Sarà il primo incontro dell’Arcivescovo Repole con il clero della diocesi. Sarà anche la prima tappa del percorso di riflessione che Repole ha indetto, per quest’anno pastorale, attorno al futuro della Chiesa torinese: su cosa puntare negli anni a venire, su cosa impegnarsi maggiormente, e cosa eventualmente ridimensionare nelle forme delle Chiesa sul territorio o addirittura cosa accantonare. L’appuntamento è sabato 15 ottobre dalle 10 alle 12 presso il Centro Congresso del Santo Volto: sono invitati tutti i presbiteri e tutti i diaconi della diocesi.
Come spiega don Mario Aversano, vicario episcopale per la Pastorale, «nella sua prima Lettera alla Chiesa torinese (26 giugno 2022) l’Arcivescovo ha esposto due forti convinzioni. La prima: che sia arrivato il tempo di ridisegnare la presenza della Chiesa sul territorio, tenendo conto del calo delle vocazioni sacerdotali, del calo della partecipazione dei fedeli, ma soprattutto delle trasformazioni sociali ed ecclesiali: la nostra società non è più ‘normalmente cristiana’».
«La seconda convinzione è che sia il tempo di capire quali momenti della vita delle comunità cristiane, quali opere e iniziative sul territorio delle parrocchie oggi realizzino meglio la bellezza dell’essere Chiesa e l’annuncio del Vangelo: sono queste le esperienze da curare, su cui concentrare l’impegno negli anni a venire».
La Lettera dell’Arcivescovo affronta a viso aperto, senza mezze parole la questione della Chiesa nel futuro. Lo stesso Arcivescovo tornerà a parlarne il 15 ottobre nel suo incontro con il clero. Se è nota la fatica dei preti – sempre meno numerosi, sempre più affaticati – Repole ha chiesto di riflettere su cosa davvero conti nella vita delle comunità cristiane, cosa occorre conservare, e cosa invece si può rivedere, magari ridurre o accantonare. Le comunità cristiane e i loro preti devono poter vivere la freschezza del Vangelo e non essere soffocati dal peso delle incombenze, divenute qualche volta inattuali.
«Chiederemo alle parrocchie e ai preti», spiega don Michele Roselli, vicario per la Formazione, «di pensare al loro territorio. Quali ‘germogli’ di vita cristiana, quali iniziative o momenti di Chiesa vedono più vere e promettenti? Useremo proprio questa espressione, ‘germoglio’, per indicare contesti in cui si possa celebrare con dignità Dio e mettersi in ascolto della sua Parola, in cui si possa sperimentare e trasmettere la bellezza del Vangelo, in cui si viva un’esperienza di fraternità cristiana autentica. Ciò che dà fondamento alla vita interiore e che abilita la presenza battesimale dei cristiani nel mondo. Vorremmo partire da ciò che già esiste o che si sta sperimentando, per valorizzarlo e farlo crescere».
«Si aprono mesi di riflessione molto importante», conclude don Roselli, «Mesi di discernimento inseriti nel clima del cammino sinodale della Chiesa italiana: impegneranno il clero, ma anche le comunità, i fedeli, le associazioni, gli uffici della Curia. All’incontro del 15 ottobre l’Arcivescovo avvierà la riflessione insieme ai presbiteri e ai diaconi e saranno date le indicazioni di metodo per procedere nella riflessione dei mesi a venire. Il 24 settembre lo stesso Arcivescovo ha già cominciato a parlarne con i religiosi che ha incontrato a Valdocco. Nella tarda primavera un’assemblea diocesana tirerà le fila e rilancerà quanto raccolto, facendo sintesi delle considerazioni emerse lungo questo percorso di comunità».