Quando la giornata diocesana è in vista del raduno internazionale estivo dell’anno successivo, diventa l’occasione per lanciare la preparazione: Lisbona 2023, luogo della prossima XXXVIII Giornata mondiale che si terrà dall’1 al 6 agosto, potrà mantenere la promessa di essere un’esperienza forte per i giovani, a patto che sia preceduta e accompagnata da un cammino di preparazione. Così è venuto naturale riconoscere in questa domenica il punto di partenza di un cammino che vedrà le realtà locali organizzarsi secondo le proprie possibilità, ma sentendo di poter condividere un cammino comune e più grande.
La Gmg è un appuntamento che, visto da fuori, sembra la celebrazione ripetitiva di uno stesso rito; in realtà si presenta ogni volta con elementi di novità.
Anzitutto i giovani che vi parteciperanno. Questa è la prima Gmg segnata dall’esperienza della pandemia, non solo perché è slittata di un anno, ma anche perché è il primo appuntamento internazionale in presenza. Incontreremo giovani che saranno sensibilmente diversi da quelli delle altre edizioni, segnati da un’esperienza impensabile e a cui nessuno era preparato. Potrà sostenerli, ma la fatica è grande: anche gli educatori e chi li accompagna si ritrova smarrito di fronte a mondi interiori che portano dentro le ferite di un tempo inedito e difficile.
Sarà importante saperli ascoltare e soprattutto prendere sul serio le loro domande, mettendoli in condizione di sentirsi protagonisti di se stessi, della vita della Chiesa, del cambiamento di un mondo che ha sempre più bisogno di un’umanità più aperta e fraterna.
Questa Gmg incrocia il cammino universale di una Chiesa che si sta interrogando sulla forma che deve dare a se stessa per un annuncio del Vangelo più autentico rispetto ai tempi in cui viviamo. Ci siamo illusi che una buona, chiara e profonda presentazione dei contenuti fosse tutto quello che è necessario. Ma la contemporaneità ci sta presentando il conto di una forma che chiede di essere più aderente al messaggio e questo esige conversioni profonde, sempre difficili da affrontare. Un raduno internazionale è una bella occasione per riconoscere alle nuove generazioni uno spazio di presenza che le renda protagoniste di un cambiamento. Per farlo ci dovremo inventare qualcosa che vada al di là dell’idea di portare bambini in gita scolastica.
C’è ancora chi ritiene che le questioni del mondo siano solo “sociali”, qualcosa che è fuori del compito di evangelizzazione. È la prospettiva di un cristianesimo molto identitario, ma anche molto in ritirata; spesso finisce per tradursi in spiritualismi sterili. Mentre il mondo fa la guerra (e purtroppo non ce n’è soltanto una), vorremmo aiutare i ragazzi a dire che noi facciamo la pace, cioè portiamo nel cuore, in nome del Vangelo, un’umanità segnata dalla fraternità che ci viene dal Vangelo di Gesù. È questa la strada maestra per rendere il Vangelo un annuncio efficace. Tutto sarà legato dal racconto della Visitazione: la “fretta” di Maria («Maria si alzò e andò in fretta», Lc 1,39) che si muove per prendersi cura della cugina Elisabetta, ci aiuti ad accompagnare i ragazzi nella rilettura del proprio cuore, senza dimenticare di guardare con onestà e fiducia al nostro di adulti sempre in cammino.