Un proverbio, preso dalla collezione dei miei ricordi d’infanzia, suona così: «La Pasqua-Epifania tutte le feste
si porta via». Ciò che allora mi sembrava incomprensibile era lo strano accoppiamento dell’Epifania con la Pasqua. Il Gesù
Bambino adorato dai Magi (Mt 2,1-12) che già richiama il Gesù crocifisso e risorto. Il Figlio di Maria e Giuseppe
ancora infante, cioè senza parola, che, come in una rapida dissolvenza cinematografica, cede il posto al Cristo
Signore, Alfa e Omega della storia, Parola unica ed ultima del l’amore universale del Padre.
Poi, col passare degli anni, ne ho capito il motivo e so che non potrebbe essere diversamente.
L’Epifania del Dio-Bambino ai Magi, cioè il suo manifestarsi ai lontani e ai pagani, è già un primo squarcio
di luce che lacera il velo del tempio che separava e nascondeva il Santo dei Santi. La lacerazione di quel velo sarà
totale e definitiva nell’evento pasquale, quando l’urto dell’onda luminosa del Risorto romperà le anguste barriere di
separazione tra cielo e terra, tra vita e morte, tra uomo e uomo.
Così l’Epifania del Natale è il primo bagliore di una Pasqua ormai annunciata. E la Pasqua è l’annuncio della
totale Epifania di Dio finalmente realizzata. Non per nulla, oggi si annunciano solennemente le date festive ruotanti
attorno alla Pasqua del Signore.
Oggi è la festa degli infaticabili cercatori di Dio, degli inarrestabili pellegrini dell’assoluto, incamminati verso
cieli nuovi e terra nuova. A qualunque popolo, razza, religione e cultura appartengano, tutti lo possono trovare per ché
egli, che è la meta, si è fatto anche strada.
Visto il collegamento tra Epifania e Pasqua, non sarebbe male commentare quella preghiera che si pronuncia
nella liturgia del Venerdì santo per coloro che, «pur non credendo in Dio, vivono con bontà e rettitudine di cuore». E’
splendida, e compendia in chiave di preghiera il senso profondo della festa odierna: «Dio, tu hai messo nel cuore degli
uomini una così profonda nostalgia di te, che solo quando ti trovano hanno pace: fà che, al di là di ogni ostacolo, tutti
riconoscano i segni della tua bontà e, stimolati dalla testimonianza della nostra vita, abbiano la gioia di credere in te,
unico vero Dio, e padre di tutti gli uomini».
Cercare oltre i depistaggi e il disorientamento
I Magi sono il simbolo di tutti coloro che affrontano un lungo percorso ad ostacoli senza cedere ai tentativi di
depistaggio o disorientamento, senza lasciarsi catturare dagli ambigui sorrisi del potere.
E il loro viaggio non termina, come ci aspetteremmo, con il raggiungimento del traguardo sognato. «Videro il
Bambino con Maria sua Madre» e poi, si potrebbe concludere, vissero felici e contenti. No. Dopo aver offerto i loro
doni, «per un’altra strada fecero ritorno al loro paese». Da allora sarà sempre così per chi lo ha trovato e poi vuole
rimanere con Lui: bisogna saper cambiare strada, per non perderlo, anzi, per non perdersi….
Festa anche dei lontani, degli stranieri, degli esclusi dal sistema. L’apparire della luce di Dio tra le nostre
tenebre capovolge i sistemi dei pesi e delle misure da noi stabiliti. Trasforma i meccanismi di esclusione e inclusione
da noi codificati. Ci sono lontani che diventano vicini e primi che diventano ultimi. Ci sono pii osservanti delle leggi e
maestri di morale che escono dal tempio senza essere perdonati, e peccatori, prostitute ed empi samaritani che
diventano modelli di santità. Non è l’etichetta che conta. Le vecchie carte d’identità, per Lui, sono tutte scadute e
vanno rinnovate con altri criteri.
I varchi dell’esodo sulle piste del futuro
Se i Magi riescono a incontrare e adorare Gesù, è perché Dio, per rivelarsi, non fa preferenze di persone, non
chiede prima la tessera di appartenenza politica o religiosa, non discrimina in base ai titoli di studio o ai diplomi di
benemerenza. Non valuta insomma le condizioni di staticità e i piedistalli del passato. Egli va incontro e svela il suo
volto a quanti si spingono sulle piste del futuro e aprono i varchi dell’esodo.
Si fa trovare nella casa di ogni uomo reso infante, senza capacità o diritto di parola e di difesa. Si fa
identificare da chi ha già deciso di assomigliargli. E gli si può assomigliare solo lasciando la nostra strada, oltre che la
sicurezza della nostra casa, per seguire i suoi sentieri e le sue tracce.
Festa, infine, di chi sa leggere i segni. Una stella, guidava i magi nel loro faticoso cammino. Quanti segni
anche per noi, nella natura, negli eventi del tempo, nel cuore dell’uomo, possono diventare frecce direzionali, raggi
luminosi che discretamente, nel cuore della notte, orientano i nostri timidi passi verso un paese, sempre incompiuto,
dove c’è spazio per ogni uomo: quell’uomo che è lo spazio stesso di Dio.
Soprattutto il Bambino, scoperto e adorato nella povertà di un villaggio da questi curiosi investigatori del
mistero, è il segno che dobbiamo indagare tra le case e le baracche della terra, se vogliamo rintracciare i preziosi
lembi del cielo. È Lui il vero cielo, e ne dobbiamo intuire la presenza oltre il velo di ogni persona, dietro le quinte di
ogni scena storica.
Davanti a Gesù i Magi non dicono nulla. Di fronte a Lui solo silenzio, ginocchia che si piegano, vita che
diventa dono: mirra, oro, incenso. E’ Gesù crocifisso, risorto, glorificato. Compendio dei misteri dolorosi, gaudiosi,
luminosi e gloriosi della vita umana.
Epifania di Dio, pellegrino sulle strade dell’uomo. Epifania dell’uomo, quando si fa pellegrino sulle strade di Dio.
Un monito per le nostre comunità affinché, come popolo di «Magi pellegrini», non indugino nei palazzi di
Erode, nelle accademie dell’immobilismo, nei labirinti delle ricerche a tavolino. Ma affrontino la strada della
concretezza quotidiana, e forzino la marcia verso quell’alto monte dove il Signore, eliminata per sempre la coltre della
morte, e fatto cadere l’ultimo velo che impedisce la completezza della sua definitiva epifania, ha già preparato il
festoso banchetto della vita e della pace per tutti i popoli.