Lo stile ecclesiale di chi vive i ministeri è quello del servizio, ed «è alla luce di questo stile di servizio che rifletteremo sui ministeri nella Chiesa – ha sottolineato Maniago – uno stile che va ben oltre un semplice fare qualcosa per qualcuno: si tratta piuttosto di uno stile di relazione che crea comunione, uno stile che passa attraverso un divenire, attraverso la trasformazione di chi si fa piccolo, di chi sta in mezzo come spazio di vita e di riconciliazione. È lo stile di chi abbandona la logica della competizione e del sembrare per vivere nella concretezza del reale evangelico».
Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei e arcivescovo di Cagliari, nell’omelia della Messa celebrata ieri mattina ha tracciato il perimetro dentro al quale i ministeri ecclesiali si inseriscono: «Il cammino sinodale ha provvidenzialmente posto l’attenzione sulla permanente necessità della riforma della Chiesa, intesa come continuo ritorno all’autenticità del suo essere comunità che guarda con fede al suo Signore.
Ogni cristiano, nel suo agire e servizio, vi porta un contributo secondo i carismi donati e ministeri affidati. Tutti lavoriamo per l’edificazione della Chiesa e il suo continuo rinnovamento, che ha bisogno della purificazioni e novità della vita nostra, del contributo della nostra giustizia, misericordia e fedeltà, del nostro sguardo amoroso a Cristo. È Lui il giusto, il misericordioso e fedele. Non c’è servizio che non sia, che non debba essere, sequela di Cristo, per assumerne i sentimenti e il pensiero».
Erio Castellucci, arcivescovo abate di Modena-Nonantola, vescovo di Carpi e vice presidente della Cei, ha evidenziato il fatto che «secondo il principio della liturgia come fonte e culmine dell’intera vita ecclesiale, i ministri prendono forza e ispirazione per suscitare nell’intera comunità cristiana, attraverso l’azione pastorale, l’adesione alla parola di Dio e all’Eucaristia; e l’intera comunità cristiana, anche pungolata dai ministri istituiti, estende a sua volta la bellezza della parola e della comunione ai fratelli e alle sorelle, ascoltandoli e incontrandoli nella loro quotidianità. Così i ministeri istituiti – e ovviamente ancora prima quelli ordinati – possono dirsi davvero “sinodali”».
L’auspicio di Andrea Bellandi, arcivescovo di Salerno-Campagna- Acerno, è stato invece che «seguendo il magistero illuminato di papa Francesco, nell’edificazione di una Chiesa strutturalmente sinodale e missionaria, si sia all’altezza del compito che il Signore affida in questo cambiamento d’epoca».
Francesco che nel messaggio inviato ai convegnisti tramite il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, ha sottolineato alla fine di un’articolata riflessione, che il versetto evangelico che accompagna il titolo della Settimana liturgica – «Io sto in mezzo a voi come colui che serve» Lc22,27 – è «il modello che deve ispirare ogni ministero nella Chiesa». «La visione della Chiesa come mistero di comunione e una più avvertita considerazione della presenza e dell’azione dello Spirito Santo hanno contribuito a meglio porre in luce il ruolo del laicato nella Comunità ecclesiale» ricorda il Papa, «si tratta, pertanto, di favorire nei fedeli laici una più chiara consapevolezza della loro vocazione, che si esprime in una pluralità di compiti e di servizi per l’edificazione dell’intero popolo cristiano ». Nel fare questo, ha rimarcato il Pontefice, «occorre essere attenti a non fare confusione tra il sacerdozio comune e il sacerdozio ministeriale, interpretando arbitrariamente il concetto di “supplenza”, “clericalizzando” e rischiando così di creare di fatto una struttura ecclesiale di servizio parallela a quella fondata sul sacramento dell’Ordine ».