san Giovanni Paolo II. Lo scorso 27 marzo, in una intervista ad Avvenire, così aveva parlato della riforma del Vicariato: «Due sono i filoni che si stanno consolidando: una maggiore attenzione alla personalizzazione pastorale territoriale e la corresponsabilità dei laici, con l’implementazione degli organi di partecipazione sinodale. Per quanto possano sembrare tematiche semplici, non sono né semplici, né immediate, perché necessitano di un atteggiamento che esca fuori da sé, dal proprio guscio e accettare di non essere criterio unico di lettura della realtà e delle soluzioni pastorali conseguenti». Quindi aveva messo in guarda da «autoreferenzialità e divisione», sottolineando che non si guarisce subito da certe malattie, ma siamo intimamente convinti che i segnali ed i passi compiuti sono molto positivi».
Monsignor Libanori è sacerdote dal 1977 per l’arcidiocesi di Ferrara-Comacchio ed è entrato nella Compagnia di Gesù il 26 dicembre 1991. Nominato ausiliare della diocesi di Roma il 23 novembre 2017, è stato ordinato vescovo il 13 gennaio 2018.