Di fronte alla nuova ondata di contagi in tutto il pianeta, che comporta grandi limitazioni alla vita quotidiana in moltissimi Paesi, tra cui l’Italia, a livello personale, sociale, economico e finanziario, scrivono i vescovi, occorre mostrare ancora di più senso di responsabilità e unità da parte di ognuno, in una linea di dialogo «costante e serio» per la salvaguardia del bene comune. La tribolazione, sottolinea il documento approvato domenica scorsa dal Consiglio permanente, appare tutti i giorni sui «volti feriti» e negli «animi sfigurati» delle persone bisognose sia di un «calore umano che non può venir meno» sia di quella Parola confortatrice che «ci chiama a reagire rimanendo saldi nella fede» e a non farci deprimere dagli eventi.
Non solo ferite e morti con sofferenza, però, ma anche molte guarigioni, viene osservato, le quali invitano a raccogliersi nella preghiera che a volte avrà i connotati dello sfogo, altre d’invocazione della misericordia, altre ancora «prenderà la via della richiesta per noi stessi, per i nostri cari, per le persone a noi affidate, per quanti sono più esposti e vulnerabili». Mai, si rimarca nel messaggio, accettare la logica del “si salvi chi può” perché, come afferma Papa Francesco nell’enciclica Fratelli tutti, «il “si salvi chi può” si tradurrà rapidamente nel “tutti contro tutti”, e questo sarà peggio di una pandemia».
Solidarietà e vicinanza sono quindi i valori da seguire, per tenere sempre viva la speranza cristiana che comunità , diocesi, parrocchie e singoli fedeli testimoniano quotidianamente «dando prova di un eccezionale risveglio di creatività». Da qui si intravede, concludono i presuli, il germe di una possibile rinascita sociale, «il migliore cattolicesimo italiano, radicato nella fede biblica e proiettato verso le periferie esistenziali».