Volevano stare vicini vicini ma siccome abbiamo degli ego grandi come un elefante e lo spazio ha iniziato a scarseggiare e allora si tende a divorarsi a vicenda o a continue separazioni, uscite, abbandoni…
Ci si riempie la bocca di condivisione, comunione, responsabilità, sinodalità, ma senza una risposta unica e personale al Cristo che mi chiede, mi ami tu più di tutte le cose, più di costoro, non si possa dare nessuna missione feconda di bene, nessun amore capace di donare la vita. E non si pascolano le pecore verso prati verdeggianti e non si sopportano l’odore delle pecore e si rifugge dalla fatica.
E si vive un po’ approssimativi senza perseverare nel bene e sperimentare la forza della risurrezione di Cristo e il miracolo della perseveranza nel bene che viene solo dallo spirito del Signore, se coltiviamo e custodiamo la comunione mistica, vitale con Lui…
Il dono, l’esperienza della comunione profonda liberante con il Signore, non deriva da noi, stessi, dalle nostre forze, dallo sbracciarsi con tutti i nostri progetti e iniziative, ma deriva dallo Spirito e un dono della grazia di Dio. E richiede assolutamente momenti di solitudine, momenti di preghiera solitaria, momenti di intimità con il Signore. E non consiste assolutamente dall’isolarsi dal fastidio della gente, ma è un’esigenza per ritornare poi a vivere con pazienza e mitezza i rapporti, la collaborazione e le fatiche della missione assieme ad altri