La secolarizzazione avanza in Occidente e non solo, ma la situazione potrebbe essere un po’ più complessa e meno univoca di quanto si potrebbe pensare, almeno secondo lo studio che è stato presentato ieri presso la Pontificia Università della Santa Croce a Roma, dove sono stati illustrati i risultati di un’indagine internazionale su giovani, valori e religione promossa dal gruppo di ricerca “Footprints. Young People: Expectations, Ideals, Beliefs” dello stesso ateneo assieme ad altre sette università nel mondo e col supporto dell’agenzia di sondaggi spagnola Gad3.
Uno dei risultati che si può osservare dai dati raccolti è che nonostante quel processo di secolarizzazione – e che in molti Paesi diviene scristianizzazione tout court – avanzi, esso corre parallelamente a una minore ma significativa tendenza opposta: un aumento della fede vissuta per convinzione, che si sostituisce alla religione «socio-culturale», quella cioè vissuta per mera tradizione. Una tendenza che è visibile nell’aumento di spiritualità fra i giovani in tutto il mondo.
A questa fotografia si aggiunge anche una comparazione importante: quella tra atei/agnostici e credenti (qualsiasi fede) che rispetto a cinque anni fa vede una sorta di divaricazione: il gruppo dei credenti oggi dice che «la spiritualità è più presente nella mia vita» nel 59% dei casi, i non credenti che rispondono «la spiritualità è meno presente nella mia vita» nel 34% dei casi (a fronte di 26% per i quali questa esigenza è aumentata).
In questa ricerca emerge anche la forza della componente femminile tra i credenti con una grande percentuale di donne che dichiarano la propria fede in Paesi come Kenya (93%), Filippine (83%) e Brasile (81%), e in generale il numero di donne cattoliche è più alto anche a livello globale (52%).
Ma più interessante ancora è vedere che cosa pensino i ragazzi e le ragazze credenti su una serie di questioni sociali, e che cosa per loro è particolarmente problematico da un punto di vista etico: la corruzione politica e le problematiche ambientali sono questioni cruciali e urgenti per il 91% degli intervistati. L’affidabilità della politica e la preoccupazione per il futuro del pianeta giocano un ruolo forte nella vita e nelle aspirazioni dei giovani under 30. Poi però ci sono i dati relativi alla morale sessuale, e se a livello globale i giovani percepiscono nella pornografia una minaccia per una sana relazione (il 74% è d’accordo o molto d’accordo con questa affermazione), dall’altro solo il 40% ritiene che la contraccezione alteri la qualità dell’intimità in una coppia, e in generale il dato relativo alla pornografia è molto diverso tra i Paesi che hanno vissuto il ’68 e la «liberazione sessuale» e chi no.
Ci sono, a leggere tra le righe, alcune contraddizioni che sono lo specchio di un set di valori, personali e sociali, che è cambiato e che i più giovani hanno fatto proprio in maniera più o meno consapevole. Il dato è che la secolarizzazione avanza in Europa, il continente meno religioso in assoluto, ma nei Paesi del cosiddetto “Global South” non attecchisce, almeno non alla stessa velocità. L’ultima questione è «chi è Dio per te»: quando a credenti e non credenti è stato chiesto quali “concetti” associassero a questa domanda, hanno risposto in maggioranza «amore, perdono e misericordia». Dimensioni che danno fiducia.