A Gubbio il vescovo Luciano Paolucci Bedini apre da questa settimana il sinodo delle chiese d’Italia, quello che corre parallelo al sinodo dei vescovi lanciato da Papa Francesco domenica 10 ottobre.
Meno messe, ma di maggiore qualità; oratori come luoghi aperti e d’incontro più che catechismo in modalità scolastica; via i padrini nei sacramenti e più consapevolezza da parte di tutti del rito a cui si partecipa, innalzando l’età del sacramentato; centralità della cattedrale rispetto alle parrocchie.
A Gubbio il vescovo Luciano Paolucci Bedini apre da questa settimana il sinodo delle chiese d’Italia, quello che corre parallelo al sinodo dei vescovi lanciato da Papa Francesco domenica 10 ottobre, e che chiama le diocesi da qui al 2023 a presentare una serie di proposte per aprire una nuova stagione di evangelizzazione in vista del Giubileo 2025.
Il percorso che il vescovo Luciano vuole intraprendere nei prossimi tre anni prevede la creazione di gruppi parrocchiali incaricati di elaborare le linee guida che ha inteso consegnare: sei linee d’intervento per rinnovare la chiesa eugubina, tre delle quali da attuare da quest’anno, ovvero 2021- 2022.
“Recuperiamo la domenica” è la prima mission che tradotta significa “non liquidare la festività con la messa domenicale”, ma fare del giorno per eccellenza dei cristiani un momento gioioso d’incontro, condivisione, anche di convivialità. Basta chiese vuote, meglio un numero inferiore di messe festive, ma più ben costruite, partecipate, vissute con gruppi e attività.
Seconda linea d’intervento: “Mettere al centro la famiglia” con la proposta di arrivare ad attivare un “Centro di ascolto per le famiglie” che sia d’ispirazione cattolica e che dia consulenza qualificata su temi come affettività, fragilità, lavoro, ma che costruisca anche percorsi di vicinanza alle giovani coppie perchè il si detto davanti all’altare, di per sè semplice mansione, non naufraghi poi nella quotidianità degli anni successivi. I numeri dei divorzi in costante aumento racconta qualcosa.
Terza linea, collegata strettamente alla prima, “Rinnoviamo la catechesi” . E’ sempre più difficile coinvolgere i ragazzi e le famiglie nella forma di catechismo conosciuta sino ad ora, nella maggioranza dei casi i ragazzi scappano dopo il sacramento della confermazione per una pratica percepita come una lezione di scuola in un orario non scolastico. Allora nasce la proposta di attivare o riattivare o proseguire gli oratori, spazi ludici di apprendimento dove coinvolgere le famiglie e qui all’interno inserire elementi di catechesi. Le parrocchie sono 39, se si riuscisse ad attivare 15 oratori raggruppando le comunità più piccole, già sarebbe un successo straordinario. L’oratorio è un percorso da avviare a 7 anni e proseguire fino ai 13, all’interno del quale, nell’11esimo anno di età, inserire i sacramenti tutti insieme, battesimo, confermazione e comunione, fermo restando che chi vorrà battezzare il prprio figlio in tenera età potrà continuare a farlo. Non ci saranno più padrini e madrine, che vengono sospesi per i prossimi 3 anni in un’ottica di recupero del significato vero di questo ruolo, ovvero colui che accompagna il percorso cristiano del catecumeno o cresimando e ne è testimone. Oggi molti di questi padrini hanno perso tale funzione, spesso non essendo per primi i testimoni della fede cristiana.
Se questi tre filoni di studio sono i primi attivati, ne seguiranno il prossimo anno altri tre su temi come fraternità, scuola del Vangelo e carità.
In seno all’assemblea diocesana non è mancato il dibattito e anche le perplessità su alcune di queste scelte, ma don Luciano non ha dubbi sul fatto che cambiare a volte, o semplicemente tornare alla vera essenza delle cose, possa sul lungo periodo portare i suoi frutti.