DON FRANCESCO GADALETA

Ricordiamoli

(n. Molfetta 30/05/1925 + Molfetta 15/01/2022)

Don Francesco Gadaleta è nato il 30 maggio 1925 a Molfetta. Fu ordinato sacerdote presso la cappella maggiore del Seminario regionale insieme ad altri sette sacerdoti il 10 luglio del 1949. Iniziò il suo percorso pastorale nella comunità del Sacro Cuore per poi servire la comunità di San Bernardino, dove ha lasciato il segno unendo molte coppie molfettese nel segno del signore. Poi il ritorno nella parrocchia del Sacro Cuore ed infine la rettoria del Purgatorio e la guida spirituale della “Confraternita della Morte e dell’Associazione della Vergine Addolorata”.

Riguardo alle tappe della sua vita, della sua preparazione al Sacerdozio e poi del suo ricco e lungo ministero, ho ritenuto opportuno far parlare lui stesso, evidenziando alcuni passaggi della sua testimonianza di vita in occasione dei suoi 70 anni di sacerdozio, perché possiamo cogliere il suo animo sacerdotale ricco di zelo apostolico, fede, umiltà, gratitudine al Signore e a tante persone che hanno accompagnato la sua formazione e il suo fecondo ministero sacerdotale.

 

LODE AL SIGNORE: al DIO-AMORE – al DIO DELLA STORIA

“… non voi avete scelto me, io ho scelto voi…”

Quanto amore! Quanta predilezione!

Fin dalla chiamata alla vita, in una grande e bella famiglia, dove, certamente, è risuonata la voce di Cristo, tramite papà con una fede radicata nell’Eucarestia e mamma che quotidianamente meditava la Parola di Dio, partecipava all’Eucarestia e assisteva i poveri rivelandosi così veri educatori della numerosa famiglia.

Il segno rivelatore fu la partecipazione alla vita associativa in “Azione Cattolica” parrocchiale.

Ancora ragazzo iniziavo il mio cammino vocazionale nel Seminario Vescovile, mi adattai subito alla vita comunitaria, e crescendo maturava il mio carattere, l’equilibrio interiore, si rafforzava la mia fede nel proposito di seguire il Signore.

In questo momento formativo devo tutta la mia gratitudine a due figure fondamentali: Don Cosimo Azzollini, presbitero dal forte carattere, con un sorriso accattivante, uomo integerrimo e vero educatore, fu la mia guida spirituale, non solo nel cammino adolescenziale, ma anche da giovane sacerdote.

Il mio papà Mauro che, di fronte alle mie difficoltà negli studi, e costatando la mia determinazione nel cammino intrapreso, mi affidò a due valenti professionisti che mi prepararono per affrontare da privatista gli esami di passaggio al Liceo Classico e, promosso, nel pieno della “seconda grande guerra”, entrai nel Seminario Regionale Pio XI, per dare vita al momento più impegnativo del discernimento verso la meta.

Inizia, così, un percorso bello, affascinante, faticoso, costituito da diverse tappe, fino alla meta: la consacrazione presbiterale. Fu il fascino che esercitava su noi giovani il Rettore, Mons. Corrado Ursi, poi eletto Cardinale e Arcivescovo di Napoli, che col suo entusiasmo e calore trasmetteva tanta energia, impegnandoci nella formazione integrale, tutta incentrata in Cristo, vivo e operante nella Liturgia, dalla quale far scaturire la gioia nella totale consacrazione.

Fummo trentuno gli amici che raggiungemmo la meta del Presbiterato e la dispersione nelle varie Diocesi, non ha mai interrotto l’amicizia e la comunione. Nella Cappella maggiore del Seminario Regionale fummo consacrati sacerdoti in sette, per le mani del nostro Vescovo Mons. Achille Salvucci.

La Parrocchia del S. Cuore, come vice-parroco, fu il servizio pastorale affidatomi. In questo servizio molti hanno concorso alla mia maturazione umana e pastorale:   il Vescovo Salvucci, con la sua saggezza mi comunicava serenità e sicurezza.

Il servo di Dio don Ambrogio Grittani, esempio di sacerdote dal grande ardore apostolico, con totale dedizione ai poveri, in loro vedeva la viva presenza di Cristo, mi affidò una grande missione: assistere spiritualmente “Marta la santa”, portando quotidianamente l’Eucarestia, servizio attuato per otto anni

Il Vescovo Achille Salvucci costatando che, diverse parrocchie della città, erano composte da un numero eccessivo di fedeli, ritenne necessario smembrarle e costituì il 10. 07.1960, festa della traslazione delle reliquie di san Corrado, due nuove parrocchie, quelle di san Bernardino e di Santa Teresa.

Nominato “Economo spirituale” il 17.09.1960 fui immesso dal Vescovo  nel servizio pastorale della nuova Comunità di san Bernardino.

Il primo cammino pastorale fu tutto in crescendo, specialmente stimolati dall’apertura e dalla celebrazione del Concilio Vaticano II che ci impegnava al rinnovamento. In seguito per una errata interpretazione delle indicazioni del Concilio, si contestò tutto ciò che era espressione di organizzazione, di associazionismo.

Furono momenti di crisi, di disorientamento, specialmente in A.C., ma anche di nuovi orientamenti. Importante fu, innanzitutto, mettere al centro la Parola di Dio con il “Gruppo Biblico”, poi la costituzione del “Gruppo Famiglia”, molto vivo e attivo, aperto al servizio della catechesi dei ragazzi, come anche la rifondazione dell’A.C. .

Si aprì un momento nuovo: nella “giornata di spiritualità” del maggio 1986, don Tonino vescovo chiese a noi parroci, la disponibilità al cambiamento.

Dopo 26 anni di servizio a san Bernardino mi sentii interpellato e a conclusione dell’anno pastorale, nel giugno detti la mia disponibilità. Fui così coinvolto in quel grande movimento di cambiamento in diocesi, intitolato dal Vescovo “Mobilità delle tende” e chiamato a servire la Parrocchia del S. Cuore di Gesù. Mi sembrava difficile, a 61 anni, iniziare un nuovo cammino in una parrocchia centrale ma incoraggiato dal Vescovo, il 31 ottobre fui presentato alla Comunità.

Diversi sono i motivi che hanno prolungato il mio servizio fino a 16 anni, e sono convinto, che questo è stato un bene per la continuità pastorale. Giunto il momento di passare il testimone a don Gianni Fiorentino, preparai i fedeli all’accoglienza, che fu bella e festosa.

Il Vescovo Martella mi affidò la Rettoria del Purgatorio e mi nominò Assistente dell’Arciconfraternita della Morte e dell’Associazione della Vergine Addolorata, Sono stati per me anni di nuove esperienze umane ed ecclesiali, riscoprendo la validità di certe tradizioni per la pietà popolare e per unire una città attorno al “mistero pasquale”

Ancora più arricchente è stata la chiamata ad animare la ”Cappellina dell’adorazione.” Situata al centro della città, a contatto immediato dei passanti, sempre ansiosi e preoccupati: la sosta nella cappellina era un forte balsamo e infondeva coraggio e pace. In questo servizio ho assaporato maggiormente l’intimità col Signore, la fecondità della Parola proclamata, la necessità di essere disponibile all’ascolto dei fratelli, e come preparazione alla Domenica, giorno dell’Eucarestia.

Ora è il tempo del canto del Magnificat” al DioAmore, al Dio della Storia: la mia preghiera è troppo povera, ho bisogno della voce di tutti dei miei Confratelli e dei fedeli, e specialmente devo chiedere perdono, innanzitutto, al Signore dei miei peccati e a quanti ho fatto soffrire.

Il mio grazie alla mia sorella Chiara, con la sua costante e fattiva presenza mi ha dato la possibilità di consacrarmi con serenità e libertà al ministero.

Ricordo con riconoscenza il mio Vescovo consacrante Achille Salvucci che mi ha dato serenità e sicurezza con i suoi saggi consigli, insieme a tutti gli altri Vescovi che ho amato e di cui ho condiviso gli orientamenti pastorali.

A te Vescovo Domenico assicuro il mio affetto, la mia vicinanza e la preghiera

Anche se avanti negli anni, mi sento ancora uno di voi, cari miei Confratelli , seguo con interesse il vostro lavoro pastorale, rendendomi presente nei vostri eventi.

Un grazie forte e sentito a tutto il popolo cristiano che ama e segue noi sacerdoti nel ministero, specialmente per il loro esempio che ci offrono di amore a Cristo e alla Chiesa (Sac. Francesco Gadaleta: A ricordo del 70° anniversario di Ordinazione sacerdotale:  10/7/1949 – 10/7/ 2019)

 Significativa testimonianza del sindaco di Molfetta: Un ulivo secolare! Tenace, instancabile sulle strade di Dio. Camminatore sui sentieri dei campeggi e campi scuola estivi, conoscitore della Parola di Dio e faro per tutti, piccoli giovani e adulti. Accogliente dall’alba sino a notte inoltrata. Don Francesco rimane un esempio di paternità e maternità messi insieme. Tutte le fragilità umane hanno trovato la misericordia del Padre Eterno attraverso di Lui che ascoltava con il cuore e consigliava con la sua tenerezza avvolgente. Conosceva le storie di tutti noi e delle nostre famiglie per più generazioni con dovizia di dettagli e di segreti che custodiva e proteggeva. Cosi come ha custodito e protetto le comunità che ha guidato facendole crescere, dedicando attenzione continua a tutti i singoli componenti dai piccoli ai grandi. Uomo di Dio. Forte e coraggioso insegnava la vita, sempre alla ricerca della verità e senza paura dei potenti. Amante della bellezza e dell’arte. Le sue chiese respiravano l’attenzione architettonica in tutti i particolari volti all’accoglienza dei fedeli. 

Don Francesco aveva professato i Consigli evangelici nell’Istituto Gesù Sacerdote, voluto dal Beato don Giacomo Alberione, Fondatore dei 10 Istituti della Famiglia Paolina fin dal 1978. Come Responsabile dell’Istituto dal 2010 devo testimoniare il suo vivo senso di appartenenza, la sua partecipazione fedele ai vari incontri (Ritiri, Esercizi…), finché la salute glielo ha permesso. Soprattutto devo esprimere vivissima gratitudine per il suo continuo sostegno non solo nella ricordo e nella preghiera, ma anche nell’incoraggiamento: era sempre il primo a rispondermi con gratitudine fraterna alle mie comunicazioni periodiche che rivolgevo a tutti i preti dell’Istituto. Mi faceva molto bene spiritualmente la sua vivissima gratitudine per il dono che aveva ricevuto dalla spiritualità paolina, dal carisma del Beato don Alberione. Parecchie dimensioni del suo zelo apostolico sono da attribuire al carisma paolino che aveva saputo impiantare nel suo cuore e dava carica e perseveranza alle sue scelte pastorali.